Payback sanitario: Pmi Sanità e Confapi Sanità contrari alla soluzione della proroga

Colaci: «il governo Meloni non tiene conto delle difficoltà delle imprese del settore, specie quelle medio piccole»: Broya De Lucia: «soluzione disegnata sulle esigenze delle grandi imprese multinazionali».

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Il “paybacksanitario, il farraginoso meccanismo ideato dai governi della sinistra nel tentativo di coprire i buchi nel sistema sanitario spesso derivanti da una cattiva gestione di vertici politici ed amministrativi scaricandoli sui bilanci dei fornitori fa un nuovo passo avanti nella direzione sbagliata, imboccando l’ennesima proroga di 30 giorni che non risolve nulla, specie per le piccole e medie imprese, il settore più penalizzato tra il panorama dei fornitori dominato dalle grandi imprese, spesso multinazionali a capitale estero.

Per il presidente nazionale di Confapi Sanità, Michele Colaci, «non si sta tenendo conto della difficoltà in cui versano le imprese che rischiano di fallire per pagare le inefficienze della pubblica amministrazione. Nonostante il Governo si stia impegnando a trovare una soluzione alla questione del payback per i dispositivi medici – provvedimento che risale ai precedenti esecutivi – la proposta che è stata presentata in questi giorni è iniqua e inaccettabile».

Per Colaci «non si sta tenendo conto della difficoltà in cui versano le imprese che rischiano di fallire per pagare le inefficienze della pubblica amministrazione. Il Governo si prenda la responsabilità di trovare una soluzione che tuteli non solo le piccole e medie industrie ma tutto il sistema sanitario. Ricordiamo, infatti, che se dovessero fallirele imprese sottoposte al “paybacksanitario negli ospedali non sarebbero più disponibili anche i più semplici dispositivi medici».

Com’è noto, il meccanismo del cosiddetto “paybacksanitario in merito alla realizzazione e/o fornitura di dispositivi medici è un meccanismo imposto dal legislatore consistente nella restituzione – da parte delle aziende del comparto sanità – dell’importo pari al 50% delle spese in eccesso effettuate dalle singole regioni. Nel 2015 (governo Renzi) era stato sancito che una parte dello sfondamento venisse sostenuta dalle ditte venditrici, ma solo nel 2022 (governoDraghi) il decretoAiuti Bis” ha definito le regole per la compartecipazione dei privati allo sforamento.

A livello nazionale l’importo del “paybacksanitario a carico delle imprese per il periodo 2015-2018 è stato quantificato in 2,2 miliardi. Col “Decreto Bollette” il governo Meloni ha stanziato 1,085 miliardi per il contributo statale sul “payback” per lo sforamento della spesa sanitaria, coprendone la metà, e ora sembra concedere una prorogadi 30 giorni, dal 30 giugno al 31 luglio prossimo, per il pagamento.

La questione è molto delicata e, come afferma il presidente di Pmi Sanità, Gennaro Broya De Lucia, «oltre ad essere in gioco la vita di migliaia di imprese piccole e medie, il sistema su cui sta virando il governo Meloni è tagliato su misura per le grandi aziende, spesso multinazionali estere, con uno scenario che di fatto punta a mettere fuori mercato i piccoli e medi fornitori del sistema sanitario pubblico attraverso il meccanismoHealth Tecnology Assestment” che prevede un ulteriore balzello a carico dei fornitori, insignificante per il “grandi”, che spesso paganole loro poche tasse nei paradisi fiscali, molto pesante per una Pmi italiana che non riesce a delocalizzare».

Sia Broya De Lucia che Colaci rilanciano sull’unificazione del “paybacksanitario a quello farmaceutico, inserendo una franchigia di 4-5 milioni – che costerebbe al governo altri 105 milioni di euro oltre al miliardo già stanziato – tale da tenere indenni – ed esenti dal rischio di fallimento indotto dalla normaquasi tutte le piccole e medie aziendefornitrici del sistema sanitario nazionale.

In caso contrario, secondo Broya De Lucia, «si potrebbero venire a creare condizioni anticoncorrenziali sul mercatodelle forniture, con l’instaurazione di fatto di una sorta di monopolio delle forniture in mano solo alle grandi aziendeche in Italia pagano poche tasse e che possono permettersi di sopportare il balzello del “paybacksanitario sui loro ingentissimi utili. Il che non è tollerabileda parte degli operatori, né, credo, da parte dei regolatori del mercato».

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