Confcommercio: allarme per la frenata consumi e Sud fermo

Bene il governo sul fisco. Si spende di più e si compra meno, boom dei discount. L'Istat, ad aprile vendite in valore +3,2%, in volume -4,8%.

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CONFCOMMERCIO Assemblea 2016 Carlo Sangalli
Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Confcommercio si allinea alle stime di crescita nazionale riviste al rialzo, prevedendo un Pil 2023 in aumentodell’1,2%, avvertendo che si tratta dell’effetto di trascinamento della crescita già acquisita e che il Paese non è fuori da una «fase di rallentamento».

E se il Pil «ha più che recuperato i livelli pre-pandemici», evidenzia nella sua relazione all’assemblea annualedi categoria il presidente Carlo Sangalli, «restano però indietro i consumi che nella media 2022 risultano inferiori di circa 20 miliardi rispetto al 2019» e ancora «rallentano, a partire da quelli alimentari, per l’inflazione che continua a mordere».

Confcommercio promuove il governo Meloni nel percorso per la riforma fiscale: «cantiere complesso, occorre proseguire il confronto con le parti sociali». Oltre all’andamento dei consumi preoccupa il divario che si allarga tra Nord e Sud: «c’è spazio per nuova occupazione», nel turismo e nel commercio rispetto al 2022 mancano 480.000 lavoratori, ma «per oltre il 40% vi è un concreto rischio che la domanda non possa essere soddisfatta, soprattutto per la mancanza di competenze».

Sangalli parla di fronte ad una affollata platea analizzando lo scenario economico con toni non allarmistici ma con molto realismo, con più cautela rispetto alla lettubra del governo affidata all’intervento del ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso: «cresciamo più della media dell’Eurozona, dell’Ocse, di Francia e Giappone, il doppio degli Stati Uniti e più della Germania che purtroppo è in recessione. Le tematiche che voi ponete – dice Urso alla platea dell’assemblea di Confcommercio – sono esattamente le tematiche che stiamo interpretando nell’azione di governo. Si è creata una sintonia perfetta con le associazioni di impresa», l’obiettivo è «trasformare l’Italia nel paese del fare, nel paese più competitivo dell’economia occidentale. E i risultati sono incoraggianti».

L’analisi del centro studi di Confcommercio guidato da Mariano Bella rivede al rialzo la crescita ma avverte: «ciò che sembra sfuggire a molti osservatori (entusiasti) è che la revisione è dovuta esclusivamenteall’incorporazione nei vecchi profili della maggiore crescita acquisita. E’ confermata la fase di rallentamento, una fase di molto somigliante alle dinamiche pre-pandemiche, da tutti stigmatizzate come insufficienti a garantire uno sviluppo equilibrato e diffuso del benessere economico della nazione».

Il rapporto di Confcommercio approfondisce il quadro delle economie regionali: «si acuiscono i divari Nord-Sud», con il Mezzogiorno che nel 2023 «crescerà quasi tre volte meno del Nord. La Lombardia con una crescita dell’1,7% è la regione con la migliore performance, all’ultimo posto Calabria e Sardegna con crescita zero». La stima del Pil per il 2023 è di un +1,4% per NordOvest e per NordEst, +1,2% al Centro (e in media per il Paese), +0,5% nel Mezzogiorno. Il divario si conferma «per i consumi con il Sud a +0,4% e il Nord a +1,2%».

Intanto, secondo l’Istat la crescita dei prezzi spinge in alto la spesa delle famiglie costrette però a comprare meno prodotti. Ad aprile – secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat – le vendite al dettaglio sono cresciute del 3,2% in valore rispetto allo stesso mese del 2022, ma sono diminuite del 4,8% in volume. E gli italianicercando di risparmiar e di difendersi dall’inflazione si rivolgono sempre più alla grande distribuzione e ai discount alimentari.

Market e supermarket hanno registrato ad aprile un +7,2% tendenziale delle vendite in valore (a fronte del +3,2% generale), mentre le imprese operanti su piccole superfici hanno perso terreno anche in valore (-1,1%). I discount alimentari all’interno della grande distribuzione hanno segnato un aumento delle vendite tendenziale del 9,2%, mentre i supermercati hanno registrato un +7,4%.

Se si guarda ai primi quattro mesi dell’anno le vendite sono cresciute nel complesso del 5,2% con una grande differenza tra la grande distribuzione (+7,8%) e i piccoli negozi (+2,5%). I discount alimentari hanno registrato un +9,1%. Con le famiglie che tirano la cinghia fanno fatica soprattutto i piccoli negozi che non vendono alimentari che registrano un calo di vendite in valore nonostante l’aumento dei prezzi dell’1,9% ad aprile su base tendenziale e un aumento dell’1,9% nei primi quattro mesi sempre su base tendenziale.

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i prodotti di profumeria, cura della persona (+7,9%) mentre i prodotti farmaceutici registrano il calo più sostenuto (-3,2%). Se si guarda al dato congiunturale ad aprile 2023 si stima rispetto a marzo un aumento per le vendite al dettaglio in valore (+0,2%) e un calo in volume (-0,2%). Sono in crescita le vendite dei beni alimentari (+0,9% in valore e +0,6% in volume) mentre quelle dei beni nonalimentari registrano una diminuzione (-0,4% in valore e -0,7% in volume).

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