Finanziaria 2025: si può e si deve tagliare la selva delle “tax expenditures”

Secondo Osnato per coprire i 25-30 miliardi che servono per confermare il taglio del cuneo fiscale e degli scaglioni intervenire sui 105 miliardi di agevolazioni deduzioni e bonus vari.

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Finanziaria 2025

Tagliare nella Finanziaria 2025 qualche spesa per far rientrare il rapporto deficit-Pil come indicato nel Def e come impone il patto di salvaguardia europeo, «a mio modo di vedere, si può e lo si dovrebbe fare. Parliamo di una manovra mediamente da 30-35 miliardi di euro, quest’anno probabilmente intorno ai 25, per un bilancio dello Stato che si aggira e forse supera gli 800 miliardi. È una enorme massa di denaro nella quale ripensare qualche spesa sarebbe doveroso» ha detto il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato di Fratelli d’Italia.

Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’authority italiana dei conti pubblici, crediti d’imposta, detrazioni, deduzioni, agevolazioni varie in sette anni, complice le difficoltà economiche del Covid e l’esigenza di sostenere l’economia e i redditi, sono passate da 466 a 626: tra il 2018 e il 2024, la perdita di gettito è quasi raddoppiata, passando da 54 a 105 miliardi.

In questa massa di agevolazioni c’è di tutto: dalle deduzioni delle spese sanitarie e dei mutui casa ai bonus per l’acquisto dei monopattini. «spese clientelari e che adesso non hanno più ragione di esistere», ha affermato Osnato parlando al Meeting di Rimini, confermando quanto il governo ha già dichiarato di voler fare nell’ultimo Def che indica espressamente una «revisione della disciplina dei crediti d’imposta».

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Un primo taglio è già arrivato nel 2024 con le limitazioni introdotte sul Superbonus dell’edilizia. C’è stato poi il primo modulo della riforma fiscale che ha introdotto una franchigia di 260 euro per i redditi sopra i 260.000 euro. Ma l’operazione di revisione sugli altri sconti è una delle leve su cui agire per “quadrare” la Finanziaria 2025.

«Siamo davanti ad una selva importante di incentivi, bonus, deduzioni. Se hanno un valore socialeassoluto” – ribadisce Osnato -, come la deduzione delle spese mediche, o di volano per l’economia, non si toccano. Se non hanno questi due requisiti, si pensa come e dove intervenire».

La maggior parte del “drenaggio” di risorse arriva da alcune voci che la politica e il governo non intende toccare, come i mutui casa, le spese sanitarie, il lavoro. Le detrazioni per spese sanitarie effettivamente godute costituiscono, da sole, due terzi del totale sono utilizzate da 18,7 milioni di contribuenti. Seguono le detrazioni per interessi sui mutui per l’acquisto dell’abitazione principale con 3,7 milioni di beneficiari.

Attuare una razionalizzazione delle “tax expenditures” è necessario anche sulla base di altri dati. Nonostante l’affastellamento di norme, regolamenti e iter gestionali dei diversi sconti il beneficio medio reale, calcolato dell’Upb, si attestava a 175 euro nel 2021 e solo il 4% dei contribuenti aveva un alleggerimento d’imposta sopra i 1.000 euro. C’è poi un altro nodo. Le detrazioni che si applicano sull’Irpef rimangono concentrate sui contribuenti con reddito più elevato: il 50% dei contribuenti meno abbienti gode di circa il 15% delle detrazioni totali, mentre al 10% più ricco afferisce il 26%.

 

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