L’inflazione riprende la corsa in Europa, risalendo al 2,6% a luglio nell’Eurozona e al 2,8% nell’Ue, dopo il calo a giugno rispettivamente al 2,5% e al 2,6%, con un andamento complessivo che resta comunque di un contenimento dei prezzi, se si considera che un anno fa il tasso era al 5,3% nei Paesi dell’Eurozona e al 6,1% nell’Ue. Resta ancora ben sotto la media europea l’Italia, pur se l’inflazione risulta in netta risalita a luglio all’1,6%, dallo 0,9% di giugno (6,3% a luglio 2023).
Dopo il dato europeo, sui mercati l’attenzione è ora puntata sulla Fed, quando l’istituto centrale americano diffonderà le minute dell’ultimo meeting. Venerdì invece il presidente Jerome Powell interverrà al simposio annuale a Jackson Hole (da giovedì 22 al 24 agosto). La prossima decisione sui tassi Usa sarà il 18 settembre, e mentre si dà per scontato che da Powell arrivi un via libera a un nuovo alleggerimento monetario a settembre, resta incertezza sull’entità del taglio. Secondo un sondaggio Reuters l’attesa degli analisti è che ci sia una riduzione dello 0,25% in ciascuna delle tre riunioni restanti nel 2024.
Quanto alla Banca centrale europea ancora non si sa quale rotta imboccherà a settembre, dopo che a giugno ha ridotto i tassi di interesse dello 0,25% per la prima volta dall’impennata dei prezzi, mantenendo poi stabile a luglio il costo del denaro, indicando che le prossime decisioni saranno guidate dai nuovi dati economici. I mercati si attendono comunque anche dalla Bce che in settembre ci sarà un nuovo taglio per dare linfa ad un’economia europea avviata sempre più verso la stagnazione, trascinata in basso dalle economie di Germania e Francia.
Tornando al dato dell’inflazione diffuso da Eurostat, che ha confermato la stima “flash” diffusa di fine luglio, resta stabile al 2,9% l’inflazione “core”, il tasso cioè che esclude la variazione dei prezzi di energia, cibo e bevande, e che secondo molti economisti rappresenta l’inflazione meglio del tasso complessivo. Il traino principale dei prezzi, poi, è stato quello dei servizi, saliti di 1,8 punti percentuali al 4%. In netto aumento i prezzi dell’energia (1,2%, dallo 0,2% di giugno).
Se la Bce attende il da farsi, fuori dall’Eurozona la Riksbank, la Banca centrale svedese, ha tagliato i tassi dello 0,25% al 3,5%, 1,75% in meno del tasso Bce, indicando che valuta di ridurlo due o tre volte prima della fine dell’anno e più velocemente di quanto stimato a giugno, considerando l’andamento favorevole dell’inflazione e la debole attività economica.
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