De Berti: «accuse del PD strumentali e ingiustificate». Camani: «l’assessore non ha mai risposto alla domanda degli effettivi costi a carico della Regione e dei contribuenti».
Attorno ai costi sostenuti dalla regione del Veneto per realizzare la Superstrada Pedemontana veneta le polemiche non accennano a calare, con l’ennesimo botta e risposta tra il vicepresidente della regione del Veneto e assessore alle Infrastrutture, la leghista Elisa De Berti, e il capogruppo in Consiglio del Pd, Vanessa Camani.
«C’è chi progetta e realizza opere e chi commenta a bordo campo. Quelle della consigliera Camani e del Partito Democratico sono accuse strumentali, figlie forse dell’ansia da campagna elettorale. Un attacco senza fondamento – afferma De Berti -, portato avanti da chi oggi urla contro un’opera che in passato non ha mai avuto il coraggio di contestare apertamente e che, soprattutto, non ha mai assunto su di sé l’onere di una scelta. È troppo facile oggi dire solo dei “no”, dimenticando che sono oltre 80.000 i veicoli che ogni giorno scelgono la Superstrada Pedemontana veneta. Sono tutti dei folli? O piuttosto stanno utilizzando coscientemente un’infrastruttura che funziona, e che dimostra la propria piena utilità?»
«Parliamo di un’infrastruttura strategica, riconosciuta in passato come tale dalla Legge Obiettivo e inserita tra le grandi opere di interesse nazionale. Un progetto che ha attraversato decenni e governi di ogni orientamento politico, da destra a sinistra. E qui sta l’ipocrisia più evidente: nessun governo della Repubblica, tantomeno quelli a guida Partito Democratico, ha mai sollevato critiche sull’utilità dell’opera o sulle sue caratteristiche tecniche, realizzative ed economiche. I ministri competenti hanno avuto ogni occasione per bloccare, ridiscutere o modificare il progetto, se davvero ne avessero condiviso le perplessità. Ma ciò non è mai accaduto – prosegue De Berti -. L’improvvisa indignazione del PD appare dunque una polemica pretestuosa, probabilmente costruita per ottenere visibilità, senza alcuna coerenza con il passato. La sinistra ha protestato anno dopo anno per l’impatto ambientale, per il progetto, per la realizzazione, per i costi delle tariffe ed ora per il piano economico. Venendo puntualmente smentita, sotto lo sguardo divertito degli utenti che la Pedemontana la usano tutti i giorni».
«Ricordo all’onorevole Camani che la Superstrada Pedemontana veneta è nata su richiesta del territorio, in particolare delle associazioni di categoria e degli enti locali. I Comuni interessati, negli anni ’90, chiesero di trasformare il tracciato originario da autostrada a superstrada a pedaggio, spinti dalle esigenze di sostenibilità ambientale e dal confronto con i comitati civici – puntualizza De Berti -. Oggi è singolare che quegli stessi ambienti che chiedevano infrastrutture a basso impatto si lamentino dei costi che tale sostenibilità ha inevitabilmente comportato. E di questo, quando l’onorevole Camani in Parlamento rappresentava il proprio partito, non s’è mai sentita una parola contraria».
Per il vicepresidente della Regione «come ogni grande opera, anche la Superstrada Pedemontana veneta richiede un sostegno pubblico nella sua fase iniziale. Ma questa è la regola, non l’eccezione. Come sanno bene gli amministratori pubblici nessuna nuova infrastruttura – che sia una ferrovia, un tram, un autobus urbano o una strada regionale – si autosostiene solo con le entrate da tariffa o pedaggio. E chi oggi contesta l’integrazione finanziaria prevista per la Superstrada Pedemontana veneta è lo stesso che chiede alla Regione di aumentare i fondi per il trasporto pubblico locale, correttamente in questo caso, riconoscendo come sia necessario uno stanziamento corposo per garantire il servizio al di là degli introiti garantiti dal pagamento degli utenti. Per la Pedemontana invece, secondo la sinistra, non dovrebbe valere il medesimo, logico schema di sostegno ad un’opera che serve cittadini e territorio. Una contraddizione evidente e inaccettabile».
Entrando nella questione dei costi, De Berti ricorda come «nel 2017 grazie alla giunta Zaia abbiamo completamente rivisto il piano economico-finanziario dell’opera, evitando un salasso da oltre 10 miliardi di euro che sarebbe ricaduto sulle spalle dei cittadini. Se fosse rimasto in vigore il vecchio contratto, oggi la Regione dovrebbe versare circa 230 milioni di euro all’anno; invece, grazie alla rinegoziazione, l’integrazione attuale è contenuta in una fascia tra i 30 e i 50 milioni di euro. Una cifra sostenibile, trasparente, nota da anni».
