Elezioni regionali in Veneto: manovre leghiste in corso per posticiparle

Zaia rilancia dall’autunno 2025 alla primavera 2026, trovando sponda nel ministro dell’interno Piantedosi. Ma si potrebbero anche anticipare. Protesta delle opposizioni.

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Zaia rilancia dall’autunno 2025 alla primavera 2026, trovando sponda nel ministro dell’interno Piantedosi. Ma si potrebbero anche anticipare. Protesta delle opposizioni.

Per le elezioni regionali in Veneto continua il filibustering del presidente uscente, Luca Zaia e della Lega Salvini per saltare l’appuntamento canonico dell’autunno 2025 per rimbalzare alla primavera 2026: «la prossima primavera sarebbe migliore per un fatto: si andrebbero a spendere molti milioni di meno, visto che tutti gli altri enti eletti assieme a questa Regione, come ad esempio il comune di Venezia, andranno al voto esattamente a maggio 2026, molti mesi dopo la Regione Veneto» ha ribadito Zaia a Venezia in occasione della firma di alcuni accordi con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sollevando le legittime e doverose proteste delle opposizioni.

Zaia ha ricordato che la «dicotomia tra legge nazione e regionale, ed è innegabile che si stia facendo un approfondimento giuridico, perché la nostra legge regionale prevede la convocazione delle elezioni nella sola finestra primaverile. È fondamentale che si faccia una verifica, per ora non è deciso che si stia lavorando solo sulla convocazione autunnale».

Zaia ha trovato una sponda interessata nel ministro Piantedosi: «le regioni hanno autonomia anche nel disciplinare le elezioni quindi è in mano alla Regione, non so cosa pensi il presidente, la possibilità che siano in primavera è realistica». Per Piantedosi la non contemporaneità delle regionali già esiste: «le regioni decidono autonomamente la data delle prossime elezioni, c’è stata un’eccezione quando c’è stato il Covid, con una legge nazionale. Nella normativa regionale, frutto di quella autonomia, è prevista la finestra primaverile. Adesso si dovrà vedere, dagli approfondimenti che la Regione Veneto sta facendo in autonomia di allineamento con la legislazione nazionale, se è confermata questa ipotesi per cui prevale la norma regionale, e quindi la possibilità di effettuare delle elezioni alla prossima primavera».

Però, Piantedosi sorvola sul fatto che oltre ad essere posticipate, le elezioni regionali in Veneto potrebbero pure essere anticipate alla finestra primaverile 2025, anche per rispettare il limite massimo di cinque anni fissato in Costituzione: non sarebbe un grave nocumento anticipare lo scioglimento del Consiglio regionale di 4 mesi e permetterebbe a Zaia di fare una pausa sabbatica in attesa del prossimo incarico o da sindaco di Venezia o da sottosegretario o anche da ministro nella compagine del governo Meloni se dovesse esserci qualche terremoto di origine giudiziaria, come si è già vaticinato qualche settimana fa.

Intanto, la proposta di uno slittamento – non sulla pista da bob ma uno slalom tra le urne elettorali – è bastata a sollevare le critiche delle opposizioni in Consiglio regionale del Veneto. Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani, «le dichiarazioni del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che definisce realistica la possibilità per il Veneto di votare in primavera poiché “sta nell’autonomia della Regione”, sono gravi. La legge nazionale, che trova legittimità direttamente nella Costituzione, dice infatti chiaramente che la legislatura delle Regioni dura cinque anni e che in ogni caso spetta al legislatore nazionale definirne la durata».

«Non solo – aggiunge Camani – la Corte europea dei diritti dell’uomo e la Commissione di Venezia, organismo del Consiglio d’Europa, hanno sempre censurato ogni modifica riguardante la durata della legislatura perché si ritiene che la prevedibilità anche sulla data del voto sia essenziale per la democrazia. Le parole di Piantedosi colpiscono direttamente questo principio di prevedibilità e, al tempo stesso, vanno in direzione opposta rispetto alla Costituzione: la durata della legislatura non è nelle mani del presidente di Regione».

Per Elena Ostanel di Veneto che Vogliamo, «il ministro Piantedosi in conferenza stampa insieme al presidente Zaia ha confermato che quando si tratta di alleati di Governo è tutto legittimo, anche beffarsi della democrazia giocando sulla data delle elezioni. Capisco che è dura salutare il proprio ufficio dopo 15 anni, ma questo è un tema di democrazia e non di tecnicismi, come la conferenza stampa di oggi ha voluto far intendere. Non possiamo più permetterci balletti sulla data del voto per screzi interni perché le elezioni regionali in Veneto sono una cosa seria, la democrazia è delle persone, non dei partiti che decidono quando e come fare il cattivo tempo. Perché ogni giorno cambia il motivo dell’incertezza: ieri era il terzo mandato, oggi i cavilli burocratici paventati dal presidente Zaia. La realtà è che la volontà di rimandare il voto è tanta, e quindi ogni motivo è buono per allungare la Legislatura di un giorno in più».

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