Variante ferroviaria di Trento: il progetto è fallito, ma rimane lo stupro urbanistico

La Rete dei Cittadini: «come volevasi dimostrare, era tutto prevedibile fin dall’inizio, ma la politica è stata incapace di ascoltare». Divina: «progetto da rivedere in profondità».

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variante ferroviaria di trento

Sul progetto di variante ferroviaria della linea ad alta capacità del Brennero che dovrebbe attraversare la città di Trento – una galleria a doppia canna lunga circa 12 chilometri – così come è stato proposto nello sbocco Nord è irrealizzabile perché la zona a nord dello scalo Filzi sarebbe, secondo le analisi effettuate da RFI e da APPA – mai pubblicate – inquinata da idrocarburi e incompatibile con il progetto originario.

«Con sconcerto rileviamo che lo scenario peggiore è del tutto fondato – scrive in una nota la Rete dei Cittadini, da sempre contraria al progetto di variante ferroviaria presentato da RFI e approvato a scatola chiusa dalla politica trentina -. Decinedi denunce, inascoltate dalle istituzioni locali, trovano ora piena conferma. Tutti i comitati cittadini hanno sempre sostenuto che l’attraversamento delle aree di Trento Nord determinasse un rischio gravissimo».

«La decisione delle autorità locali e di RFI di sostenere un progetto complesso nei tempi irrealistici previsti dal PNRR poteva portare solo a due alternative – prosegue la nota della Rete dei Cittadini -: la violazione di legge, con un rischio per la salute inaccettabile, o il fallimento del progetto, con grave spreco di fondi pubblici unita alla perdita dei finanziamenti europei».

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Il bello o, meglio, il brutto della vicenda sulla variante ferroviaria di Trento è che nelle more della conoscenza ufficiale del reale stato dell’inquinamento dell’area dove sarebbe dovuta passare la trincea della nuova linea si è provveduto a stuprare urbanisticamente una bella fetta del quartiere del centro storico di Trento, quello di San Martino, provvedendoalla demolizione di numerosi edifici abitativi e commerciali, spostando obbligatoriamente famiglie che vivevano nella zona da decenni, così come aziende avviate.

Ora RFI, comune e provincia di Trento devono correre contro il tempo per trovare una soluzione, come un drastico cambio delle pendenze che porti i treni merci ad uscire in superficie allo scalo Filzi senza prolungamento della galleria artificiale o il prolungamento di un chilometro circa della circonvallazione in galleria almeno fino ai Solteri o, meglio, fino a Salorno, anche se questo ne raddoppierebbe la lunghezza e i conseguenti costi.

Per la Rete dei Cittadini «le autorità locali e RFI devono fermare la realizzazione del progetto attuale di variante ferroviaria. È ormai evidente a tutti che il rispetto della legge e la tutela della salute dei cittadini non consentono soluzioni improvvisate», evidenziando come «le soluzioni progettuali prospettate costituiscono nuovi progetti che richiedono un nuovo iter di approvazione che comprenda un’approfondita valutazione di impatto ambientale. In ogni caso, sono del tutto incompatibili con quanto rappresentato alla popolazione nel corso del dibattito pubblico».

La Rete dei Cittadini critica anche l’operato del comune di Trento e del sindaco Pd (ed ex segretario della Cgil trentina) Franco Ianeselli: «cambiare le pendenze di uscita dei treni merci senza prolungare la galleria di 165 metri nella zona del Largo Nassirya viola una prescrizione vincolante apposta al progetto proprio dal comune di Trento. Ci aspettiamo quindi che il comune, per elementare coerenza, si opponga ad ogni soluzione derogatoriarispetto ad una propria prescrizione».

Non solo: «l’uscita in superficie allo scalo Filzi e il cambio delle pendenze aumentano il rischio di incidenti nel trasporto di merci pericolose – prosegue la Rete dei Cittadini -. Non garantiscono l’assenza di interazioni tra le lavorazioni del cantiere e gli inquinanti e costituiscono un aggravamento dello sfregio paesaggisticoincompatibile con i progetti di riqualificazione dell’area. Ricordiamo inoltre che le pendenze in uscita erano state definite come intoccabili durante il dibattito pubblico da RFI».

Il passaggio politicamente più pesante per tutti gli amministratori pubblici che hanno gestito il progetto con troppa superficialità e scarso approfondimento è nell’ultimo passaggio della nota: «la presenza di inquinantinell’area dello scalo Filzi non può essere descritta come una circostanzaimprevedibile”. Una prescrizionevincolante della Commissaria alla variante, Paola Firmi, prevedeva l’obbligo di sondaggi nell’area primadell’inizio dei lavori. La circoscrizione Centro Piedicastello con il suo presidente Claudio Geat aveva esplicitamente richiesto la sospensione degli scavi fino ai risultati delle analisi sull’inquinamento. Il comune di Trento si era già espresso con preoccupazione sull’attraversamento dello scalo Filzi fin dal 2009; analisi ambientali tempestive nell’area dello scalo Filzi e nell’area limitrofa a SLOI e Carbochimica avrebbero dimostrato subito le difficoltà realizzative del progetto. Un “cantiere pilota” degno di questo nome, e non un’inutile buca di due metri, avrebbe permesso di approfondire le complessità del progetto a tempo debito. Tutto ciò che emerge oggi era assolutamente prevedibile». Ma la politica non ha saputo fare fino in fondo il suo dovere.

Sulla vicenda arriva il commento del candidato presidente del Trentino di Alternativa Popolare, Sergio Divina, secondo cui «sul progetto di circonvallazione ferroviaria è ora necessario un cambio di rotta credibile. Come evidenziato nel nostro programma, lo sbocco a nord del progetto di circonvallazione ferroviaria dev’essere revisionato. L’inchiesta non fa altro che dimostrare la fondatezza delle nostre preoccupazioni e fra le due alternative progettuali emerse (quella di un cambio di pendenza con uscita dei treni merci in superficie o quella di un prolungamento della galleria molto più a nord) è la seconda a vederci favorevoli, in quanto occorre tutelare i residenti di Gardolo e Lavis non soltanto dall’inquinamento del suolo ma anche da quello acustico».

«Data la criticità dell’area, – conclude Divinaera chiara fin dall’inizio la scarsa attuabilità dell’interoprogetto. Ora si tratta di correre ai ripari, ma occorre farlo con scelte credibili e soprattutto improntate al benessere dei cittadini». Quelle che la provincia di Trento guidata dal leghista Maurizio Fugatti ha nuovamente dimostrato di non essere in grado di fare.

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