Confapi Padova, Marco Trevisan nuovo presidente

L’assemblea dei soci elegge il nuovo vertice degli imprenditori patavini che subentra al lungo mandato di Carlo Valerio alla presenza del ministro Pichetto Fratin.

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Confapi Padova
Il passaggio alla presidenza di COnfapi padova con il neo presidente, Marco Trevisan (a sx) con l'uscente Carlo Valerio.

Marco Trevisan è il nuovo presidente di Confapi Padova, eletto dall’assemblea dei soci e subentra a Carlo Valerio, che ha guidato l’associazione negli ultimi 10 anni, un periodo caratterizzato da una forte crescita per Confapi Padova, che ha triplicato il numero dei soci.

Trevisan, 55 anni, padre di due figlie, è proprietario della Trevisan S.r.l., azienda metalmeccanica di Massanzago leader nel settore dei trattamenti termici dei metalli e guida, in società col fratello Alvise, anche Rettifica Nord S.r.l. di Vigonza, altra azienda metalmeccanica.

All’assemblea che ha eletto Trevisan hanno partecipato anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il Mons. Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, e Mark Baciak, CTO Neuarlfabric.ia, oltre al presidente confederale, Cristian Camisa, il presidente emerito e deputato di Forza Italia, Maurizio Casasco e il neo assessore al Lavoro del Veneto, Valeria Mantovan.

«Credo profondamente nel lavoro di squadra, nell’armonia e nella coesione del gruppo», ha dichiarato il neo presidente ringraziando Valerio e i soci ed esprimendo la volontà di «crescere lungo il solco tracciato in questi anni».

Tante le sfide che le imprese dovranno affrontare nei prossimi mesi, dovendo fare i conti con l’influenza delle tensioni geopolitiche globali che pesano sul settore manifatturiero e sulle catene di approvvigionamento. «In un contesto economico così incerto, le piccole e medie imprese del territorio si sono dimostrate sorprendentemente resilienti nel fronteggiare i diversi shock degli ultimi anni. Confapi Padova – sottolinea Trevisan – le rappresenta e le tutela, e punta sempre più a essere il cuore pulsante della comunità imprenditoriale industriale di un’area che è baricentro del NordEst italiano, promuovendo sinergie, collaborazioni e crescita condivisa tra imprese e stakeholder. Ci impegneremo a creare vantaggio competitivo facilitando la condivisione di conoscenze, risorse e opportunità per il bene comune. La sfida più ambiziosa? Portare sempre più le priorità delle nostre PMIpadovane, venete, del NordEst – al centro dell’agenda politica».

Confapi Padova
Da sx Maurizio Casasco, ministro Gilberto Pichetto Fratim, Carlo Valerio, Cristian Camisa e Marco Trevisan.

A lui l’augurio del predecessore Valerio: «in questo decennio abbiamo lavorato con l’obiettivo comune di servire, nel senso più nobile del termine, i nostri imprenditori e la comunità. L’Associazione ha sempre accompagnato i suoi membri, offrendo supporto, conoscenza e aggiornamento, senza mai sostituirsi alla loro iniziativa. Il nostro ruolo è stato quello di essere un punto di riferimento, di fornire quel supporto di conoscenza che spesso esula dalle attività quotidiane, ma che risulta fondamentale per affrontare le sfide del mercato e del futuro».

Dopo l’assemblea privata di Confapi Padova, si è svolta la tavola rotonda intitolataIntelligenza sostenibileRiflessioni sul nuovo paradigma industriale: scienza e tecnologia a servizio dello sviluppo umano integrale”. A portare il proprio contributo Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere Pontificia Accademia per la Vita, Mark Baciak, CTO & Co-founder Neuralfabric.ai, oltre al presidente della Confederazione, Cristian Camisa, e a Maurizio Casasco, presidente Emerito di Confapi nazionale, e l’assessore al Lavoro della Regione Veneto, Valeria Mantovan – alla prima uscita pubblica ufficiale dopo la sua recentissima nomina – e Alessandro Frizzarin, presidente del Parco Regionale dei Colli Euganei, area recentemente proclamata “Riserva della Biosfera Mab Unesco”.

Molto atteso l’intervento del titolare del MASE. «In questi due anni abbiamo trasformato il panorama energetico nazionale, riuscendo ad assicurare l’indipendenza energetica e a incrementare in modo significativo la quota di rinnovabili nel nostro mix energetico. Con la nuova versione del PNIEC rafforziamo questa impostazione, dotandoci di un quadro chiaro per arrivare a un nuovo modello entro il 2030. L’obiettivo del nuovo Piano – puntualizza il ministro Pichetto Fratin – è di installare entro il 2030 131 GW complessivi da fonti rinnovabili. Si tratta di un target ambizioso, ma gli ottimi risultati raggiunti in due anni di Governo e il crescente numero di richieste di autorizzazione registrate da Terna ci confermano la concretezza delle nostre aspirazioni».

Rivolgendo lo sguardo ancora più lontano, per Pichetto Fratin «non posso non menzionare gli sforzi che stiamo mettendo in campo per accelerare la ricerca e lo sviluppo nel settore del nucleare di nuova generazione, sicuro e pulito. Il ruolo del nuovo nucleare è complementare rispetto a quello delle rinnovabili e il suo impiego garantirebbe sicurezza e continuità degli approvvigionamenti energetici a costi più bassi, con benefici per le imprese e il Sistema-Paese in termini di competitività, sviluppo e posti di lavoro. Al netto dei nostri obiettivi al 2030 e al 2050, già oggi famiglie, piccole e medie imprese del territorio, enti e associazioni di ogni tipo possono godere dei benefici delle Comunità Energetiche Rinnovabili, a cui il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha destinato un investimento complessivo di 5,7 miliardi di euro».

Sul tema è intervenuto anche il presidente nazionale di Confapi, Cristian Camisa, lanciando un messaggio inequivocabile: «un piano pluriennale sull’energia rappresenta la vera priorità per il mondo industriale italiano. Le aziende italiane faticano ad essere competitive sui mercati europei a causa di costi altamente differenti: +70% rispetto alla Francia, +45% rispetto alla Germania e +35% rispetto alla Spagna. A fronte di ciò le aziende energetiche, delle quali lo Stato ha quote societarie importanti, fanno utili da capogiro che, per la parte non collocata sul mercato, ritornano nelle casse dello Stato. Se ciò non bastasse, i proventi molto spesso sono investiti all’estero e non in Italia. Insomma un circolo vizioso. Occorre un completo cambiamento nel calcolo del costo energetico per mettere in condizioni le nostre imprese di continuare a produrre in Italia e da qui, grazie agli utili generati, far arrivare maggiori entrate nelle casse dello Stato».

«Non è altresì procrastinabile una politica industriale che miri all’autosufficienza. Il nucleare non deve essere più uno spauracchio – ha affermato Camisa -. Si crei un piano pluriennale che coinvolga le principali associazioni datoriali. È ora che tutti si assumano le proprie responsabilità. È un dovere nei confronti dei milioni di aziende che i corpi intermedi rappresentano».

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