Il progetto di realizzare una gigafactory di batterie a Termoli, in Molise, al posto degli attuali motori a combustione resta al palo. E il ministro delle Imprese e del “Made in Italy”, Adolfo Urso, ne prende atto e sposta i 250 milioni di fondi Pnrr già stanziati su altri progetti, pur ribadendo la disponibilità a trovare le risorse quando il piano industriale, comprensivo della nuova tecnologia, verrà, se mai lo sarà, presentato.
L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, considera «normale riprogrammare gli investimenti di fronte alle esitazioni sulle norme, ma anche alle discrepanze all’interno dell’Europa sul “ramp-up” delle celle per batterie». Tavares – a Torino per l’inaugurazione del nuovo hub dei veicoli commerciali a Mirafiori – è contrario a qualsiasi tentativo di ritardare gli obiettivi sulle emissioni che entreranno in vigore l’anno prossimo, come ipotizzato dall’Acea, l’associazione dei costruttori europei e che comporteranno multe miliardarie per i costruttori per il superamento dei livelli di emissione.
«Abbiamo preso in passato molte decisioni impopolari per evitare la situazione di Volkswagen che non sono state ben capite, forse perché a volte non le abbiamo spiegate bene», spiega Tavares a proposito della possibile chiusura di fabbriche del gruppo tedesco con il taglio di 15.000 dipendenti. «Stiamo lavorando molto duramente per evitare la situazione in cui si trova Volkswagen – prosegue -. Il futuro dirà se siamo stati in grado di evitare i problemi oppure no, ora è troppo presto. Dipende da molte cose, dai consumatori, da quanto velocemente saremo in grado di ridurre i costi e dalla volontà dei paesi europei di sostenere i consumatori nell’acquisto di elettriche».
I problemi attuali nascono anche dalle scelte per il settore in Europa: «c’è stato un momento in cui i governi hanno aiutato i consumatori, ma quel momento è finito. Forse perché non ci sono i soldi o forse perché gli Stati non vogliono far crescere il debito». Per Tavares «questa situazione frena gli investimenti: non investiamo in capacità che non possiamo usare, sarebbe un bagno di sangue: riteniamo che sia più giusto investire in nostri soldi sulla base dell’andamento delle vendite nel mercato». E per la gigafactory di batterie di Termoli pare essere sceso il requiem.
Sul fronte automotive è fitta l’agenda del ministro Urso. Il 23 settembre presenterà la posizione sulla politica industriale Ue a imprese e sindacati. Il 25 settembre sarà a Bruxelles, dove incontrerà i parlamentari europei in un evento sul settore dell’auto organizzato dalla Presidenza del Consiglio Ue. La proposta del governo sarà poi illustrata il giorno seguente al Consiglio Competitività. Il ministro, che avrà già in queste giorni una serie di colloqui con i colleghi europei, ha annunciato che è previsto anche un passaggio in Parlamento,
Nello stabilimento di Termoli, in provincia di Campobasso, che avrebbe dovuto ospitare la gigafactory di batterie si producono dal 1972 i motori a benzina, tra i quali lo storico “Fire” declinato in 3 piccole cilindrate 750, 1.000 e 1.200 cc, che ha sostituito lo storico “aste e bilancieri” 903 cc che aveva equipaggiato la Fiat 127. In passato è arrivato a produrre fino a un milione di motori all’anno.
La fabbrica, inaugurata nel 1972 per realizzare il propulsore della Fiat 127, ha iniziato la produzione del “Fire” nel 1985, con l’inaugurazione il 30 marzo della linea produttiva alla presenza del presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e dell’Avvocato, Giovanni Agnelli.
Da allora ne sono usciti oltre venti milioni di unità. Oggi però il “Fire” è in rapida discesa produttiva e viene montato soltanto sulle Tipo destinate alla Turchia e all’Algeria. Dal 2015 è si producono il Gse Firefly, un tre-quattro cilindri aspirati e turbo a benzina e il Gme, un sei cilindri turbo ad alte prestazioni di derivazione Ferrari, destinati alle Alfa Romeo e alle Maserati. Si tratta di produzioni premium da 200.000 unità prodotte all’anno, cifra molto lontana dai numeri del “Fire”. Lo stabilimento di Termoli ha oggi circa 2.000 dipendenti e utilizza come tanti altri impianti della galassia ex Fiat, i contratti di solidarietà che falcidiano i salari. Di recente è stata chiusa l’area Cambi con 450 addetti.
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