«A dimostrazione dell’efficacia dell’opera – prosegue De Berti – ci sono anche i dati raccolti da uno studio indipendente realizzato da Unioncamere del Veneto, organismo rappresentativo di tutte le Camere di commercio regionali, che ha analizzato gli effetti economici, ambientali e sociali della Superstrada Pedemontana veneta. L’indagine dimostra che l’utilizzo della Pedemontana ha portato a una riduzione media dei tempi di percorrenza di circa 20 minuti su tratte superiori ai 50 km, a un aumento della sicurezza stradale, a minore stress da traffico, migliore accessibilità delle aree pedemontane, riduzione delle emissioni inquinanti e protezione dei centri abitati dal traffico pesante. Il ritorno complessivo stimato è pari a 1,4 euro per ogni euro investito, con benefici attualizzati pari a 5,8 miliardi di euro contro 4,2 miliardi di costi».
«La Superstrada Pedemontana veneta è, dunque, un vero volano economico per il tessuto produttivo del Veneto. Lo dicono le imprese, i cittadini, i dati. Lo conferma anche il crescente utilizzo dell’opera, con oltre 80.000 veicoli al giorno. E lo testimoniano le scelte della Regione, che ha introdotto agevolazioni tariffarie del 60% per i veicoli leggeri su tratte interne e ha razionalizzato le esenzioni – conclude De Berti -. Questi sono i fatti. Il Partito Democratico, invece, sceglie ancora una volta la strada dell’opposizione sterile, del ‘no’ sistematico, senza mai indicare un’alternativa, senza mai assumersi la responsabilità di decidere. Ma i veneti non si fanno ingannare. La Pedemontana è una realtà solida, utile e strategica. E noi continueremo a lavorare per migliorarla, non per demolirla con polemiche da salotto».
La capogruppo del Pd, Vanessa Camani, dopo la lettura della lunga dissertazione addotta dal vicepresidente della Regione, pizzica De Berti nel merito: «ringraziamo la vicepresidente De Berti per il solito spiegone sulla Superstrada Pedemontana veneta, declamato puntualmente quando si tratta di replicare alle nostre osservazioni e alle nostre richieste di trasparenza. Peccato che l’assessora non risponda all’unica, semplice domanda che ho umilmente posto: quanto costa la Pedemontana?»
«Non solo, De Berti – commenta Camani – offre una rilettura in malafede del passato, accusando il Pd di essere stato silente. Nulla di più falso. Tant’è vero che nel 2016 l’allora ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, fece una scelta netta, mettendo fine alla gestione commissariale nazionale. E si badi, non perché ci fosse alla base una contrarietà alla Superstrada Pedemontana veneta. Delrio, anche in tempi recenti, ha ribadito il concetto affermando che “Come amministratore di una cosa pubblica non accettavo di scaricare sui contribuenti italiani un progetto che non stava in piedi. Le strade erano due: o si revisionava il progetto ridimensionandolo, fornendo costi e previsioni di traffico adeguati, oppure ciò che è accaduto, stop alla gestione commissariale nazionale e assunzione di piena responsabilità del Veneto. Una via che Zaia scelse, non che gli scaricai addosso”. Insomma, gli strali di De Berti sono davvero acqua fresca di fronte alla realtà delle cose».
Ma il fatto che i costi di gestione della Superstrada Pedemontana veneta siano piuttosto pesanti per le casse regionali è evidenziato anche dal ripetuto tentativo dello stesso presidente Luca Zaia di scaricare la gestione dell’opera sul bilancio dell’Anas, cosa che fino ad ora non gli è riuscita, nonostante che al vertice del ministero delle Infrastrutture ci sia il suo segretario nazionale della Lega Salvini. Se pure Salvini non ha accolto i solleciti di Zaia probabilmente c’è qualcosa che non quadra e la giunta Zaia deve tenere alto il bilancio dei suo “buongoverno” in attesa delle elezioni regionali che si tenta in tutti i modi di rinviare dalla scadenza naturale dell’autunno 2025 alla primavera avanzata del 2026, per evitare che i fallimenti della Lega Salvini, certificati dall’esito delle due ultime tornate elettorali delle Politiche e delle Europee, che in Veneto l’hanno vista ampiamente surclassata dal successo di Fratelli d’Italia – che legittimamente punta ad un suo esponente per la guida della Regione –, vengano certificati anche a palazzo Balbi.
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