Circa la metà delle persone che vanno a riposo lo fanno attraverso le pensioni anticipate prima di aver compiuto 62 anni, mentre circa il 28% va a riposo prima di averne compiuti 60: gli assegni delle pensioni anticipate con decorrenza prima dei 60 anni, secondo quanto emerge dal Monitoraggio sui flussi di pensionamento riferito al primo semestre 2024, sono stati 27.962 su 99.707 pensioni anticipate complessive decorrenti nel periodo.
Il dato è legato al lavoro precoce e al canale di uscita che consente il pensionamento una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e attesi i tre mesi di finestra mobile previsti.
Il numero più consistente è quello dei lavoratori dipendenti del settore privato con 17.074 pensioni anticipate erogate prima dei 60 anni, con il 33% del totale. La pensione anticipata erogata prima dei 62 anni, età soglia per potere accedere a “Quota 103” (62 anni di età e 41 di contributi oltre a 7 mesi di finestra mobile nel privato e 9 nel pubblico), riguarda circa la metà delle anticipate.
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Ad eccezione di quelle della gestione dei commercianti, che hanno un’età media alla decorrenza di 62 anni, emerge sempre dal Monitoraggio sul primo semestre 2024, le altre pensioni anticipate restano ampiamente al di sotto dei 62 anni, con i dipendenti del settore privato a 61,2 anni, i coltivatori diretti a 61,1, gli artigiani a 61,3 e i dipendenti pubblici a 61,7.
Se si guarda all’intero 2023, a fronte di 228.570 pensioni anticipate con decorrenza nell’intero anno ce ne sono state 62.267 erogate prima dei 60 anni (27,2% del totale), mentre circa la metà nel complesso (oltre 100.000) hanno riguardato persone con meno di 62 anni. A parte i dipendenti pubblici e i commercianti che avevano con un’età media alla decorrenza delle anticipate rispettivamente di 62,2 anni e di 62,1 anni, per gli altri l’età media è sotto i 62 con i dipendenti del settore privato a 61,1.
Se si intervenisse sulla finestra mobile per chi va in pensione indipendentemente dall’età, una delle ipotesi all’esame dei tecnici in vista della legge di Bilancio, la platea delle persone colpite in un anno dal prolungamento sarebbe di almeno 100.000 unità, ma potrebbe sfiorare le 200.000 se il canale di uscita prevalente a fronte della stretta sulle altre misure a partire da “Quota 103” fosse i 42 anni e 10 mesi di contributi. Anche se da parte della politica c’è la spinta per tornare clientelarmente a “Quota 101”, sorvolando sulla sostenibilità finanziaria del provvedimento per il bilancio dello Stato, oltre al problema di assicurare lavoratori in numero sufficiente al sistema economico nazionale.
C’è poi la proposta di portare a 1.000 euro al mese la soglia delle pensioni minime e sociali, anche qua sorvolando sul fatto che con il sistema contributivo molte pensioni generate dai contributi versati da lavoratori regolari a basso reddito sarebbero inferiori a tale soglia, finendo con il generare una grave sperequazione tra chi i contributi li ha versati e chi no.
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