Il Teatro del quotidiano: Giacomo Francesco Cipper “Tedesco”

Al Castello del Buonconsiglio di Trento la prima retrospettiva su un pittore originale apprezzato anche nelle case nobiliari di mezz’Europa del primo Settecento.

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il teatro del quotidiano

Al Castello del Buonconsiglio di Trento è visitabile l’originale mostraIl teatro del quotidiano. Giacomo Francesco Cipper”, un’ampia, documentata mostra incentrata su un pittore (Feldkirch, 1664 – Milano, 1736) comunemente noto come “il Todeschini” (ma firmava i suoi quadri semplicemente come “Tedesco”) le cui opere sono patrimonio dei maggiori musei europei e delle più importanti collezioni d’arte antica, ma sul quale si continuano ad avere più interpretazioni – talvolta suggestive – che reali certezze.

Con il titolo “Il teatro del quotidiano”, la mostra al Castello del Buonconsiglio visitabile fino al 14 settembre, a cura di Maria Silvia Proni e Denis Ton, riunisce opere provenienti da una grande raccolta privata milanese e da diversi musei italiani e stranieri e altri collezionisti.

«Non è una monografica pura – sottolineano i curatori –, ma propone, accanto ad un vasto corpus di opere del maestro, attivo per lo più a Milano nei primi decenni del Settecento, diverse tele di artisti del contesto, in particolar modo lombardo, che hanno influenzato Cipper o da questi ne hanno tratto ispirazione: Antonio Cifrondi, Felice Boselli, Monsù Bernardo, il Maestro della Tela Jeans, Giacomo Ceruti. Con primizie assolute, come un inedito “Ritratto di pellegrino” di Ceruti e una versione poco nota della “Filatrice” di Pietro Bellotti. Accanto ai dipinti vengono esposti talvolta oggetti che aiutano a capire la concretezza e il legame del pittore con la cronaca e la materia: strumenti musicali, bussolotti da elemosina…».

Di certo Giacomo Francesco Cipper o, alla tedesca, Zipper, fu un artista vulcanico. Dipingeva, con anticonformismo e libertà di tratto, scene di vita quotidiana, di cronaca vera. Popolani al mercato, contadini, ambulanti, vagabondi, mendicanti, zuffe o lezioni di musica, arti e mestieri, giocatori di carte e morra. Tutti protagonisti su un palcoscenico, quello della vita, dove ad essere rappresentata non è la desolazione, ma la vitalità e il divertimento. C’è indubbiamente una vitalità quasi provocante nelle sue raffigurazioni che manca in altri: una tavolozza vivace, una spregiudicatezza nei soggetti e una simpatia nei confronti di alcuni personaggi, in particolar modo dell’infanzia.

In queste sue “istantanee” di vita vissuta, Cipper riesce a cogliere ovunque un movimento e un sorriso, vita non tristezza. In ciò distinguendosi dagli altri pittori di “Pitocchi” e dallo stesso grande Giacomo Ceruti, che pur conosceva vivendo entrambi nello stesso quartiere di Milano.

«Le scene di vita quotidiana e le nature morte di Cipper incontrano il gusto della committenza italiana ma non solo. Entrano così a far parte delle raccolte di molte grandi famiglie e casate, in area lombarda e italiana innanzitutto, Nonostante le scene umili, spesso i suoi committenti e collezionisti erano di rango elevato: attraverso le ricerche condotte per la mostra – affermano i due curatori – abbiamo scoperto che i suoi dipinti erano nelle gallerie della famiglia Colloredo (Governatore di Milano) e dei Clerici a Milano, di Pietro Mellarede a Torino, e nel Settecento quattro suoi quadri erano già nelle collezioni reali inglesi».

Una “Lezione di musica”, già nel Settecento nella residenza inglese di Richard Temple a Stowe è presente in mostra. Le sue invenzioni sono apprezzate anche in Austria e Germania, Cecoslovacchia, Polonia e persino in Russia. Sono dipinti che colpiscono per il loro realismo, per la capacità di racconto, quasi ad anticipare il moderno fotogiornalismo, ma anche per l’ironia, la benevolenza, la positività dello sguardo con cui l’artista coglie le situazioni. Cipper racconta la miseria senza indulgere sull’abbruttimento.

Il successo porta l’artista a “riscrivere” i suoi dipinti e stimola altri artisti, meno fantasiosi e dotati, ad ispirarsi ad essi o copiarli. Per questo ancora oggi il mercato è invaso da opere attribuite al maestro, inquinandone la grandezza e la figura. Che questa importante mostra “Il teatro del quotidiano” al Castello del Buonconsiglio intende mettere correttamente a fuoco.

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