Autonomia differenziata: l’Emilia Romagna si ritira dal percorso

Emerge la strumentalità dell’adesione al processo autonomistico del Pd regionale innescato dai referendum del 2017 di Veneto e Lombardia per non lasciare il pallino alla sola Lega Nord.

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autonomia differenziata Regione Emilia Romagna

Alla fine, la verità sul reale anelito autonomistico dell’Emilia Romagna a guida centro sinistra è venuto a galla con l’ufficializzazione da parte della nuova giunta regionale che per bocca dell’assessore al bilancio, Davide Baruffi, considera il percorso iniziato sull’autonomia differenziata dall’allora governatore Stefano Bonaccini con la trattativa diretta con il governo Gentiloni «non solo interrotto, ma precluso e concluso» perché «le nostre valutazioni sono negative».

La giunta regionale chiede quindi all’Assemblea legislativa di «assumere tutti gli atti conseguenti politici per retrocedere dall’iniziativa che ha assunto in un frangente completamente diverso».

La dichiarazione dell’assessore Baruffi è avvenuta a seguito di un quesito del consigliere regionale Tommaso Fiezza (Lega Salvini) in cui chiedeva se la giunta regionale intendesse proseguire nel percorso di autonomia differenziata.

La risposta data dall’esponente della nuova giunta de Pascale non ha soddisfatto l’interrogante, replicando che «non mi ritengo assolutamente soddisfatto. Abbiamo avuto purtroppo la conferma del fatto che siamo in ostaggio del Pd e del suo segretario nazionale Schlein».

Già, una Schlein che non pare intenzionata a fare gli interessi di quella regione di cui fino alla sua elezione al Parlamento era vicepresidente con deleghe all’ambiente e al cambiamento climatico, capace pure di restituire allo Stato gran parte dei fondi stanziati per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua regionali, con i risultati che gli emiliano romagnoli hanno potuto apprezzare direttamente nel corso di due disastrose alluvioni.

Comunque, la decisione dell’Emilia Romagna era nell’aria già nella frettolosa adesione fatta da Bonaccini nel 2017 dopo il successo dei referendum autogestiti di Lombardia e Veneto, tale da spingere il Pd a non lasciare la partita dell’autonomiia differenziata alla sola Lega, una Lega, quella salviniana, che pare credere pure lei molto poco alla vera Autonomia per le regioni che la vogliano chiedere e applicare, visto che gli stessi interessi dei suoi maggiorenti ormai guardano più sotto che sopra la linea gotica. Cosa venuta a galla pure nel recente congresso della Lega Lombarda.

 

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