Il biometano ha la possibilità di essere la fonte di energia rinnovabile destinata a sostituire un quarto delle forniture di gas metano di origine fossile un tempo importate dalla Russia: obiettivo a sostegno del quale il Pnrr ha stanziato 1,7 miliardi di euro per raggiungere, entro il 2026, una produzione nazionale di circa 2 miliardi di metri cubi all’anno, pari a quattro volte quella attuale grazie anche all’accordo tra Coldiretti e Italgas.
Coldiretti ha presentato a Pordenone il protocollo d’intesa siglato nella sede del ministero delle Politiche agricole con Italgas, principale operatore in Europa nella distribuzione del gas con una forte presenza in Italia e Grecia.
«Il convegno – sottolinea il presidente di Coldiretti Friuli Venezia Giulia, Martin Figelj – è servito a diffondere il messaggio dell’opportunità di aumentare la produzione di biometano in Italia. Con questo protocollo, Coldiretti garantisce il coinvolgimento dei soci nei piani di informazione e formazione sul biometano e li sensibilizzerà sul suo utilizzo in diversi ambiti produttivi e industriali, realizzando anche una mappatura degli impianti di biogas esistenti e potenzialmente oggetto di conversione a biometano. Italgas, da parte sua, si impegna a contenere i tempi di valutazione delle proposte di connessione dei nuovi impianti alle proprie reti e a ridurre i costi di allacciamento».
Per il presidente del Consorzio italiano biogas, Piero Gattoni, «l’obiettivo che si è dato il Paese di quasi 6 miliardi di metri cubi di biometano nel 2030 è una grandissima opportunità non solo per differenziare la produzione di gas con una significativa quota di rinnovabile, non solo per poter disporre di energia elettrica programmabile, ma anche perché il digestore anaerobico è una tecnologica che permette la transizione agroecologica, fattore di competitività per le aziende».
Per l’assessore all’agricoltura del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier, «gli impianti di biometano consentono di abbinare una produzione energetica sostenibile con una serie di vantaggi anche a livello di territorio». Anche perché, rispetto alle pratiche agronomiche tradizionali della dispersione dei reflui zootecnici sui terreni agricoli, sostanze ricche di nutrienti anche in eccesso che rischiano il dilavamento e l’inquinamento dei corpi idrici, il digestato post trattamento anaerobico è meno impattante e più stabilizzato, oltre ad essere un ottimo ammendante per i terreni post sovescio.
«Il biometano è la soluzione ideale e già disponibile – ha commentato l’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo – per dare una risposta alla complessa equazione con cui fa i conti l’Europa: raggiungere una transizione ecologica che garantisca allo stesso tempo sicurezza degli approvvigionamenti e competitività dei costi dell’energia».
«L’Italia ha una capacità produttiva stimata di circa 8 miliardi di metri cubi di biometano già al 2030, ma per liberarla serve un quadro normativo che redistribuisca i costi di allacciamento alla rete alleggerendo la componente in capo ai produttori. L’intesa tra Coldiretti e Italgas – aggiunge l’on. Vannia Gava, viceministro all’Ambiente – è un passo significativo nella promozione dello sviluppo sostenibile in Italia, ma anche un contributo decisivo al rafforzamento della nostra autonomia di approvvigionamento attraverso la diversificazione e la decarbonizzazione delle fonti, in coerenza con la linea dettata dell’Ue nel RePowerEU».
«L’agricoltura vuole essere protagonista della produzione di energia rinnovabile, per questo stiamo lavorando insieme per contrastare l’aumento dei costi per famiglie e imprese – l’intervento in chiusura del presidente di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini -. Il ruolo del biogas nel perimetro delle energie pulite rappresenta un punto di partenza ineludibile poiché dall’utilizzo degli scarti delle coltivazioni e degli allevamenti è possibile arrivare alla realizzazione di impianti per la produzione di biometano a livello nazionale per alimentare non solo i macchinari agricoli ma anche autobus, camion e navi oltre alle auto delle famiglie italiane».
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