La stretta monetaria da cavallo attuata dalla Banca centrale europea guidata da Christine Lagarde sta funzionando, ma l’aumento dei tassi sta mettendo alla prova banche, governi, imprese e famiglie, e porta alla luce tutte le vulnerabilità di un sistema finanziario già sotto stress per la pandemia, prima, e per la guerra in Ucraina, poi.
Una situazione che rende fragili le prospettive, secondo l’ultima analisi semestrale sui rischi per la stabilità della Bce. E tra le debolezze che mettono in pericolo la tenuta del sistema ora ha tenuto conto anche delle turbolenze innescate sui mercati dal fallimento delle banche regionali Usa e dal tracollo di Credit Suisse, tutti eventi che hanno testato con successo la solidità delle banche europee, «rimaste robuste di fronte agli stress recenti fuori dall’area euro».
I problemi potrebbero nascere da altro: costi più alti della raccolta o asset che si deteriorano «possono pesare sulla redditività». La Bce segnala che «ci sono già segni di deterioramento nei portafogli di prestiti espostiall’immobiliare commerciale, alle aziende piccole e ai prestiti ai consumatori e le banche potrebbero dover accantonare più fondi per coprire le perdite e gestire i loro rischi di credito».
Il vicepresidente della Bce, Luis De Guindos, alla luce delle difficoltà delle banche Usa, invita gli istituti europei alla prudenza: «il capitale è fondamentale e la liquidità sta diventando sempre più rilevante» e le banche «dovrebbero evitare di aumentare il payout», ossia la percentuale di remunerazione ai soci.
Sugli istituti europei pesa la congiuntura: i rialzi dei tassi stanno mettendo sotto pressione aziende e cittadini e la crescita resta incerta. De Guindos ha avvertito che la stretta monetaria «può far emergere vulnerabilità nel sistema finanziario» che vanno monitorate. Il faro resta puntato sulle imprese dell’Eurozona che si ritrovano con prestiti più cari e prospettive di affari incerte, soprattutto quelle che hanno accumulato debito e pochi utilidurante la pandemia.
Problemi anche sul fronte delle famiglie, colpite dall’inflazione, che potrebbero avere difficoltà a ripagare i prestiti chiesti alle banche. E nel frattempo la domanda di nuovi mutui è diminuita drasticamente nel primo trimestre del 2023 proprio «in risposta all’aumento dei tassi di interesse». In questo contesto già debole e incerto, «un inaspettato deterioramento delle condizioni economiche o una stretta finanziaria può portare a un aggiustamento disordinato dei prezzi sui mercati finanziari o su quello immobiliare».
I rischi pesano anche sui governi, che hanno visto aumentare i propri costi di rifinanziamento. «Le pressioni sui conti pubblici si sono allentate negli ultimi mesi, perché il forte calo dei prezzi dell’energia ha ridotto la necessità di fornire ulteriore sostegno ad aziende e famiglie – scrive la Bce -. Ma i fondamentali di bilancio rimangono fragili in alcuni Paesi dati i loro elevati livelli di debito, l’aumento dei costi di finanziamento e le elevate esigenze di rifinanziamento a breve termine».
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