In Trentino le retribuzioni dei lavoratori sono sempre più povere, nonostante cresca il valore aggiunto di produzione. Secondo l’indagine realizzata dalla Cgil Trentino, dal 2018 al 2022 il valore aggiunto per addetto in Trentino è aumentato da 50.819 euro a 65.249 euro (+28,4%), riducendo il differenziale con l’Alto Adige (73.100 euro), superando i valori medi del NordEst (60.700 euro). Ma, allo stesso tempo, è crollato di quasi cinque punti percentuali (da 35,4 del 2018 a 30,6 del 2022) il peso delle retribuzioni sul valore aggiunto prodotto, che risultano inferiori a quelle dei territori vicini (32,5% in Alto Adige nel 2022, 36,4% in Emilia Romagna e 36,3% in Veneto).
«In questo disallineamento sta una delle ragioni delle basse retribuzioni dei lavoratori in Trentino – commenta in una nota il segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli -. È incontestabile infatti che l’aumento della ricchezza prodotta sia nel comparto industriale, ma soprattutto in quello dei servizi, si sia tradotto in maggiori guadagni per le imprese. I lavoratori, dunque, ci hanno perso due volte. In primo luogo perché sono stati parte centrale di questa crescita del valore aggiunto, ma ne hanno portato a casa solo le briciole. In secondo luogo, perché i bassi incrementi salariali si sono polverizzati a fronte di un consistente aumento dell’inflazione». E, più in generale, del costo della vita, in Trentino più alto che altrove, specie alla voce abitazione.
Per Grosselli, la Giunta provinciale di Trento deve «intervenire in modo concreto sul piano delle politiche industriali, sulla selettività degli incentivi e sulla promozione della contrattazione. Anche la legge di stabilità appena approvata, nel concreto, non fa nessun passo avanti in queste direzioni. Crediamo invece che sia giunto il tempo che l’esecutivo superi i veti interni e apra una nuova stagione di dialogo con le parti sociali per negoziare misure concrete ed efficaci per risolvere l’emergenza salariale».
Il Trentino paga un decennio di mancate scelte e programmazione sullo sviluppo economico che ha effetti anche sul bilancio dell’Autonomia speciale, visto che questo è finanziato direttamente dal gettito fiscale prodotto sul territorio. E la differenza con l’Alto Adige è impietosa, visto che il Trentino è separato da quasi 2 miliardi in meno. Un risultato figlio di politiche economiche improvvisate e non lungimiranti specie da parte della maggioranza leghista che governa l’Autonomia negli ultimi sei anni, che ha puntato sul settore del turismo e dei servizi, trascurando quello della produzione industriale che, solitamente, come accade in Alto Adige, è in grado di assicurare maggiore redditività e buste paga più alte.
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