Concessioni balneari e doppiezza Lega Salvini: predica difesa degli operatori, ma avvia nuove gare

Lignano Sabbiadoro ha avviato le gare per 17 concessioni. Protesta di Federbalneari: «Fedriga promette coordinamento, ma intano avvia le gare senza prevedere alcun indennizzo per gli uscenti».

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Concessioni balneari
Matteo Salvini e Massimiliano Fedriga nel mirino di Federbalneari Italia per le promesse da politicanti.

La gestione delle concessioni balneari dimostra ancora una volta la doppiezza dei partiti, a partire dalla Lega Salvini, che a parole promettono la difesa dei concessionari uscenti perché ritenuti un proprio bacino elettorale, ma di fatto hanno ormai accettato l’ineluttabile che è necessario avviare le gare per il rinnovo delle concessioni per evitare l’ennesima, costosa procedura d’infrazione della Commissione europea e per rispettare le numerose sentenze della magistratura amministrativa che ne hanno disposto l’esecuzione.

Sul caso del comune friulano di Lignano Sabbiadoro che ha avviato le gare per il rinnovo di 17 concessioni su 31 ettari di arenile aperto il 21 agosto è scattata la protesta di Federbalneari che prende di petto la Lega Salvini ed in particolare il presidente della regione Friuli Venezia Giulia e coordinatore della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fedriga, che secondo Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, «il presidente promette il coordinamento con il governo, ma la Regione Friuli Venezia Giulia il via alle gare sulle concessioni senza coordinarsi e senza i principi della legge sulla concorrenza».

Per Maurelli «Fedriga ha agevolato il confronto tra le parti, ma in contropiede, uno dei comuni balneari più rappresentativi della sua regione ha pubblicato bandi comunali senza alcun riferimento ad eventuali indennizzi. Si tratta di 17 concessioni, tra stabilimenti balneari, bar e ristoranti, e circa 31 ettari di arenile a Lignano Sabbiadoro e molto presto anche a Grado», auspicando, quindi, che «il Consiglio dei Ministri approvi per la prima settimana di settembre la riforma del quadro regolatorio concessorio italiano mitigata dalla Commissione Ue ed eliminando il rischio del conferimento del contenzioso alla CGUE, molto probabile se non vi sarà una soluzione condivisa che azzeri le iniziative spontanee dei comuni, spesso caotiche. Occorrerà mettere fine all’incertezza che regna in Italia sull’argomento e che tutti facciano la propria parte con assoluta coerenza».

A parere di Maurelli «il presidente della Regione ha un comportamento contraddittorio: da una parte cerca di mettere ordine promettendo un incontro e un coordinamento con il governo sul tema riforma e sul ruolo regolatore delle regioni, dall’altra, senza alcuna coerenza, genera caos nella sua regione avviando procedure selettive e bandi comunali, senza alcun riferimento ad eventuale indennizzi, e senza un riscontro con la legge sulla concorrenza».

Per Maurelli «il ruolo della Conferenza delle Regioni è cruciale, e per questo chiediamo cooperazione seria al presidente Fedriga, con l’obiettivo comune di riordinare la filiera del turismo italiano e della sua regione a forte rischio di instabilità che non possiamo permetterci. Comprendiamo il momento difficile, anche istituzionale, ma esiste un negoziato tra Governo e Commissione Europea sui principi di riforma che richiede maggior rispetto. È necessario che si lavori insieme, seduti a un unico tavolo con il governo, per individuare un percorso comune e regolatorio che porti alla nuova riforma delle concessioni».

Il problema si è incancrenito proprio per via di partiti come la Lega Salvini che ha vellicato troppo a lungo i titolari delle concessioni balneari promettendo l’indifendibile, così come altre forze politiche come Forza Italia e Fratelli d’Italia, che sono giunti a realizzare un catasto nazionale delle coste farlocco pur di dimostrare che in Italia non ci fosse carenza di spiagge e che quelle in concessione fossero solo una ridotta minoranza. Posizione subito sgamata dai funzionari comunitari, che hanno invitato l’Italia ad un comportamento più serio e realistico.

Comunque vada, sarà difficile per i concessionari attuali uscire indenni dalle gare, anche perché essi hanno lucrato troppo a lungo una gestione malaccorta di un bene pubblico prezioso da parte dei governi della Repubblica degli ultimi 40 anni, creando delle situazioni giuridicamente insostenibili, testimoniate anche da sentenze del Consiglio di Stato che ha chiuso agli indennizzi agli operatori a fine concessione, con l’acquisizione al demanio pubblico di tutti gli eventuali impianti realizzati dai concessionari sulle spiagge.

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