MILANO (ITALPRESS) – Un bozzetto ritrovato negli archivi della Biblioteca Braidense, l’idea e il lavoro di due appassionati creativi e degli studenti dello IED, il contributo della Fondazione Cariplo e il sostegno del Comune di Milano, dell’Associazione Figli della Shoah e dell’ANPI: così quell’abito da sera prende vita ottant’anni dopo il suo disegno, per raccontare la storia della maison Finzi, casa di alta moda milanese distrutta dalla barbarie nazifascista perchè di proprietà di cittadini milanesi di religione ebraica. C’è tutto questo nel progetto il “Filo spezzato”, che sarà presentato domani durante la cerimonia di consegna delle Benemerenze civiche al Teatro Dal Verme dal Sindaco Giuseppe Sala e dalla Presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi che, per l’occasione, indosserà l’abito da sera firmato Finzi alla presenza di Silvano Finzi, partigiano e figlio di uno dei due fratelli titolari della maison. “Ricucire lo strappo che l’odio e la violenza nazifascista hanno provocato nella nostra società, lacerando nel profondo la storia della famiglia Finzi e quella di tanti cittadini a Milano, in Italia e nel mondo è impossibile – spiega il sindaco di Milano Giuseppe Sala -. Ciò che possiamo fare è ristabilire la verità e fare memoria delle vittime e delle loro storie, anche attraverso progetti come ‘Filo spezzatò. L’abito che è stato realizzato, a distanza di ottant’anni da quando è stato disegnato, è un tributo elegante e intelligente alla storia bruscamente interrotta della maison Finzi e di tutte le altre aziende di valore per la nostra città cui i soprusi e la crudeltà nazifascista hanno impedito di crescere e prosperare”. “E’ un onore e un’emozione, per me, essere parte di una storia così significativa per Milano e per l’Italia che, con orgoglio, raccontiamo nel giorno del patrono della nostra città – commenta la Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi -. Domani non indosserò solo un vestito da sera, ma la testimonianza materiale di quanto sia importante curare, custodire e cercare la verità nella Memoria. Questo abito ricuce il filo spezzato dall’odio, riscatta la vicenda di una famiglia e di un’impresa milanese che, come tante altre, sono state distrutte dalla violenza dei fascisti italiani e dei nazisti e, allo stesso tempo, ha il merito di unire generazioni diverse in una esperienza di studio, ricerca e creazione artistica che certamente renderà più forte, in loro e in tutti noi, il ricordo e la Memoria di ciò che è stato l’Olocausto. Ringrazio chi ha reso possibile tutto questo”. L’iniziativa, alla quale hanno lavorato l’ANPI e l’Associazione Figli della Shoah con il contributo di Fondazione Cariplo e il patrocinio del Comune di Milano – “Milano è Memoria”, nasce da un progetto ideato dalla Creative Lead Marta Nava e dall’art director Guido Lo Pinto, con l’intento di ricucire la bellezza strappata dal nazifascismo e unire diverse generazioni nel ricordo e nel rispetto dei valori antifascisti di Milano. La storia è quella della casa di haute couture Finzi di via Manzoni a Milano, che all’inizio del ‘900 era diventata il punto di riferimento per la moda italiana. Con l’avvento del fascismo, a causa dell’origine ebraica dei suoi fondatori, la maison fu costretta a chiudere e i suoi proprietari, i fratelli Edgardo e Guglielmo, che combattè come partigiano, furono in seguito assassinati nei campi di sterminio. Guglielmo, detto William, venne insignito nel 1972 con un ambrogino alla memoria come Martire delle libertà. Prima di venire deportati, i Finzi lasciarono il bozzetto di un abito da sera sfuggito alle devastazioni del fascismo e conservato ancora oggi nella Biblioteca Nazionale Braidense. Partendo proprio da quel disegno ritrovato, gli studenti del Master in Fashion Design di IED Milano, ragazze e ragazzi sotto i trent’anni provenienti da tutto il mondo, hanno ricreato nell’ambito del corso Project Development Bespoke l’abito pronto a tornare nel cuore di Milano.(ITALPRESS).
Foto: Ufficio stampa Comune di Milano