Tariffe elettricità variabili alle stelle: il mercato libero tradisce le aspettative dei consumatori

Andreaus: «i consumatori nelle “Tutele Graduali” pagano meno di quelli nel mercato libero». E per quelli “fragili” in arrivo aumenti del 18%.

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La liberalizzazione del mercato energetico ed in particolare per quello elettrico è una missione sostanzialmente fallita nell’obiettivo di introdurre maggiore concorrenza per calmierare le tariffe dell’elettricità: ne è convinta l’associazione di consumatori altoatesina Robin, secondo cui «la soppressione del mercato tutelato dell’energia, che molti consumatori italiani avevano accolto con la speranza di una riduzione dei costi di elettricità e gas, si è rivelata una delusione – afferma il presidente Walter Andreaus -. Con l’inverno alle porte, i prezzi delle tariffe variabili si sono impennati, lasciando i consumatori del mercato libero con bollette significativamente più alte rispetto a chi è rimasto nei regimi di “Maggior Tutela” (i cosiddetti clienti “vulnerabili” che hanno più di 75 anni, hanno un reddito basso o sono altrimenti svantaggiati) o “Tutele Graduali”, perché non hanno stipulato un contratto sul mercato libero».

Attualmente, i consumatori in regime di “Maggior Tutelapagano l’elettricità a 0,2411 €/kWh, con un aumento dell’8% a partire dal 1° ottobre: questa tariffa rimane più conveniente rispetto al mercato libero. Anche le “Tutele Graduali”, riservate ai consumatori che non sono passati al mercato libero, offrono tariffe ancora più competitive e convenienti di quella della “Maggior Tutela”, con un evidente contrasto sul criterio della tutela dei consumatori vulnerabili.

La situazione del PUN (Prezzo Unico Nazionale) evidenzia ulteriormente le difficoltà. Da aprile 2024, il PUN è aumentato del 67,8%, influenzando tutte le tariffe variabili del mercato libero legate al suo andamento, tanto che è passato da 0,099 €/kWh di gennaio 2024 a 0,146 €/kWh di dicembre 2024, con in agguato ulteriori aumenti per il 2025, tanto che l’Arera ha comunicato che a partire da gennaio 2025 gli utenti in regime di “Maggior Tutela” (circa 3,4 milioni di utenti) aumenteranno del 18%.

In una realtà come l’Alto Adige (ma lo stesso vale anche per il Trentino e altre realtà energeticamente autosufficienti) che produce più energia di quanto ne consumi, per Andreaus serve un cambio di regolamentazione delle tariffe dell’elettricità, dando più benefici ai consumatori.

«E’ tempo di uscire dall’attuale sistema elettrico e bisogna partire dal punto più debole e illogico: la tariffazione dell’elettricità. L’Alto Adige, che ne ha la competenza grazie alla lungimiranza dei padri dell’Autonomia speciale – afferma Andreausdovrebbe obbligare i venditori di elettricità a rifornire le famiglie e le imprese ai loro costi medi, in modo simile alla Svizzera. L’elettricità gratuita è stata strappata alle famiglie altoatesine all’ultimo minuto».

Per Andreaus «i beni e i servizi pubblici, come l’elettricità, non dovrebbero essere merci, in quanto sono beni comuni a cui tutti hanno diritto e che devono essere, quindi, ugualmente accessibili a tutti. Limitare l’accesso a questi beni e servizi spinge le persone ai margini della società, le esclude, non tiene conto dei loro bisogni primari e viola i loro diritti fondamentali. Come associazione per la tutela dei consumatori Robin siamo, quindi, contro la privatizzazione dei servizi pubblici di interesse generale».

Il ragionamento è semplice, specie considerando che la produzione di energia in una realtà come quella alpina dove la produzione idroelettrica e da altre fonti rinnovabili e spesso superiore ai consumi interni e con costi marginali molto più bassi rispetto al prezzo unico nazionale dovrebbe esserci un prezzo per le forniture dei cittadini residenti e delle imprese più basso di quello di mercato, anche per combattere il maggiore costo della vita tipico delle zone di montagna, pure in una logica di combattere lo spopolamento e la carenza di servizi pubblici.

 

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