Automotive Regions Alliance: la guida passa alla Lombardia

Fontana e Guidesi: «risultato di un grande lavoro politico. Vogliamo tutelare imprese e lavoratori lombardi».

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Automotive Regions Alliance
Il neo presidente dell'Automotive Regions Alliance, l'assesore lombardo Guido Guidesi.

La Lombardia assume la guida dell’Automotive Regions Alliance (Ara), l’alleanza tra 36 regioni europee impegnate ad agevolare la transizione dell’industria automobilistica e dell’indotto tutelando, nel contempo, imprese e posti di lavoro.

Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico di Regione Lombardia, è stato eletto presidente dell’Automotive Regions Alliance nel corso della Conferenza annuale che si è svolta all’Autodromo di Monza (entrerà in carica dal 1° gennaio 2025). Alla conferenza hanno partecipato i rappresentati delle 36 Regioni, il presidente del governo della Navarra, il presidente uscente dell’Ara, María Victoria Chivite Navascués e il commissario europeo uscente al Lavoro, Nicolas Schmit.

Il governatore lombardo, Attilio Fontana, è intervenuto per aprire la plenaria della Conferenza: «la presidenza per la Lombardia arriva al culmine di un lavoro politico che abbiamo portato avanti in questi anni per tessere alleanze con i territori, in modo da portare l’Unione europea ad assumere posizioni di maggiore buonsenso rispetto alla transizione del settore automotive. Abbiamo promosso un forte accordo tra 36 Regioni europee di diverso colore politico che condividono con noi proposte pragmatiche rispetto alla tutela e al rilancio di questo comparto strategico. L’Alleanza è la dimostrazione di come le Regioni abbiano un loro protagonismo anche all’interno dell’Europa. Come Lombardia rappresentiamo una filiera molto rilevante che farà sentire con autorevolezza la propria voce a livello continentale. Per una transizione ecologica razionale, occorre sviluppare tutte le opportunità che la scienza ci offre, senza limitare le scelte all’elettrico come sta facendo l’Unione Europea in maniera superficiale. Abbiamo un consistente numero di aziende, lavoratori e di piccole e medie imprese dell’indotto che operano con grande professionalità, alta tecnologia e innovazione: vogliamo tutelare questo patrimonio lombardo in tutte le sedi utili».

La presidenza lombarda è il “riconoscimento” di un percorso iniziato oltre due anni quando, in un contesto caratterizzato da una scarsa attenzione alle criticità del comparto, l’assessore Guidesi, insieme a tutto il “sistema lombardo”, decideva di intraprendere una battaglia di salvaguardia di un settore strategico per la competitività dell’Europa.

Automotive Regions Alliance
I rappresentanti delle 36 regioni dell’Automotive Regions Alliance riuniti a Monza.

In quel periodo, pochi avrebbero scommesso sulla posizione coraggiosa espressa dalla Lombardia. Due anni dopo, purtroppo, il mercato ha confermato la fondatezza dell’allarme lanciato dalla prima Regione manifatturiera del continente.

In questi oltre due anni le precedenti assemblee annuali dell’Automotive Regions Alliance, prima a Lipsia (Germania) poi a Pamplona (Spagna), hanno visto la Lombardia protagonista ai tavoli delle trattative per sostenere la neutralità tecnologica e la necessità di tutelare il settore a cominciare dalla salvaguardia dei posti di lavoro, il tutto rimarcando l’importanza di raggiungere gli obiettivi ambientali imposti dalla precedente Commissione europea.

Il secondo importante passaggio è stato l’elaborazione di un apposito studio che conferma la forza e le grandi potenzialità dei carburanti rinnovabili, in grado da subito di abbattere le emissioni sul parco già circolante; un’analisi scientifica predisposta dal Cluster Lombardo della Mobilità che comprende la filiera del settore, dalle università, dai centri di ricerca e dalle associazioni di categoria che è stata sottoposta ai governi italiani che si sono succeduti.

Un ulteriore risultato di grande importanza politica è stato ottenuto a Pamplona, in occasione della seconda assemblea annuale dell’Automotive Regions Alliance: qui la Lombardia è riuscita a portare sulle proprie posizioni tutte le 8 regioni italiane che fanno parte dell’Alleanza, mostrando una unitarietà che prescinde dai diversi colori politici.

