Una stangata autunnale di quasi 3.000 euro attende la famiglia tipo al rientro dalle vacanze secondo le stime di Federconsumatori che chiede al governo «misure per riequilibrare le disuguaglianze esistenti, attraverso il rinnovo dei contratti, una rivalutazione delle pensioni, una riforma fiscale equa, tesa a sostenere per davvero redditi medio-bassi e non solo fatta a vantaggio dei redditi da lavoro autonomo e quelli più elevati».
Nel dettaglio, secondo i calcoli di Federconsumatori, nel trimestre settembre-novembre, le famiglie, dovranno far fronte a una stangata autunnale di 2.970,35 euro, +45,65 euro rispetto all’autunno 2023 (in cui si erano già registrati notevoli aumenti). Le voci di spesa considerate, riguardano le bollette di acqua, luce, gas, telefonia (1.094,18 euro) la seconda rata della Tari per una casa di 100 metri quadri (182,40 euro) le spese per il riscaldamento condominiale (393,20 euro prima rata), una vera stangata per il materiale scolastico, calcolato in media a 1.022,72 euro e per la salute (molti rimandano al rientro dalle vacanze l’appuntamento con visite e accertamenti) che se fatti privatamente raggiungeranno i 277,8 euro.
Proprio in relazione alle spese per visite ed esami medici in strutture private, Federconsumatori sottolinea come l’aumento dei costi (del +1,4%) si traduca in una progressiva rinuncia alle cure (nei giorni scorsi, il report Deloitte ha denunciato come, il 29% del campione intervistato, ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a delle cure negli ultimi 12 mesi).
A questi aumenti si aggiungono i rincari sul fronte dell’alimentazione, che nell’autunno, faranno lievitare la spesa per tale voce a 1.629 euro. Una nota positiva viene, invece, sul fronte dei carburanti, che rispetto al picco dello scorso anno registrano una diminuzione anche se non sufficiente, visto che secondo le stime di Federconsumatori con il cambio Euro/Dollaro e il costo del barile ai valori odierni, la benzina dovrebbe costare circa 8 centesimi al litro in meno rispetto al prezzo attuale.
Ma Federconsumatori sbaglia a buttare il peso dello stato sociale solo sulla classe media, di coloro che sono “colpevoli” di guadagnare più di 35.000 euro lordi all’anno, circa 2.000 euro netti al mese. Sarebbe giusto, doveroso e opportuno che anche quella fascia di popolazione che oggi paga poco o nulla in fatto di tasse e compartecipazioni per accedere ai servizi pubblici fosse tenuta ad una compartecipazione al costo dello stato sociale, ad esempio del 10%, abbassando contemporaneamente di qualche punto la tassazione asfissiante sui presunti “ricchi”.
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