Ritardi di pagamento a Pmi e professionisti: Ue limite a 30 giorni

La Commissione Ue vuole rafforzare le tutele delle imprese con l’aggiornamento del regolamento.

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Un limite massimo di pagamento «più rigoroso» di 30 giorni: questo il cardine della nuova proposta di regolamento presentata dalla Commissione Ue sulla lotta ai ritardi di pagamento a tutela delle Pmi e dei professionisti.

Il testo, parte di una serie di iniziative per sostenere la competitività del tessuto imprenditoriale Ue, prevede il pagamento automatico degli interessi maturati e delle commissioni di compensazione, e introduce nuove misuredi esecuzione e ricorso per tutelare il flusso di cassa delle Pmi. Le norme, spiega Bruxelles, mirano a sostituirel’attuale direttiva Ue, datata 2011, eliminando «le ambiguità» e colmando «le lacune giuridiche» che oggi permettono l’allungamento dei tempi di pagamento, specie da parte delle grandi aziende.

L’attuale direttiva prevede un termine di pagamento di 30 giorni per le transazioni commerciali che può, tuttavia, essere esteso a 60 giorni o più «se non gravemente ingiusto nei confronti del creditore». In pratica, evidenzia Bruxelles, «l’assenza di un termine massimo di pagamento effettivo e l’ambiguità nella definizione di “gravemente ingiusto” nella Direttiva hanno portato a una situazione in cui termini di pagamento di 120 giorni o più vengono spesso imposti ai creditori più piccoli».

La nuova proposta di regolamento razionalizza le disposizioni attuali e introduce un unico termine massimo di pagamento di 30 giorni per tutte le transazioni commerciali, comprese quelle che coinvolgono la pubblica amministrazione. Questa scadenza, nei piani dell’esecutivo Ue, sarà la stessa in tutta l’Unione europea.

Le parti, viene precisato, «possono negoziare qualsiasi termine di pagamento purché non superi i 30 giorni e la proposta non pregiudica i termini di pagamento più brevi stabiliti dalla legislazione nazionale, per garantire la certezza del diritto». Il testo Ue elimina inoltre l’attuale proroga a 60 giorni dei termini di pagamento per gli enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria e per le autorità che svolgono attività economiche di natura industriale o commerciale.

Nei calcoli di Bruxelles, «una riduzione di un giorno dei ritardi di pagamento aumenterebbe il flusso di cassaaggregato delle imprese dell’Ue dello 0,9% e potrebbe far risparmiare loro 158 milioni di euro in costi di finanziamento». Non solo: «i ritardi di pagamento hanno un impatto notevole sulle Pmi», tanto che «un fallimento su quattro è dovuto al mancato pagamento puntuale delle fatture» e che, «in media, una fattura su due nelle transazioni commerciali viene pagata in ritardo, o non viene affatto pagata» afferma la stessa Commissione.

Una delle cause principali dei ritardi nei pagamenti viene imputata alle «asimmetrie» tra debitori e creditori, una condizione che «spesso porta i fornitori ad accettare termini e condizioni di pagamento ingiusti». I ritardi di pagamento, sottolinea ancora l’esecutivo Ue, «creano un effetto domino» che «riduce la competitività delle imprese», «aumenta i costi di finanziamento» e «porta a ulteriori ritardi nei pagamenti. Il 70% delle aziende Ue ha confermato che essere pagate in tempo consentirebbe loro di pagare puntualmente anche i propri fornitori».

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