Prevenzione straripamenti corsi d’acqua: il Veneto mette nel mirino le nutrie

I roditori “colpevoli” di scavare tane negli argini dei corsi d’acqua che inducono sifonamenti che minano la sicurezza strutturale degli argini. Ma nessuno interviene sul dragaggio dei letti ormai alzatesi oltre il livello di campagna.

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Prevenzione straripamenti
Un esemplare di nutria.

Il Veneto, dal 2010 a oggi, per la prevenzione straripamenti dei corsi d’acqua ha realizzato opere idrauliche per 2,1 miliardi di euro, a partire dalle vasche di laminazione, ma oggi il vero problema, per il presidente del Veneto, Luca Zaia, «sono le perforazioni lungo gli oltre 5.000 chilometri di argini che abbiamo nel territorio, le gruviere create dalle nutrie e dagli animali selvatici».

«È un problema che si è diffuso in tutta la Pianura Padana – precisa Zaia -, e la vera sfida adesso non è più il sormonto arginale dell’acqua, ma lo sfondamento arginale». Gli argini si rompono, «e per sistemarne solo un chilometro servono 2,5 milioni di euro», perché «bisogna realizzare un muro di cemento armato invisibile all’interno».

Uno scenario solo parzialmente veritiero, perché la maggioranza dei corsi d’acqua ha argini realizzati con riporti di pietre di grandi dimensioni con gli spazi interstiziali costipati da pietrisco di calibro ridotto e terra. Certo, realizzare argini rinforzati con setti di calcestruzzo conferisce maggiore resistenza sia alla pressione dell’acqua che ai tentativi di realizzazione di gallerie da parte dei roditori acquatici, ma non è sempre necessario.

La soluzione, per Zaia, è «l’eradicazione delle specie pericolose, a partire dalla nutria, che è ubiquitaria. È brutto da dire, ma deve essere totale. Oggi – conclude – il ventre molle del patrimonio idraulico del Veneto è caratterizzato da questa sfida».

Anche qui Zaia sbaglia bersaglio, dimentico che il veroventre molle” è quella classe politica – quella sua compresa – che nel tempo ha fatto poco per tenere manutenutati i vari corsi d’acqua, rimuovendo l’eccesso di vegetazione che cresce all’interno del corso, per non dire del periodico dragaggio dei letti di rivi, torrenti e fiumi, a partire da quelli che trasportano a valle più materiale.

L’aver abiurato alla pratica del dragaggio periodico per la prevenzione degli straripamenti ha fatto sì che in molte zone il letto del corso d’acqua sia ormai allo stesso livello o anche superiore al piano di campagna circostante, favorendo così anche l’insorgenza di fontanazzi quando il livello aumenta così come la pressione esercitata sugli argini. Dragare consentirebbe anche di aumentare la sezione idraulica dei vari corsi, rendendo meno cogente la realizzazione delle casse di espansione.

 

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