Fondo per il cinema: volano culturale o mangiatoia per i soliti noti?

L’ex ministro Sangiuliano è stato criticato per il primo taglio da 100 milioni al fondo per il finanziamento delle nuove opere cinematografiche, salvo che molte pellicole finanziate sono state autentici flop di pubblico e di incassi.

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Fondo per il cinema

Se si vuole un esempio puntuale degli sprechi di denaro pubblico, il Fondo per lo sviluppo degli investimenti e nell’audiovisivo del ministero della Cultura, comunemente detto fondo per il cinema, più che fungere da volano per la crescita culturale e tecnica del cinema italiano pare essersi trasformato in una colossale mangiatoia per i soliti noti, soprattutto durante la gestione dell’ex ministro Pd, Dario Franceschini, che ha più che raddoppiato i finanziamenti del fondo e gonfiato a dismisura il numero delle pellicole finanziate, molte delle quali non hanno mai visto uno spettatore nei cinema.

Il primo taglio da 100 milioni apportato al fondo per il cinema dall’ex ministro Gennaro Sangiuliano ha visto la levata di scudi da registi e produttori, quasi tutti accumunati da una formazione culturale di stampo progressista, con Nanni Moretti e Gabriele Muccini tra i maggiori incavolati. C’è da capirli, perché Sangiuliano ha affondato la mannaia nella loro mangiatoia finora indisturbata e sempre amorevolmente riempita da Franceschini.

A giustificare il taglio al fondo per il cinema ci sono i dati che parlano più chiaro di tante proteste partigiane. Il ricco ammontare del fondo, portato dai dai 423,5 milioni di euro del 2017 agli 849,9 del 2022, salvo calare a 746 nel 2023 dopo l’addio di Franceschini e l’arrivo di Sangiuliano che ha interrotto un lunghissimo corso di ministri di osservanza piddina o comunque di sinistra, ha portato l’Italia a diventare leader incontrastata in Europa nella produzione di film: nel 2022 ha visto la produzione di 355 opere, il 24% in più della Francia, il 79% in più della Germania, e il 173% in più del Regno Unito, secondo il rapporto Valutazione di impatto Legge cinema e audiovisivo – anno 2022 promosso dalla direzione generale Cinema e audiovisivo del Mic e a cura di Università Cattolica del Sacro Cuore e Pts Spa.

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I dati più clamorosi riguardano l’arrivo nei cinema di tutta questa produzione cinematografica sovvenzionata con i soldi pubblici. Prendendo in considerazione i 4 anni dal 2019 al 2023, su 1.354 film che hanno presentato domanda di tax credit, poco meno del 45%, ovvero 598 pellicole, non risulta ancora uscito in sala, secondo i dati Cinetel aggiornati al 26 giugno 2024. Se ci si limita ai soli lungometraggi, con 885 richieste di tax credit negli stessi quattro anni, ben 353 non risultano uscite in sala.

Il raddoppio del fondo per il cinema ha fatto da volano alle richieste di tax credit cresciute a dismisura, passate dalle 122 del 2019 alle 464 per altrettante opere nel 2021 e 409 nel 2022.

La disponibilità di soldi pubblici a bizzeffe ha avuto riflessi sulle borse dei vari artisti, partendo dai registi che spesso sono gli ideatori delle varie pellicole. I registi Luca Guadagnino ed Edoardo Gabbriellini hanno incassato 2,4 milioni per “We are who we are”, finanziato per complessivi 13,2 milioni di euro dal fondo con lo strumento del credito d’imposta. Gabriele Muccino ha incassato 2,2 milioni per la regia di “A casa tutti bene 2 – la serie”, finanziato per 2,1 milioni. Paolo Genovese ha guadagnato 1,4 milioni di euro come compenso da regista per “I leoni di Siciliafinanziato con 8,7 milioni dal fondo. Saverio Costanzo ha incassato 1,7 milioni come compenso da regista per “Finalmente l’albafinanziato per complessivi 9,5 milioni.

A fronte di incassi milionari munti dalla tetta di Stato del fondo per il cinema, il risultato economico al botteghino delle sale cinematografiche è stato decisamente differente. Due pellicole che hanno richiesto il tax credit per 4 milioni hanno incassato insieme 13.000 euro; altre due opere sono state finanziate per quasi 1,2 milioni e ne hanno incassati meno di 7.000 euro; c’è anche un film che ha ricevuto 700.000 euro di contributo pubblico ed è stato visto da 29 (ventinove) spettatori con incassi di qualche centinaio di euro. Ma se si guarda al numero di spettatori nelle sale, questa pellicola è in buona compagnia con i 79 spettatori (e 262.000 euro di contributi pubblici), mentre altre viaggiano poco oltre le 100 unità che eroicamente hanno calcato le poltrone delle sale (interessanti due pellicole che a fronte di contributi pubblici per 1,3 e 1,1 milioni di euro, hanno visto rispettivamente ben 128 e 217 spettatori).

L’ex ministro Sangiuliano ha tracciato il solco e ora tocca al neoministro Giuli, non appena avrà preso pieno possesso della macchina del Mic, proseguire nel percorso iniziato e proceda a tagliare e a riqualificare la spesa a supporto della produzione di film italiani, anche perché più che il Fondo per il cinema dovrebbe essere il mercato a decidere se una sceneggiatura merita di trasformarsi in un film, soprattutto per evitare di produrre pellicole che passano dalla cinepresa all’oblio senza soluzione di continuità.

 

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