Più che il risultato sui vincitori, in parte scontato, pesa l’affermazione degli astensionisti alle elezioni regionali che risulta particolarmente alta, con solo il 46,4% degli aventi diritto che ha votato in Emilia Romagna (rispetto al 67,6% del 2020), con l’Umbria che fa solo leggermente meglio, con solo il 52,3% degli aventi diritto al voto (contro il 64,7% delle regionali precedenti). E tutte le riflessioni elettorali vanno viste in tale luce, così come le vittorie.
In entrambe le regioni, il Pd di Elly Schelin si piazza come primo partito staccando ampiamente il secondo, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni: in Emilia Romagna il Pd torna abbondantemente sopra il 40%, arrivando al 43% e guadagnando sette punti rispetto alle Europee di giugno, mentre FdI è attorno al 24%. In Umbria il Pd si assesta poco sopra il 30%, mentre FdI perde posizioni e si ferma poco sotto il 20%.
Detto delle due forze politiche principali, tutte le altre vengono dietro ampiamente staccate. Il centro sinistra deve registrare il crollo del suo principale alleato, il M5s di Giuseppi Conte, che in Emilia Romagna passa dal 7,2% ad un misero 3,5%, mentre in Umbria passa dall’8,9% delle Europee di giugno al 4,7% di ora. Alleanza Verdi/Sinistra di Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli si conferma un solido appoggio di sinistra per la coalizione (in Emilia Romagna 5,3% e in Umbria 4,2%).
Sul fronte del centro destra, in Emilia Romagna quella di Elena Ugolini è stata una sfida decisamente difficile, al limite dell’impossibile, dove sul risultato complessivo pesa l’evaporazione della Lega Salvini piombata al 5,28%, superata anche da Forza Italia al 5,62%. Non ha fatto meglio la lista Elena Ugolini presidente che ha chiuso al 5,14%. Stessa musica in Umbria, dove Fratelli d’Italia si conferma largamente primo partito del centro destra con il 19,47%, seguita al secondo posto da Forza Italia al 9,42% che stacca abbondantemente la Lega Salvini ferma al 7,82%. Seguono la lista civica Tesei presidente al 4,86%, Noi Moderati al 2,81%, Alternativa Popolare di Bandecchi al 2,25%. Proprio la presenza di Bandecchi nel centro destra non è servita a nulla, visto che nel feudo del sindaco di Terni il risultato di Tesei è stato peggiore di quello medio umbro.
E se Schlein festeggia il risultato doppio, sul fronte del centro destra si mastica amaro, specie in Umbria dove era al governo che ora passa all’opposizione. Ne è testimonianza la fretta con cui il premier Giorgia Meloni è intervenuta a congratularsi con i due vincitori con un intervento da Rio de Janeiro dove si sta svolgendo il G7.
Il risultato elettorale ora lascerà spazio alle fibrillazioni, specie nel centrodestra, in vista della tornata delle regionali 2025, dove in palio ci sono regioni importanti come Veneto, Campania e Puglia, oltre a Marche e Valle d’Aosta. Particolarmente debole è la posizione di Salvini che difficilmente potrà rivendicare un proprio candidato su un Veneto dove l’uscente Luca Zaia è pronto per altri scenari e dove la Lega Salvini vale elettoralmente un terzo di Fratelli d’Italia. E lo stesso potrebbe accadere nelle altre due importanti regioni, ora a guida Pd, dove Fratelli d’Italia potrebbe imporre un proprio candidato. Sempre che abbia un profilo spendibile e che non abbia scheletri nell’armadio.
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