La vicenda del frettoloso cambio al vertice di Agsm-Aim, la municipalizzata energetica e dei servizi pubblici da oltre 2 miliardi di fatturato posseduta dai comuni di Verona (62%) e di Vicenza imposta dal nuovo sindaco di centro sinistra, l’ex calciatore Damiano Tommasi, finisce come molti avevano ipotizzato fin dall’inizio, con l’azionista di maggioranza soccombente e con la condanna ad indennizzare il presidente rimosso della municipalizzata Stefano Casali (attualmente consigliere della regione Veneto in quota FdI) con 130.000 euro, pari alla cifra che avrebbe incassato se avesse portato a termine il suo mandato illegittimamente caducato dal sindaco Pd. Il ricorso presentato da Casali, a parziale vittoria di Tommasi, è stato respinto nella parte in cui chiedeva il reintegro al vertice della società.
Ora si apre la questione di chi paga le somme che il Tribunale delle imprese di Venezia ha stabilito a favore di Casali, perché lo scenario più che probabile è che siano i cittadini di Verona e di Vicenza a dovere pagare con le loro tasse l’indennizzo, salvo la possibilità che la Corte dei conti veneta faccia il suo percorso di accertamento del danno erariale con conseguente richiesta di danni a carico del sindaco scaligero.
La vicenda risale a due anni fa, quando si è verificata una diversità di strategie circa l’operatività di Agsm-Aim tra i due principali azionisti, il neo eletto sindaco di Verona alla guida di una coalizione di centro sinistra che ha scalzato quella di centro destra, e l’ex sindaco di Vicenza Francesco Rucco, che guidava una coalizione di centro destra. Proprio Rucco, che aveva votato contro la revoca da presidente della municipalizzata di Casali, oggi rilegge la vicenda con il senno del poi: «la sentenza conferma ciò che avevo previsto. La revoca di Stefano Casali era senza giusta causa e ora i cittadini si troveranno a dover risarcire. Era evidente che il risultato sarebbe stato questo».
Secondo Rucco, la decisione di Tommasi «ora costerà ai cittadini, ma credo che il risarcimento dovrebbe essere coperto di tasca propria da chi ha dimostrato incapacità amministrativa, anziché riversare il costo sulle tasche dei cittadini».
All’origine della rimozione dalla presidenza di Agsm-Aim di Casali la scelta di opporsi all’acquisizione del 35% della società milanese Compago, bloccando assieme al consiglio di amministrazione la decisione dell’amministratore delegato Stefano Quaglino che aveva sottoscritto un accordo del valore di 50 milioni di euro. Uno scenario che a Tommasi non è piaciuto, tanto da operare un putsch al vertice della società, rimuovendo lo stesso Casali e il consigliere d’amministrazione di nomina veronese, Francesca Vanzo, nominando al loro posto Federico Testa come presidente e Angela Broglia come consigliere d’amministrazione.
La vicenda potrebbe non finire qui, perché è ancora aperta l’indagine penale della Procura di Vicenza a seguito dell’esposto del collegio dei sindaci di Agsm-Aim per false comunicazioni sociali e impedito controllo societario a carico dell’ex amministratore Stefano Quaglino, poi rimosso.
Secondo alcuni esponenti dell’odierna opposizione nel consiglio comunale di Verona, tutta l’operazione dal sindaco Tommasi sarebbe stata imbastita all’insegna dello “spoil system” per piazzare esponenti di rilievo del centro sinistra trombati alle elezioni, salvo il sindaco avere operato come un elefante in una cristalleria.
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