Nei primi otto mesi del 2024, l’Europa (Eu-27) ha registrato un andamento delle immatricolazioni delle auto elettriche (Bev a batteria e Phev ibride ricaricabili) in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (19,2% vs. 21,4%) evidenziando velocità differenti nel percorso di transizione alla mobilità elettrica.
Il dato emerge dalla V edizione dello studio “eReadiness index” di PwC Strategy& che ha indagato le intenzioni e i comportamenti di acquisto di oltre 17.000 consumatori in 27 Paesi nel mondo e i principali Paesi europei, tra cui l’Italia.
In particolare, l’Italia risulta fanalino di coda con il 7,2% di penetrazione di vetture elettriche immatricolate. Inoltre, secondo l’”eReadiness index” di PwC Strategy&, un indicatore di sintesi che misura il livello di maturità rispetto al percorso di transizione verso la mobilità elettrica di massa, l’Italia si colloca tra gli ultimi posti in Europa, in linea con quanto avvenuto lo scorso anno.
Nonostante un buon miglioramento rispetto all’anno precedente, il Belpaese continua a registrare un divario rispetto ai principali Paesi europei in termini di infrastrutture di ricarica pubblica con 1,4 punti di ricarica ogni 1.000 veicoli (rispetto ai 7,6 della Norvegia ed ai 2,6 della Germania) e 0,45 punti di ricarica sopra i 150kW in proporzione ai chilometri di autostrada (rispetto ai 11,4 della Norvegia ed ai 1,9 della Germania).
Tra i fattori che penalizzano la posizione dell’Italia si evidenziano anche un’offerta ancora limitata in termini di modelli a batteria ed un costo di ricarica non pienamente competitivo se paragonato a quello dei combustibili fossili, specie se paragonato con le tariffe dei punti di ricarica ad alta potenza. A livello globale, tra le 27 nazioni oggetto dello studio, la Norvegia si posiziona come il Paese più maturo per la transizione elettrica, mentre per ultimo si posiziona il Giappone.
I Paesi del Nord Europa, tra cui Norvegia, Svezia e Olanda si confermano leader nella mobilità elettrica con una quota di immatricolato elettrico tra il 45% ed il 90% rispetto al totale delle vendite. Seguono a distanza i principali Paesi dell’Europa centrale come Francia e Germania, che si attestano tra il 18% e 25% di penetrazione dell’elettrico e con un andamento in contrazione rispetto all’anno precedente.
Il caso della Norvegia merita una considerazione a sé, in quanto la forte penetrazione dell’auto elettrica a batteria è stata propiziata solo grazie alla fortissima incentivazione pubblica resa possibile dalla disponibilità di un ingente fondo sovrano alimentato, guarda caso, dai proventi dell’industria fossile, con le vendite di petrolio e gas naturale del mare del Nord. E ora che in Norvegia la pacchia degli incentivi è di gran lunga ridotta, come sta accadendo del resto anche in Germania che li ha azzerati, il mercato dell’auto elettrica sta crollando, con i consumatori che stanno tornando al tanto vituperato – dagli ambientalisti a prescindere s’intende – motore termico, benzina e Diesel.
Tornando all’indagine di PwC Strategy&, come già accaduto lo scorso anno, l’Italia si conferma fanalino di coda tra i principali Paesi europei, con una quota del 7,2% di penetrazione di vetture elettriche immatricolate ad agosto 2024, in calo rispetto all’8,6% dello stesso periodo dell’anno precedente. A perdere quota di mercato, sono state sia le vetture plug-in, sia quelle full-electric, con queste ultime che si sono attestate al 3,8% delle immatricolazioni complessive rispetto al 3,9% del 2023.
Ad oggi, le immatricolazioni di vetture elettriche in EU-27 sono state inferiori di circa il 35% rispetto alle previsioni formulate nel 2021, prospettando un ritardo nel raggiungimento delle scadenze fissate dall’Unione Europea che vanno aggiornate in senso meno restrittivo il più rapidamente possibile.
Ad allargare il de profundis sull’auto elettrica, arriva anche lo studio sul mantenimento del valore sul mercato dell’usato realizzato da Moody’s, secondo cui la fluttuazione di prezzo è decisamente maggiore rispetto a quella di un’auto con motore a combustione.
In Germania, a tre anni dall’acquisto, da oltre il 50% di dicembre 2022 il valore residuo delle auto elettriche a batteria (Bev) a giugno 2024 era sceso a meno del 40%, quello dei modelli ibridi ricaricabili (Phev) era del 45%, mentre le auto con motore termico erano stabilmente sopra il 50%. Nel Regno Unito il crollo dei valori dell’usato a batterie è stato ancora più marcato, con le Bev passate dal 70% di settembre 2022 a sotto il 40% di giugno 2024, mentre quelle Phev e termiche rimangono sopra il 50%.
Il forte calo del valore dell’usato elettrico o elettrificato si trasforma in un pesante problema economico sia per i proprietari di auto elettriche che per le flotte di autonoleggio, che basano gran parte del loro schema imprenditoriale sul valore di rivendita del veicolo a noleggio terminato. Problemi che stanno iniziando ad affliggere anche quegli investitori che detengono nel loro portafoglio titoli legati al mondo dell’auto elettrica.
Lo studio di Moody’s evidenzia come i portafogli Abs (assed backed securities) che cartolarizzano prestiti auto e mutui legati alle auto elettriche sono maggiormente esposti nei Paesi con un’alta penetrazione di Bev, con in testa i Paesi Bassi, dove l’adozione è più diffusa (oltre il 30% Bev e 14% Phev). In Olanda alcuni portafogli possono arrivare a un’esposizione del 50%. Germania, Regno Unito e Francia presentano un’esposizione inferiore al 20%. Italia e Spagna non vanno fortunatamente oltre il 5%.
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