Le regole attuali non permetteranno di soddisfare le richieste di nuove case a Milano e servono minori vincoli per favorire la realizzazione di edilizia sociale: è quanto emerge dallo studio commissionato da Aspesi, Assimpredil Ance e Confindustria Assoimmobiliare, a Carlo Cottarelli, direttore del programma di educazione per le Scienze economiche e sociali dell’università Cattolica in vista della stesura del prossimo Pgt (Piano di governo del territorio).
L’idea è di fornire un supporto al comune di Milano nell’individuare strategie efficaci che consentano il coinvolgimento degli investitori privati per soddisfare le richieste di nuove abitazioni, sia per il mercato libero che per l’Edilizia residenziale sociale (Ers).
«Utilizzando i dati disponibili, forniti anche dal comune, a Milano – ha dichiarato Cottarelli – a fronte di una richiesta complessiva stimata di 9.300 nuove abitazioni ogni anno fino al 2038 (5.000 per l’aumento previsto delle famiglie residenti e 4.300 come probabile riflesso del turnover delle famiglie ora abitanti nel comune) sono state vendute nel primo trimestre del 2024 solo 648 abitazioni nuove e, su base annua, si potrà arrivare alla vendita di circa 2.600 appartamenti, cioè solo il 28% del fabbisogno stimato».
«I conti economici descritti nello studio – prosegue Cottarelli – mostrano che l’imposizione di vincoli Ers al di sotto dei 10.000 mq, se non per percentuali contenute, renderebbe non realizzabili progetti di nuove case a Milano. Più in generale, livelli di Ers elevati come quelli inclusi nei bandi degli anni più recenti riducono la realizzabilità dei progetti anche sopra i 10.000 mq, il che ha contribuito al declino quantitativo dello sviluppo immobiliare a Milano, che non sembra ora in grado di affrontare il fabbisogno di nuove abitazioni, sia in edilizia libera che sociale, che lo stesso comune stima per i prossimi anni. L’approccio attuale, quindi, non è economicamente sostenibile e lo sarebbe ancor meno in presenza di vincoli ancora più stretti relativi alla Ers».
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