Comitato per l’Autonomia: si dimettono in 4 per l’impossibilità di definire i Lep

Opposizione all’attacco: «il governo si fermi». Calderoli: «stupito per le dimissioni, ma il governo va avanti».

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Il ministro agli Affari regionali e autonomie, Roberto Calderoli.

Ad appena tre mesi dalla sua costituzione, il Comitato per l’Autonomia che deve definire i livelli essenziali di prestazione (Lep) in vista dell’autonomia differenziata, perde quattro autorevoli componenti, scatenando un’inevitabile polemica politica.

Con una lettera indirizzata al presidente del comitato, gli ex presidenti della Corte Costituzionale Giuliano Amatoe Franco Gallo, l’ex presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno e l’ex ministro della Funzione pubblica Franco Bassanini hanno deciso di farsi da parte perché, secondo loro, «non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del Comitato».

La ragione principale della loro decisione è da ricercarsi nei dubbi sollevati sui costi legati ai Lep, cioè gli standard minimi di servizio pubblico indispensabili per garantire in tutto il territorio nazionale i «diritti civili e sociali» tutelati dalla Costituzione.

Il Comitato per l’Autonomia – che conta 61 membri nominati direttamente dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli – perde pezzi anche se i quattro dimissionari spiegano nella lettera che il passo indietro non è un atto ostile all’idea di autonomia differenziata, «perché – scrivono – restiamo pienamente consapevoli dell’importanza che avrebbe per il Paese una completa e corretta attuazione» delle previsioni costituzionali.

Secondo l’ex ministro per gli Affari regionali, e presidente dei senatori Pd, Francesco Boccia, le dimissioni rappresentano la «pietra tombale» sul disegno di legge Calderoli. «Il buon senso imporrebbe a governo e maggioranza di fermarsi e approfondire», gli fa eco il collega di partito, il veneto Andrea Martella. Parla di uno «schiaffo all’autonomia differenziata» la presidente di Azione, Mara Carfagna, aggiungendo che le dimissioni sono «il colpo del k.o. a una riforma iniqua e sbagliata».

Anche l’Anpi, da sempre tra le associazioni più critiche nei confronti del della proposta di legge, chiede al governo di ritirare il provvedimento, mentre da Salerno, dove oggi si è svolto il convegno “No all’autonomia differenziata che divide il Paese e penalizza i più deboli”, il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è tornato a ribadire che l’autonomia differenziata «spacca il Paese e penalizza il Sud».

«Sono francamente stupito, sorpreso e rammaricato trattandosi, non solo di esperti, ma anche di amici ed ex colleghi con cui ho lavorato da decenni. Mi avevano mandato una lettera segnalandomi che non avrebbero partecipato ulteriormente ai lavori del Lep senza però dirmi che si sarebbero dimessi – commenta il ministro Roberto Calderoli -. Avevamo affrontato il tema dei livelli essenziali delle prestazioni di tutte le materie e non solo quelle riferite agli enti territoriali, tanto che era stato creato un sottogruppo ad hoc per studiare tutte le altre materie concordando che questa estensione nell’ambito dei Lep non fosse pregiudiziale alla definizione stessadei Lep delle 23 materie possibilmente oggetto di trasferimento alle regioni. Quindi questa decisione mi cogliedi sorpresa, avevamo concordato un percorso e di colpo hanno assunto questa posizione».

Cosa succederà al progetto dell’autonomia differenziata? E’ a rischio di stop definitivo? «Assolutamente no – afferma Calderoli -. Erano 62 membri nel Comitato per l’Autonomia e ora ne restano 58, ancor più motivati nella definizione dei Lep e nel raggiungimento dell’obiettivo. Per la prima volta da 22 anni finalmente si risolve il tema cruciale dei Lep che interessa lo Stato, le regioni, ogni ente locale e soprattutto i cittadini. Porteremo a casa questo risultatodi civiltà. Il governo va avanti, ce ne faremo una ragione delle loro dimissioni, sperando che il gesto non abbia un risvolto squisitamente politico. Mi dispiace per gli altri 58 membri, a partire dal presidente Cassese, che ancora una volta ringrazio per il loro impegno non remunerato, che dovranno lavorare anche per i 4 che si sono dimessi».

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