Terzo mandato: Zaia non si dà per vinto e quella di Fugatti è una vittoria di Pirro

Zaia: «non far scegliere ai cittadini è una grave limitazione. Regole per tutti o per nessuno». Amoroso: «la regola del doppio mandato vale per tutte le regioni. Pure per quelle autonome».

terzo mandato
I tre presidenti con ambizioni di terzo mandato stroncata: Maurizio Fugatti, VIncenzo de Luca e Luca Zaia.

Zaia: «non far scegliere ai cittadini è una grave limitazione. Regole per tutti o per nessuno». Amoroso: «la regola del doppio mandato vale per tutte le regioni. Pure per quelle autonome».

La questione del doppio mandato continua ad agitare la politica e lo farà ancora a lungo, anche perché il presidente uscente del Veneto non si dà per vinto dopo ben 15 anni ininterrotti di governo della regione con il tentativo di prolungare artatamente la scadenza elettorale d’autunno alla primavera 2026 con la doppia scusa della legge elettorale regionale che prevede solo la finestra primaverile per votare e della scadenza delle Olimpiadi invernali 2026.

Alle rimostranze di Zaia s’aggiungono le dichiarazioni del presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, che relativamente alla sentenza sulla legge della regione Campania che ha stoppato le ambizioni dei presidenti delle 15 regini ordinarie, sottolinea, nella conferenza stampa di presentazione del lavoro 2024 della Corte, come quello del doppio mandato costituisce un principio generale di sistema destinato ad estendersi anche alle regioni autonome – a partire dal Trentino che ha appena approvato una legge che consente il terzo mandato e il Friuli Venezia Giulia che accarezza di fare altrettanto – non appena la questione sarà portata all’attenzione della Corte costituzionale. Ovvero a seguito di un prevedibile, augurabile ricorso da parte del governo Meloni che del doppio mandato ha fatto uno dei suoi punti di riferimento anche per la riforma del premierato.

La posizione di Amoroso dà sostanzialmente ragione alle lagnanze di Zaia e di De Luca relativamente al doppio binario per i presidenti delle regioni, a seconda se siano ordinarie o autonome. «Trovo ipocrita questo modello tutto italiano per cui esistono limiti di mandato solo per alcuni presidenti di Regione e alcuni sindaci – ha detto Zaia -. Ci troviamo oggi con solo 15 presidenti di regione su 21 che hanno il limite, gli altri sei possono continuare il loro lavoro. E lo stesso dicasi per i sindaci. Se hai fino a 14.999 abitanti non c’è lo stop. La motivazione di una parte della politica, che si concentri troppo potere, è inaccettabile – sostiene Zaia -. Offende me e offende i cittadini, che non sono degli idioti e sanno scegliere se confermare o mandare a casa un amministratore. Certo che si può lasciare. Le leggi vanno rispettate. Ma in democrazia è ancora concessa la libertà di espressione. I limiti o valgono per tutti o per nessuno. Il popolo deve sentirsi rappresentato. Impedire ai cittadini di scegliere è una grave limitazione».

A fare presagire che il governo Meloni impugnerà la modifica della legge elettorale del Trentino che ha aperto al terzo mandato per il leghista Maurizio Fugatti c’è anche la puntualizzazione del capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri, giunto in Trentino Alto Adige per il sostegno ai candidati sindaci di Trento e di Bolzano per le elezioni amministrative del 4 maggio prossimo: «Forza Italia è favorevole ai due mandati in termini generali. I due mandati ci sono in America, in Francia, nelle città sopra i 15.000 abitanti e nelle regioni. La Corte Costituzione ha confermato questo status nelle regioni a statuto ordinario. Dopodiché noi quando diciamo che siamo favorevoli ai due mandati, non ne facciamo una questione personale. La questione può riguardare Zaia, può riguardare De Luca, o altri. E anche i nostri presidenti dovranno limitarsi ai due mandati. Per le Regioni a statuto ordinario la Corte Costituzionale ha risolto la vicenda. Fugatti si è avvalso del potere di autonomia che aveva, ovviamente con una discussione un po’ accesa».

E il ricorso alla Corte costituzionale sulla legge trentina da parte del governo Meloni è il minimo per lo sgarro subito da Fratelli d’Italia dai leghisti trentini, che paga anche una certa debolezza del vertice locale, incapace di fare valere il proprio peso politico quando poteva vantare una consistenza di 5 consiglieri regionali, che ora con soli due dopo espulsioni e diaspore ha visto azzerato il proprio potere d’interdizione nei confronti dei leghisti.

In Trentino la situazione è destinata a ribollire sotto traccia fino all’esito delle elezioni amministrative del 4 maggio e del successivo ballottaggio. Se il risultato sarà quello in cui i candidati sindaco del centro destra supportati pesantemente proprio da Fratelli d’Italia non conseguiranno un difficile successo elettorale, è probabile che Fugatti presenti il conto a Fratelli d’Italia, specie se il governo farà ricorso sulla legge elettorale, visto che già da più esponenti dei suoi fedelissimi si propone di sfiduciare il vicepresidente meloniano Francesca Gerosa, colpevole di avere votato contro il terzo mandato fortissimamente voluto dal Fugatti.

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