Microsatelliti assemblabili come Lego in orbita sulla Iss

Al via test sull'idea dell'Università di Trieste e Picosats.

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Costruire una nuova generazione di microsatelliti in plastica, modulabili come mattoncini Lego, che integrano i collegamenti elettrici tra le diverse schede operative al loro interno e quindi più leggeri, spaziosi ed efficienti: questo l’obiettivo del progettoRise – Resilient integrated structural elements” dell’Università di Trieste e dell’azienda Picosats.

La stazione spaziale internazionale da oggi ne ospita un prototipo speciale. Si tratta – informa l’Università di Trieste – di un cubo in materiale plastico percorso da piste conduttrici che servono a collegare le schede operative montate all’interno dell’oggetto. La parte elettrica è integrata nella struttura e la rende molto più robusta, economica e facile da produrre rispetto a quella di vecchia generazione.

La struttura del microsatellite, in plastica stampata in 3D e vuota all’interno, consente di gestirne la geometria in maniera modulare, come si trattasse di assemblare mattoncini da gioco estremamente tecnologici.

«Nei quattro mesi in cui testeremo la nostra idea, capiremo se il dispositivo è capace di funzionare in microgravità e di reggere le sollecitazioni impresse dal lancio della missione CRS-31 di SpaceX a bordo del razzo Falcon 9 – spiega Stefano Seriani, docente di Robotica e responsabile scientifico di Rise -. Se così fosse, avremmo posto le basi per una rivoluzione nel mercato dei microsatelliti».

Questi oggetti spaziali si prestano ad applicazioni versatili che vanno dall’osservazione della Terra alle telecomunicazioni, fino all’astrofisica e all’esplorazione planetaria. “Rise” ha mosso i primi passi nel 2018 quando il gruppo di ricerca vinse la sfida sponsorizzata da IceCubes nel concorsoSpace Exploration Mastersorganizzato dall’Esa, l’Agenzia spaziale europea, classificandosi al secondo posto nella sfida Esa & Commercial Partners. Il progetto ha ottenuto così un biglietto per la Stazione spaziale internazionale messo a disposizione da Space applications services. Ora, nell’anno del centenario dell’Università di Trieste, diventa realtà, grazie anche al contributo dell’Agenzia spaziale italiana che ne ha finanziato lo sviluppo.

 

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