Elettrificazione spinta per le banchine dei porti di Trieste e Monfalcone

D'Agostino: «investimento di 125 milioni». Gasparetto: «a Trieste il fabbisogno di energia raddoppierà».

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L’elettrificazione spinta sta invadendo i porti italiani per abbattere le emissioni delle navi attraccate allo scalo in attesa delle operazioni di imbarco e sbarco. A Trieste e Monfalcone il presidente dell’Autorità di sistemaportuale del Mar Adriatico orientale, Zeno D’Agostino, anticipa che «stiamo investendo 125 milioni di euro per l’elettrificazione delle banchine dei due scali». Un intervento che comprende anche gli investimenti di AcegasApmAmga (15 milioni) per la nuova rete di distribuzione elettrica della città.

Dal maggio 2025, il Mediterraneo diventerà un’area Seca, ha ricordato D’Agostino, «ciò significa che i carburanti che verranno usati dalle navi in tutto il mare avranno una percentuale di zolfo minima rispetto a quella attuale», con le navi che utilizzano combustibili di peggiore qualità, tanto che una nave portacontainer standard oggi inquina come 50.000 automobili messe assieme.

Quella del golfo di Trieste, secondo D’Agostino, «è già un’area Seca. Quando le navi si avvicinano a Monfalcone e Trieste, a 8 miglia dalla costa cambiano i carburanti e i 125 milioni d’investimento non li sta mettendo nessun porto in Italia e in Europa per elettrificare le banchine. Se noi andiamo ad elettrificare le banchine, togliamo il 70% delle emissioni delle attività portuali».

Guardando a quanto si sta facendo in Europa, per D’Agositino «l’Italia è l’unico paese europeo che sta finanziamento al 100% l’elettrificazione delle banchine. Olanda e Germania finanziano il 50%. A Capodistria dicono che noi siamo fortunati ad avere i soldi per fare questo. Sappiamo che le nostre attività possono avere un impatto e siamo tutti consapevoli che l’ambiente è importante».

L’elettrificazione spinta comporta un aumento deciso dei consumi di energia, con la necessità di approntare una produzione e rete di distribuzione adeguata. «Nei prossimi anni a Trieste sarà richiesta una dotazione di energia più che doppia rispetto a quella attuale, sia in termini di potenza, sia in numero di ore in cui verrà utilizzata – afferma Roberto Gasparetto, amministratore delegato AcegasApsAmgaGruppo Hera -. Dobbiamo garantire questa dotazione dandola nel modo giusto, al posto giusto, riducendo e limitando l’impatto ambientale».

Gasparetto ha spiegato che «la richiesta di energia espressa dalla città è di 100 MW, che diventeranno circa 300. La rete dovrà diventare intelligente sfruttando le infrastrutture esistenti, utilizzandole al meglio per produrre prestazioni superiori, grazie alla tecnologia, che ci farà capire istantaneamente ciò di cui la città ha bisogno».

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