La virata nazionalista della Lega Salvini imposta dall’appena riconfermato segretario nazionale Matteo Salvini è sempre più indigesta all’interno della Lega, con un continuo stillicidio di abbandoni di consiglieri regionali e comunali che approdano tra le braccia di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, oltre al mancato rinnovo di centinaia di tessere.
Dopo l’addio dei consiglieri regionali Marco Andreoli, Silvia Rizzotto e Fabrizio Bordon, con i primi due approdati a Fratelli d’Italia e il terzo a Forza Italia, ora tocca al consigliere comunale di Vicenza, Jacopo Maltauro che sta per approdare tra le braccia del segretario regionale azzurro (e pure lui ex Lega Nord) Flavio Tosi. Un passaggio che azzererà completamente la presenza dei salviniani nel capoluogo berico, in quell’aula che hanno visto protagonisti personaggi di peso della fu Lega Nord come Manuela Dal Lago o Stefano Stefani.
Di fatto, quella che sembrava solo un piccolo smottamento di tesserati, si sta trasformando in una slavina che interessa soprattutto gli eletti nelle varie istituzioni, anche a causa di una semplice constatazione numerica: in quello che è stato lo “Zaiastan” dove Lega Salvini e Lista Zaia alle ultime regionali hanno raccolto oltre il 70% dei consensi, ora negli ultimi appuntamenti elettorali sono diventati uno sbiadito ricordo, con la Lega Salvini ridotta a valere elettoralmente un terzo di Fratelli d’Italia, ormai prima forza politica consolidata in Veneto che, legittimamente, reclama la guida della Regione per le elezioni del 2025 anche per raddrizzare alcune situazioni incancrenite durante i tre mandati consecutivi di Luca Zaia ormai giunto a fine corsa per decisione indiretta della Corte costituzionale.
L’attivismo di Tosi, nominato da Antonio Tajani pure commissario azzurro del Trentino Alto Adige appoggiandosi ad un altro ex leghista, il senatore Sergio Divina, rischia di pescare altri pezzi da novanta della politica fu Lega Nord in Veneto, come gli assessori regionali Gianpaolo Bottacin e Federico Caner, già visti fiutare l’aria attorno al nuovo corso azzurro che ha pure allestito un’attraente “Forza Nord” per coloro che vogliono fare il salto.
La svolta nazionalistica di Salvini rischia di essere un boomerang per quel che rimane della fu Lega Nord, tanto che il Veneto è diventato un caso eclatante di cosa possa succedere in politica quando si tagliano i legami con la storia e il territorio in cui una forza politica è cresciuta. Lo stesso Salvini dovrebbe stare attento perché lui è seduto su una formazione politica che può vantare una rappresentanza parlamentare decisamente sovra dimensionata rispetto ai voti effettivamente conseguiti alle elezioni politiche del 2022 grazie alla ripartizione a tavolino dei collegi uninominali, cosa che al prossimo turno potrebbe non ripetersi con la conseguenza di perdere almeno la metà dell’attuale forza parlamentare. Con l’effetto che già ora molti deputati e senatori della Lega Salvini stanno fiutando l’aria per trovare una nuova casa in vista delle elezioni del 2027, sempre che non si vada a votare prima se Salvini dovesse tirare troppo la corda nel continuo filibustering nei confronti di Meloni.
L’operazione del segretario veneto della Lega Salvini, Alberto Stefani, rischia di essere un’inutile fatica, almeno finché il suo mentore federale non cambierà registro. Intanto, chi guarda e inizia a raccogliere i frutti di un rilancio dei principi fondanti della fu Lega Nord bossiana è un altro ex parlamentare leghista, quel Paolo Grimoldi che ha fondato “Patto per il Nord”: «finché Salvini continua sulla deriva nazionale e, peggio, sudista privilegiando anche da ministro gli interventi a favore di ferrovie, strade, ponti del Mezzogiorno lasciando scoperto il Nord, proposte come quella di “Patto per il Nord” sono vincenti. Ogni giorno ricevo telefonate ed inviti ad aprire sedi nei comuni padani per rilanciare il sindacalismo politico del Nord, di quei lavoratori, imprenditori, pensionati del Nord che faticano ogni giorno a creare quella ricchezza che poi politici come Salvini sprecano nel clientelarismo nel Sud Italia, incassando un pugno di mosche in fatto di consensi elettorali. Non mi meraviglio che al Nord ormai Fratelli d’Italia valga elettoralmente tre volte tanto la Lega Salvini: imprenditori e cittadini cercano risposte alle loro legittime esigenze e il loro consenso va a quelle forze politiche che danno le risposte che cercano. Che negli ultimi anni non sono arrivati dalla Lega Salvini».
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