Peste suina africana: o focolai accertati salgono a 24

Il commissario Filippini: «situazione complessa, serve prudenza, ma esagerato dire drammatica». Le zone coinvolte sono in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.

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Peste suina africana Maiali-ilnordest

Al momento ci sono 24 focolai di Peste suina africana negli allevamenti italiani. «La situazione è complessa», perché «legata a un’ondata epidemica, ma definirla drammatica è esagerato. Bisogna essere prudenti» rassicura e ammonisce il Commissario straordinario alla Peste suina africana, Giovanni Filippini, dopo che Confagricoltura ha lanciato l’allarme sulle conseguenze commerciali ed economiche dell’espansione dell’epidemia, parlando di «disastro» e con la Federazione medici veterinari Lombardia (la regione con più focolai d’infezione), che ha minacciato lo stato di agitazione se non sarà «riconosciuto il lavoro aggiuntivo dei medici veterinari».

La diffusione della Peste Suina Africana rappresenta una grave minaccia per la filiera suinicola italiana, un settore strategico per l’economia nazionale con un valore di circa 20 miliardi di euro e oltre 100.000 posti di lavoro coinvolti.

Coldiretti richiama l’attenzione sull’importanza di adottare misure urgenti per sostenere le aziende colpite e salvaguardare la sopravvivenza di una filiera che si distingue tra le più performanti del sistema agroalimentare italiano, erogando rapidamente gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate e garantire il risarcimento anche alle scrofaie soggette a fermo aziendale, così come agli allevatori da ingrasso, oltre all’immediata sospensione di mutui e contributi per le aziende colpite.

«E’ chiaro – dice Filippin – che c’è tantissima preoccupazione da parte di associazioni e allevatori, soprattutto di quelli che si trovano nelle zone di restrizione e sono soggetti alle misure e ai provvedimenti che ho inserito nell’ultima ordinanza».

In Italia, al momento, spiega il Commissario, «ci sono 24 focolai in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna». Tuttavia, afferma, «non emanerò un’ulteriore ordinanza. Il provvedimento è di tre giorni fa. Siamo in una fase di valutazione dei risultati legati all’applicazione dell’ordinanza», assicurando che «stiamo valutando i risultati notte e giorno. In questo momento c’è molta attenzione da parte della struttura commissariale e da parte dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura sull’evoluzione della situazione in quei territori. Dopo di che sulla base di quello che sarà, siamo pronti a valutare la situazione e prendere anche ulteriori provvedimenti».

L’ultimo provvedimento della gestione commissariale della Peste suina africana è stato varato il 29 agosto e mette in piedi una serie di misure definite “urgenti” e finalizzate a fermare la circolazione del virus, dopo la scoperta di focolai in Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna. Più precisamente, l’ordinanza inasprisce i divieti di movimentazione degli animali e di accesso agli allevamenti situati nelle zone di restrizione I, II, III del Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e aumenta l’attenzione ai requisiti di biosicurezza degli allevamenti: le aziende che non si atterranno alle regole per limitare i contagi dovranno chiudere.

Solo pochi giorni prima, il 21 agosto, il ministero della Salute aveva emanato una nuova nota dopo quella del primo agosto scorso per prorogare fino al 15 settembre le disposizioni del piano di sorveglianza, fatte salve le specifiche misure previste per le zone di protezione e sorveglianza e per gli allevamenti epidemiologicamente correlati ai focolai. Al 15 settembre le misure saranno rivalutate in base alla situazione epidemiologica complessiva, secondo cui regioni e provincie autonome, sulla base di una valutazione del rischio, possono adottare ulteriori misure più restrittive.

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