Camera di commercio di Trento e Bolzano: serve una norma per la rappresentatività

La vicenda accaduta in occasione del rinnovo dell’ente di Trento con l’esclusione di Confindustria e Confesercenti ha spinto il Pd a proporre una legge. Protesta dei vertici delle due camere.

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Camera di commercio di Trento
Da sx Michl Ebner, Roberto paccher, Andrea De Zordo.

La vicenda nata in occasione del rinnovo dei vertici della Camera di commercio di Trento che grazie ad un inghippo procedurale ha visto la vittoria di una lista di candidati non rappresentativa di tutte le categorie economiche attive in Provincia, con la conseguente esclusione dal Consiglio camerale di Confindustria e di Confesercenti, ha portato il Partito Democratico del Trentino a proporre una proposta di legge regionale, la numero 7, volta ad assicurare l’obbligo di rappresentatività di tutte le categorie economiche presenti sul territorio, ovviamente in rapporto alla loro importanza economica.

Una proposta di legge che ha scatenato il “non possumus” da parte dei vertici della Camera commercio di Trento e di Bolzano, rispettivamente Andrea De Zordo e Michl Ebner, che hanno chiesto ed ottenuto udienza al presidente del Consiglio regionale, il leghista Roberto Paccher, per chiedergli, in sostanza, prima in una lettera e poi di persona, di non accogliere la proposta di modifica avanzata dal Pd.

«Gli enti camerali hanno ribadito con fermezza che la norma proposta minerebbe le competenze del Consiglio camerale, l’organo più rappresentativo delle Camere di commercio e porterebbe a una rappresentanza squilibrata del sistema economico, sollevando anche dubbi di costituzionalità e di democrazia», hanno affermato Andrea De Zordo e Michl Ebner.

Nel pieno rispetto delle prerogative del legislatore regionale e allo scopo di garantire un assetto che non pregiudichi l’operatività istituzionale degli enti, le due Camere, stante l’attuale formulazione del Disegno di legge n. 7, ritengono doveroso esprimere riserve sulla sua concreta attuabilità e sulla sua efficacia nel conseguimento delle finalità che si pone.

L’iniziativa di De Zordo ed Ebner non è piaciuta agli esponenti del Pd, che per il tramite del consigliere Lucia Maestri, ha vergato una nota molto critica.

«Con l’obiettivo di porre in evidenza una supposta ingerenza della politica negli “affari” delle Camere di commercio di Trento e Bolzano, i presidenti delle stesse si ingeriscono nella politica, in un tentativo di censura di chi, democraticamente eletto, esercita solo il suo diritto/dovere di proposta politica – scrive Maestri -. Nella mia veste di Segretaria questore del Consiglio regionale, a fronte di una presa di posizione che mira a ledere il diritto di proposta dei consiglieri regionali, non posso esimermi dal formulare un appello al Presidente della massima Assemblea legislativa dell’Autonomia speciale, affinché voglia tutelare la stessa ed i suoi componentiesposti ad un attacco carico di protervia e di arroganza – che testimonia un’idea autoritaria ed una sorta di “lesa maestà”».

Per Maestri, «al di là del merito della vicenda di indubbia valenza politica, ovvero del disegno di legge legittimamente presentato da un consigliere nell’esercizio delle sue funzioni, i due presidenti della Camera di commercio di Trento e Bolzano chiedono al presidente del Consiglio regionale “che le proposte modifiche alla normativa ordinamentale vigente non vengano apportate”. In altre parole, sembra emergere, dalla missiva indirizzata al Garante dell’Aula, una richiesta di limitazione dell’autonomo esercizio della funzione politica dei consiglieri regionali e dell’Aula stessa. Ciò sottende ad un palese impedimento a confrontarsi e misurarsi con le proposte di legge, respingendole o approvandole in una autonomia che deve essere intangibile e che rappresenta il senso profondo della democrazia».

«Se questa è la concezione della libertà del dibattito politico, c’è ragione di preoccuparsi non poco – conclude Maestri -, perché si tratta di un tentativo di evidente strumentalizzazione dell’Assemblea legislativa, che confligge con ogni idea di rispetto istituzionale e democratico».

Sulla vicenda intervengono anche i presidenti delle due categorie economiche escluse dal Consiglio camerale di Trento, il presidente uscente di Confindustria Trento, Fausto Manzana, e del presidente della Confesercenti del Trentino, Mauro Paissan, che in una nota affermano «non riteniamo di avere titolo a commentare il disegno di legge del consigliere De Bertolini. Nel merito della lettera inviata al Consiglio regionale dai presidenti della Camera di commercio di Trento e Bolzano, preme invece portare all’attenzione un aspetto che stride, a nostro avviso, con gli indirizzi impressi alla Camera nei giorni scorsi».

«Ci riferiamo al passaggio in cui i presidenti Ebner e De Zordo adombrano il rischio che il la proposta di legge possa indebolire le categorie più rappresentative, provocando – nel tentativo di garantire una equa presenza – un appiattimento della rappresentanza nella giunta camerale – proseguono Manzana e Paissan -. Una premura che appare invece in sintonia con i principi ispiratori del disegno di legge, e piuttosto in contraddizione con le scelte operate lo scorso agosto nella stesura della lista dei componenti della giunta camerale. Lista che pare non avere tenuto in nessun conto il valore di una equa rappresentanza, avendo escluso di fatto le categorie che le nostre Associazioni rappresentano».

Secondo Manzana e Paissan, «il ddl potrebbe forse minare le competenze del Consiglio camerale. Per certo però, quello stesso Consiglio ha subito una proposta indecorosa nel momento in cui si è votata una giunta che estrometteva Confindustria Trento e Confesercenti».

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