Coldiretti Rovigo spiega la Pac 2014-2020

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Coldiretti-rovigo-presentazione-PAC-ilnordestLa sfida dell’agricoltura sostenibile presentata ad una platea di coltivatori attenti ed interessati

Sala Bisaglia gremita e gente in piedi, al convegno “Riforma Pac 2014-2020, prospettive per l’agricoltura italiana” che si è tenuto al Censer di Rovigo per l’organizzazione di Coldiretti Rovigo, col contributo di Cariveneto ed Agriventure. Tante le domande dalla platea per chiarire i nodi di quella che è una rivoluzione nelle politiche agricole che incideranno su tutti i coltivatori e allevatori italiani e polesani nei prossimi sette anni. Gli agricoltori sono stati incollati per tre ore alle poltrone.

In ballo c’è l’utilizzazione dei circa 7,4 miliardi di euro/anno complessivi per l’Italia che saranno destinati ai pagamenti diretti (cioè gli aiuti al reddito agricolo), ai piani di sviluppo rurale (cioè ai prestiti per investimento) e alle misure di mercato.

Come ha ricordato il presidente di Coldiretti Mauro Giuriolo, «poiché la coperta è corta è fondamentale che l’Italia prenda le decisioni giuste in ordine al soggetto “agricoltore attivo” che può beneficiare delle risorse Ue, in modo che vi sia una Pac mirata a chi effettivamente vive di agricoltura». E poi: «è stata una progettazione in cui Coldiretti è riuscita a raddrizzare una proposta iniziale penalizzante per l’Italia».

Coldiretti-rovigo-presentazione-PAC-pubblico-ilnordest«Questa Pac è più mirata e spinge verso un’agricoltura più sostenibile, che certo i nostri agricoltori non avranno problemi ad attuare – ha spiegato Angelo Frascarelli, professore all’Università di Perugia – I pagamenti diretti (il 52% del plafond), ci saranno ancora, ma saranno articolati in 7 componenti: pagamento base, uguale per tutti; pagamento redistributivo, un valore maggiore per i primi ettari; il pagamento “greening”, che incentiva la diversificazione colturale e le colture azoto fissatrici (es. soia); i pagamenti per zone svantaggiate, giovani agricoltori, accoppiato (cioè per chi produce colture che l’Italia deciderà fondamentali es. barbabietola), e pagamento per i piccoli agricoltori. Tutto questo entrerà in vigore nel 2015». «Nel 2015 – ha spiegato Frascarelli – sarà l’anno dell’assegnazione dei nuovi titoli Pac a chi possiede terreni: un titolo per ogni ettaro». Sulla base dei titoli, gli agricoltori percepiranno i loro aiuti al reddito. E quanto vale ogni titolo? «Si andrà progressivamente ad avvicinarsi all’attuale media italiana di 320 euro per ettaro, però per il principio della convergenza, non ci sarà un livellamento per non penalizzare chi attualmente ha dei titoli di elevato valore (di provenienza zootecnia, pomodoro, barbabietola). In sostanza per ogni agricoltore verrà fatto un calcolo ad hoc, dividendo l’importo dei pagamenti diretti percepiti nel 2014 per il numero di ettari posseduti nel 2015».

Un 40% del plafond europeo della Pac dovrà essere destinato al Piano di sviluppo rurale (Psr), ossia un programma di elaborazione regionale, approvato dalla Commissione europea, che prevede una sorta di prestiti e incentivi agli agricoltori per determinate tipologie di investimento. «La regione Veneto – ha spiegato Manuel Benincà di Coldiretti Veneto – dovrebbe terminare la prima bozza a marzo e a fine anno dovremmo avere le modifiche di Bruxelles. Il nuovo Psr è più flessibile e chiede alla regione di individuare degli obiettivi prioritari da incentivare in modo mirato: formazione, investimenti in azienda, giovani, cooperazione nella filiera corta, fondi di mutualizzazione».

A conclusione del convegno, Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto, è intervenuto stigmatizzando i ritardi dell’Italia nel determinare quella parte di normativa Pac di competenza degli stati membri, come la fondamentale nozione di “imprenditore attivo. I politici dovrebbero correre a rotta di collo – ha detto – per essere veloci e portare a casa delle risorse che vanno a vantaggio di tutta l’economia ed il territorio nazionale, ma l’attuale preoccupazione sono i curricula dei probabili ministri, fra cui non è neanche menzionato quello dell’agricoltura».