Fondo Comuni Confinanti: Belluno vorrebbe utilizzarli (anche) per spesa corrente

La proposta della provincia per finanziare servizi pubblici. Bond: «sarebbe bello, ma con la regolamentazione attuale non si può. Ma se Calderoli cambia le regole, tutto è possibile».

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Dario Bond, presidente del Fondo Comuni Confinanti.

Le realtà di montagna sono sempre alle prese con la scarsità di risorse economiche per finanziare i servizi pubblici e gli investimenti e per quelle confinanti con realtà autonome come il Trentino Alto Adige i problemi sono anche maggiori per via della fortissima differenza esistente tra realtà similari da punto di vista geografico, ma diverse, profondamente diverse sul lato amministrativo a seconda che ricadano all’interno o meno di un’Autonomia speciale, che il Fondo Comuni Confinanti tenta di ridurre.

Proprio per cercare di ridurre queste differenze economiche e sociali, è stato istituito il Fondo Comuni Confinanti alimentato ogni anno da circa 80 milioni di euro provenienti dai bilanci delle autonomie speciali del Trentino Alto Adige e destinato ai comuni confinanti delle regioni Lombardia e Veneto. Proprio dal Veneto ed in particolare dalla provincia di Belluno viene la proposta di utilizzare tali fondi, oltre che per gli investimenti, anche per una quota da destinare al finanziamento della spesa corrente che copre l’erogazione di servizi pubblici strutturati, come il trasporto pubblico, la scuola o la residenzialità.

Per il presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin, «il nostro territorio si merita uno sviluppo come quello della pianura e delle aree metropolitane. Il riconoscimento del valore della montagna, che sta prendendo corpo in una legge specifica, sia il primo tassello nella costruzione di condizioni concrete per la tutela e la crescita delle “terre alte”, nella consapevolezza che una montagna abitata e in salute porta beneficio anche alla pianura e alle aree metropolitane».

A questo scopo, per Padrin «sarebbe importante poter utilizzare almeno una parte del Fondo Comuni Confinanti per la spesa corrente. Cosa che oggi non è fattibile, per effetto delle regole interne del Fondo stesso. Ho parlato a lungo con il ministro Calderoli, in occasione della Giornata internazionale della montagna, l’11 dicembre scorso, e gli ho spiegato nel dettaglio quali sono le esigenze del nostro territorio Bellunese, sottolineando che un utilizzo in minima parte degli Fcc per spesa corrente strutturata sarebbe funzionale a garantire quei servizi che rendono la montagna più semplice da abitare, più attrattiva, più forte contro lo spopolamento. Da parte sua non c’è stata una chiusura. Proprio per questo abbiamo sviluppato un progetto specifico diviso in tre filoni strutturati che è già stato inviato al ministro ed è in attesa di risposta».

Tra gli interventi proposti al finanziamento del Fondo Comuni Confinanti secondo Padrin ci sarebbero «gli abbonamenti a prezzo calmierato per il trasporto degli studenti; il finanziamento di incentivi alle famiglie per la residenzialità in montagna, per abbattere i costi della vita di chi sceglie di rimanere nelle “terre alte”; e infine il finanziamento del fondo grandi eventi, per agevolare la creazione di tutte quelle iniziative di richiamo per il turismo, così da dare una mano al settore ricettivo. Si tratta di una proposta strutturata. Per il territorio sarebbe un’autentica rivoluzione in grado di dare concretamente una mano sul fronte dei servizi».

Da parte del presidente del Fondo, Dario Bond, non c’è una chiusura alla proposta lanciata dalla provincia di Belluno, ma serve concretezza: «a fine anno tutti si tende a sognare, salvo che a Capodanno si deve tornare tutti con i pedi per terra. La proposta della provincia di Belluno è degna di attenzione, ma al momento è impercorribile perché l’attuale assetto del Fondo Comuni Confinanti non prevede la finanziabilità della spesa corrente, anche se strutturata. Se il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, riterrà di adeguare la legge anche a questo profilo, si potrà operare di conseguenza. Ma sarà difficile, anche per via del fatto che anche le Autonomie di Trento e di Bolzano hanno problemi con le risorse e le spese correnti».

 

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