Il termine per la consegna dei documenti finanziari slitta al 31 maggio per consentire ai partecipanti di approvare i bilanci 2024.
Il bando concessione A22 è nato sotto una cattiva stella, oltre che all’insegna dell’insipienza politica e dell’approssimazione e il rischio sempre più concreto è che gli azionisti uscenti della concessione scaduta da ben 10 anni si ritrovino in mano un pugno di mosche, buono solo per ripagare la loro autoreferenzialità.
Il ministero delle Infrastrutture e trasporti ha deliberato una nuova proroga dei termini per la consegna dei documenti richiesti per partecipare alla gara, spostandolo dalla fine di marco al 31 maggio. Una decisione motivata dal fatto che l’iniziale definizione degli “ultimi cinque bilanci” calcolata sul periodo 2019-2023 ora è stato portato al 2020-2024, ovvero con l’ultimo bilancio riguardante l’anno appena cessato, con la necessità di dare alle aziende sufficiente tempo per approvare nelle rispettive assemblee di bilancio i relativi documenti finanziari.
Sul cammino del banco concessione A22 non c’è solo l’occhiuta direzione concorrenza della Commissione europea che, da indiscrezioni che giungono da Bruxelles, parerebbe sempre più propensa a bocciare lo schema di gara predisposto dal ministero guidato dal leghista Matteo Salvini, specie laddove di prevede la prelazione per il concessionario uscente ultrascaduto, oltre che per la durata extra lunga della concessione, 50 anni, contro le linee guida indicate dall’Autorità regolazione dei trasporti che prevede un tetto di 15 anni per tutti i rinnovi e il rilascio di nuove concessioni autostradali.
Ora sull’anelito di incassare il rinnovo della concessione A22 ci si mette pure la burocrazia ministeriale che fa e disfa con una costanza logorante, visto che il bando è stato prorogato già tre volte e sul quale ormai aleggiano colossi concessionari ben più grandi e finanziariamente robusti, anche a livello manageriale, di Autostrada del Brennero Spa, dove gli azionisti enti locali hanno gestito la società più in una logica clientelare, buona a piazzare nei vari posti personaggi politicamente trombati o vicini a qualche leader in auge.
Cambia, nelle richieste del ministero, anche il requisito relativo al prestatore del servizio di progettazione: prima il fatturato globale per servizi di ingegneria e architettura era relativo relativo ai tre esercizi 2021,2022 e 2023; ora si deve calcolare prendendo i migliori tre anni tra il 2020 e il 2024. Così come cambia l’ambito temporale nel quale il prestatore del servizio doveva aver svolto questa attività, rispettando specifici requisiti, negli ultimi tre anni che ora sono portati a 10.
Su tutta la vicenda c’è poi il ricorso al Tar del Lazio inoltrato dal colosso parapubblico delle concessioni autostradali italiane, quell’Autostrade per l’Italia acquistato in condominio da Banca depositi e prestiti con i fondi d’investimento dopo avere “ricompensato” con oltre 9 miliardi il precedente proprietario, quella famiglia Benetton, moralmente responsabile della tragedia del ponte Morandi di Genova, che ha chiesto l’annullamento della gara perché troppo favorevole al concessionario uscente scaduto, il quale ha provveduto a predisporre tutto lo schema di gara di finanza di progetto.
Comunque la si rigiri, tutta la questione del bando concessione A22 è stata gestita di male in peggio dal maggiore azionista di Autobrennero Spa, la regione Trentino Alto Adige, che ha puntato tutto su un rinnovo autonomo, invece di tessere alleanze con altre realtà come la Cav Spa che avrebbe potuto evitare la gara, passando dall’essere azionista di maggioranza relativa – e di maggioranza assoluta unendo le quote degli alti enti territoriali della Regione – un’unica autostrada da 313 km ad azionista un sistema di comunicazione ben più ampio, con la prospettiva di conquistare anche la lucrosissima Brescia-Padova a partire dal 2026. Ancora una volta la miopia e la mancanza di visione strategia degli esponenti di Svp e Lega Salvini che guidano il maggiore azionista di Autobrennero ha giocato loro un brutto scherzo.
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