Dieta mediterranea decapitata dall’Ue con la riduzione dei fitofarmaci

Nuovo giro di vite pseudoecologista della Commissione europea che mette a rischio il settore alimentare europeo.

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Un successo indiscutibile del sistema agroalimentare italiano, l’essere riuscito ad abbattere l’uso dei pesticididel 43% nel 2021 rispetto al 2015, viene ora utilizzato dalla Commissione europea per affermare che la propria strategiaFarm to Fork” con cui si vuole ridurre del 50% l’uso dei fitofarmaci è raggiungibile, anche se a costodel drastico taglio della produzione e della messa a rischio della Dieta mediterranea, patrimonio immateriale Unesco.

Per Coldiretti «la Commissione europea è pronta a sacrificare produzioni alla base della Dieta mediterranea, dal vino al pomodoro, ritenute meno importanti, pur di portare avanti la propria irrealistica proposta di dimezzarel’uso di fitofarmaci».

Il dato è contenuto nella pubblicazione da parte della Commissione dell’attesa risposta alla richiesta del Consiglio di dati e valutazioni aggiuntive sull’impatto della proposta di regolamento sul settore agricolo Ue. Secondo la Commissione la proposta non porterebbe alcuna minaccia alla sicurezza alimentare, intesa come disponibilità di cibo, nonostante tutti gli studi realizzati persino da concorrente commerciali come gli americani, dicano il contrario. Ma soprattutto esprime il concetto per cui alcune produzioni sarebbero più sacrificabili di altre in quanto ritenutemeno importanti”, precisando che “i maggiori impatti sulla resa si verificano in coltureche hanno una rilevanza limitata per la sicurezza alimentare e dei mangimi, come l’uva, il luppolo e i pomodori”».

Per Coldiretti si tratta di una giustificazione che si squalifica da sola, «una vera assurdità se si pensa che il pomodoro è l’ortaggio più consumato in Europa, tal quale e come derivati (passata, polpa, pelati, sughi…), e l’uva, sia da tavola che trasformata (in vino, succhi, distillati, ecc.) è una produzione di cui l’Europa detiene il primato mondiale. Senza dimenticare che l’Italia, che è il principale produttore mondiale di vino ed il primoproduttore di derivati di pomodoro in Europa, sarebbe il paese più danneggiato da una politica europea folle e lontana dalle realtà delle imprese e dei consumatori».

Il giudizio finale di Coldiretti sulla Commissione guidata da Ursula von der Leyen e Frans Timmermans è tranciante: «un indirizzo che tradisce ancora una volta l’approccio incomprensibile della Commissione europeaal cibo, inteso come tradizione, distintività, qualità, ma anche una mancanza di visione rispetto alla possibile penalizzazioni di settori di punta dell’economia europea, con drammatici effetti sull’occupazione, che causerà l’aumento delle importazioni di cibo contaminato da pesticidi da fuori dei confini comunitari dove non vengono rispettati gli stessi standard vigenti dell’unione europea». Senza considerare le maggiori emissioni connesse con il trasporto del cibo da migliaia di chilometri di distanza rispetto ad una produzione locale.

Sulle conseguenze della volontà talebana della Commissione europea sul settore vino interviene anche Luca Rigotti, presidente del gruppo di lavoro vino del Copa-Cogeca: «l’analisi non aggiunge nulla di significativo rispetto alla precedente e sembra sottovalutare l’importanza di colture come l’uva, il luppolo e i pomodori, sostenendo che non sono essenziali per la sicurezza alimentare europea».

Questo approccio è bollato da Rigotti di «insostenibile leggerezza, che non tiene conto dell’intero universo economico e sociale che ruota attorno a queste colture che comporterebbe una significativa diminuzione della produzione a livello europeo, aprendo spazio alle importazioni da paesi terzi».

Gli agricoltori e le cooperative vinicole, sottolinea Rigotti, hanno compiuto sforzi considerevoli per ridurrel’impatto sull’ambiente del settore, ma non vogliono che obiettivi irrealistici minino l’intera economia.

«Il vino – conclude Rigotti – è uno dei prodotti che compongono l’identità agroalimentare europea e la stessa Dieta mediterranea un forte segno distintivo che la Commissione europea ha sempre sostenuto, in particolare nelle sue campagne promozionali con i nostri partner commerciali. Per anni, i manifesti della commissione europea dicevano “enjoy it is from europe” (“goditelo è dall’Europa”). Spero solo che un giorno non dovremo dire, “enjoy it was from europe” (“goditelo era dall’Europa”)».

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