A Monza è stata firmata la nuova dichiarazione dell’Ara che contiene passaggi fondamentali voluti dalla Lombardia e sottoscritti da tutte le 36 regioni appartenenti all’Alleanza. Tra i capitoli più significativi il richiamo chiaro alla «neutralità tecnologica riguardo ai modi di conseguire l’obiettivo della mobilità stradale a zero emissioni» e, ancora, la «vitale importanza dell’industria automobilistica per la prosperità e la competitività – nonché per la coesione economica, sociale e territoriale – dell’Unione europea».

Sempre in tema di neutralità tecnologica, si afferma al punto 22 del documento la «necessità di rispettare l’ampia varietà di situazioni di mobilità e di integrare l’elettrico con le tecnologie alternative, climaticamente neutre dalla produzione all’impiego in linea con la dichiarazione adottata in esito al vertice del G7 Trasporti svoltosi a Milano nel 2024».

Di matrice lombarda anche il capitolo sull’esigenza di escludere le auto storiche dai vincoli sugli obiettivi climatici e quello, centrale, che invita l’Ue a riaffermare la metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA) per determinare il reale impatto sull’ambiente di un automezzo, dato che il parametro non può essere limitato al fattore emissioni ma occorre considerare tutti gli aspetti, a partire dalle fonti per la produzione dell’energia.

Secondo la visione promossa dalla Lombardia e condivisa dalle Regioni dell’Alleanza, l’Unione Europea non dovrebbe imporre ai cittadini la tipologia di automobile e di propulsione da utilizzare, ma concentrarsi sulla definizione degli obiettivi ambientali da raggiungere, lasciando ai territori la libertà di scegliere le soluzioni tecnologiche più adeguate: elettrificazione, idrogeno o combustibili alternativi.

«L’Alleanza delle 36 Regioni ed il lavoro tra le Regioni stesse – ha affermato Guidesisaranno fondamentali per cercare di portare proposte concrete alla prossima Commissione europea. Idee che permettano all’automotive di restare anche in futuro un settore strategico. Ora il primo passo è quello di farsi ascoltare dalla nuova Commissione affinché i dovuti correttivi possano salvare un settore estremamente importante per la nostra economia. La prima cosa che farò è chiedere un incontro al nuovo Commissario affinché la voce dei territori, di coloro che vivono le difficoltà del settore e le conseguenze negative delle scelte fatte dalla UE in precedenza, possa essere ascoltata. C’è poco tempo, il settore chiede certezze».

Si tratta di difendere una filiera dell’automotive lombarda composta da circa 100.000 lavoratori, oltre 30.000 imprese con un fatturato totale di oltre 40 miliardi di euro. Fermare la produzione del motore endotermico avrebbe effetti irreparabili con l’interruzione di molte attività e l’inevitabile perdita di competitività del settore produttivo lombardo, italiano ed europeo a vantaggio di altri competitori sullo scenario globale.

Secondo i promotori del documento, una transizione graduale ed equilibrata, contraddistinta dalla neutralità tecnologica, consentirebbe all’Europa di non disperdere un patrimonio di competenze, tecnologie, know how e posizionamenti sul mercato acquisiti in cento anni di ricerca, innovazione e scelte imprenditoriali.

La sottoscrizione all’unanimità della “Dichiarazione di Monza” è il frutto di uno sforzo diplomatico messo in campo da Regione Lombardia per raggiungere un accordo tra soggetti istituzionali eterogenei dal punto di vista politico. L’Alleanza ha un “peso specificorilevantissimo all’interno del contesto europeo, includendo i principali motori economici del continente. Le regioni italiane che ne fanno parte sono 9: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise, Basilicata, Veneto e Umbria. A queste si aggiungono altre 27 regioni europee dei più importanti Paesi del continente, fra cui Germania, Spagna e Francia. Insieme questi territori alimentano un Prodotto Interno Lordo pari a 5.000 miliardi di euro, il 34% del Pil europeo, oltre a rappresentare complessivamente 134 milioni di cittadini europei, corrispondenti al 31% della popolazione di tutti i Paesi dell’Unione europea. Il Pil totale delle regioni dell’Alleanza è superiore dell’8,7% rispetto alla media europea.

 

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