Debito al galoppo per imprese e pubblica amministrazione

Studio Unimpresa: il debito privato in difficoltà a quota 37,6 miliardi. Il debito pubblico nel 2023 corre a 14,3 miliardi al mese, a quota 2.843 miliardi.

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Debito al galoppo, sia privati che pubblici, esponendo le imprese e la pubblica amministrazione ad un difficile esercizio di equilibrio finanziario per non soccombere.

Secondo uno studio di Unimpresa, sul fronte del debito pubblico la corsa nel primo semestre 2023 è stata al ritmo di 14,3 miliardi di nuovo debito al mese, un ritmo superiore sia ai 6,4 miliardi medi mensili del 2022 sia agli 8,8 miliardi del 2021.

Rispetto al 2022, la velocità di crescita della “voragine” nelle finanze pubbliche è salita del 123%, mentre rispetto al 2021 è cresciuta del 62%. Tra il 2022 e il 2021 si era invece registrato un rallentamento del ritmo pari al 27%.

Per il Centro studi di Unimpresa, il debito pubblico italiano a giugno 2023 è arrivato a quota 2.843,1 miliardi, in aumento di 86 miliardi rispetto al 2022, quando si era attestato a 2.756,9 miliardi, in crescita di 77,3 miliardi sull’anno precedente.

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«L’andamento del debito pubblico ci preoccupa in vista della definizione della prossima legge di bilancio: le risorse a disposizione del governo sono limitate e c’è il rischio di avere una finanziaria particolarmente avara, in una fase, invece, nella quale le imprese avrebbero bisogno di sostegni e fondi importanti per sviluppare un percorso di crescita economica robusto» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.debito

Le cose non vanno meglio sul fronte dell’indebitamento delle aziende private: i prestiti bancari non rimborsatidalle aziende italiane ammontano a quasi 38 miliardi di euro, con il record delle imprese della Lombardia, dove gli arretrati dei finanziamenti valgono, con oltre 9 miliardi, il 24,5% del totale nazionale. A seguire, nella classifica delle “regioni più indebitate”, c’è il Lazio, con 5,5 miliardi (15%); poi, sul terzo posto del podio, l’Emilia Romagna con 3,4 miliardi (9,1%). La Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, il terzetto di coda nella classifica territoriale sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari.

L’analisi del Centro studi di Unimpresa sui “non performing loan” (npl, crediti incagliati), evidenzia che a marzo scorso il totale delle rate non onorate di prestiti bancari alle imprese era pari a 37,5 miliardi: di questi 14,4 miliardi corrispondono a sofferenze (la categoria peggiore, che equivale a perdite per gli istituti), 21,8 miliardi a inadempienze probabili (la fascia intermedia sul piano dei rischi) e 1,2 miliardi sono, invece, rate scadute (la tipologia che ha più probabilità di tornare alla regolarità).debito

«I crediti deteriorati delle imprese vanno tenuti sotto controllo per due ragioni: la prima è che la liquidità concessa a tassi variabili è soggetta ad aumenti delle rate e questo vuol dire, nel tempo, maggiori difficoltà nell’onorare le scadenze relativi ai rimborsi; il secondo motivo riguarda i tassi in crescita sui nuovi prestiti cioè condizioni di accesso al credito sempre più sfavorevoli per le imprese – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora -. Si tratta di un mix pericolosissimo per l’economia italiana, un allarme liquidità che mi pare fortemente sottovalutato. L’azione del governo sulle banche, con la tassa sugli extraprofitti, oltre a portare gettito aggiuntivo nelle casse dello Stato, deve servire anche come moral suasion nei confronti dei vertici del sistema bancario affinché cambino atteggiamento e siano più attenti alle esigenze delle imprese».

La Lombardia, per ovvie ragioni legate alla dimensione del “fatturato” e della distribuzione territoriale del Pil italiano, è in cima alla classifica delle imprese con più arretrati in banca per 9,1 miliardi di euro pari al 24,5% del totale: 2,9 miliardi sono sofferenze, 5,9 miliardi inadempienze probabili e 220 milioni rate scadute. Seconda posizione, nella classifica sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari, per il Lazio con 5,5 miliardi (14,7%): 2,2 miliardi sono sofferenze, 3,1 miliardi inadempienze probabili e 197 milioni rate scadute. Terzo gradino del podio, poi, per l’Emilia Romagna con 1,3 miliardi: 1,3 miliardi sono sofferenze, 2 miliardi inadempienze probabili e 81 milioni rate scadute. A seguire la Toscana con 2,7 miliardi (7,3%): 1,1 miliardi sono sofferenze, 1,5 miliardi inadempienze probabili e 79 milioni rate scadute. Quinta posizione per il Veneto con 2,6 miliardi (7,1%): 1 miliardo sono sofferenze, 1,4 miliardi inadempienze probabili e 73 milioni rate scadute.

La classifica del debito salta poi al Sud, in Campania dove i crediti ammalorati valgono in tutto 2,2 miliardi (5,9%): 981 milioni sono sofferenze, 1,1 miliardi inadempienze probabili e 126 milioni rate scadute. Si torna al Nord, Piemonte e Valle d’Aosta con 2 miliardi (5,4%) di arretrati totali: 919 milioni sono sofferenze, 1 miliardo inadempienze probabili e 81 milioni rate scadute. Nuovo balzo nel Mezzogiorno con gli 1,8 miliardi di Puglia e Basilicata (4,8%): 743 milioni sono sofferenze, 983 milioni inadempienze probabili e 93 milioni rate scadute. Segue la Sicilia con 1,5 miliardi (4,1%); 693 milioni sono sofferenze, 784 milioni inadempienze probabili e 72 milioni rate scadute.

Il ritorno nel settentrione è in Trentino Alto Adige con 1,3 miliardi (3,5%): 253 milioni sono sofferenze, 1 miliardo inadempienze probabili e 20 milioni rate scadute. Le Marche sono la prima regione sotto quota 1 miliardo con un totale di arretrati delle imprese pari a 945 milioni (2,5%): 371 milioni sono sofferenze, 543 milioni inadempienze probabili e 31 milioni rate scadute. Leggero distacco per le imprese della Sardegna, con 852 milioni complessivi (2,3%): 471 milioni sono sofferenze, 351 milioni inadempienze probabili e 30 milioni rate scadute. Le aziende di Abruzzo e Molise mettono insieme arretrati per 823 milioni (2,2%): 330 milioni sono sofferenze, 433 milioni inadempienze probabili e 60 milioni rate scadute.

In Friuli Venezia Giulia si registrano crediti ammalorati delle imprese per complessivi 749 milioni (2%): 246 milioni sono sofferenze, 459 milioni inadempienze probabili e 44 milioni rate scadute. Liguria, con 680 milioni (1,8%), l’Umbria con 569 milioni (1,5%) e la Calabria con 500 milioni (1,3%) sono, invece, il terzetto di coda nella classifica territoriale sui crediti ammalorati delle banche relativi ai prestiti concessi ad aziende e imprese familiari. Nel dettaglio: in Liguria ci sono 223 milioni di sofferenze, 431 milioni di inadempienze probabili e 26 milioni di rate scadute; in Umbria ci sono 271 milioni di sofferenze, 279 milioni di inadempienze probabili e 19 milioni di rate scadute; in Calabria 237 milioni di sofferenze, 228 milioni di inadempienze probabili e 35 milioni di rate scadute.

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