Il trasporto merci in Italia è vicino al collasso

Denuncia di Fermerci e Fercargo al ministero dei Trasporti. Crescono i costi operativi della logistica, vuoi per i blocchi ai valichi alpini, vuoi per i conflitti nel Mar Rosso, vuoi per una rete stradale e ferroviaria inadeguata.

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trasporto merci

Il trasporto merci in Italia e verso l’estero è vicino al collasso come denunciano le associazioni di categoria della logistica ferroviaria Fermerci e Fercargo, cui s’aggiungono quelle degli autotrasportatori per quanto riguarda la rete stradale ed autostradale. Senza escludere gli operatori logistici chiamati a fronteggiare i costi in crescita del nolo dei container per via del blocco alla navigazione commerciale del Mar Rosso con la necessità per le navi portacontainer e portarinfuse di fare il periplo dell’Africa per giungere nel Mediterraneo.

Quanto al settore ferroviario, le condizioni insostenibili in cui gli operatori del settore ferroviario merci sono costretti a lavorare, senza alcun riscontro o supporto richiesto da mesi, «rendono la situazione del trasporto merci non più sostenibile. Questo crea profondi disagi al sistema industriale italiano e alle economie locali. Chiediamo con forza un intervento urgente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, per evitare una crisi disastrosa dalle conseguenze imprevedibili» dichiarano i presidenti delle associazioni Fermerci e FerCargo, rispettivamente Clemente Carta e Mauro Pessano, in una lettera congiunta indirizzata al ministro Salvini.

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«Le continue interruzioni delle linee ferroviarie, causate dai lavori del Pnrr fino al 2026 – continua l’appello di Fermerci e FerCargo – stanno determinando una riduzione della capacità di trasporto merci superiore al 50% nel 2024, con punte dell’80% durante i mesi estivi. A ciò si aggiungono le chiusure dei valichi alpini, tra cui il Frejus e il San Gottardo, che hanno gravi ripercussioni sull’intero sistema logistico italiano. Questi problemi, insieme a eventi naturali come le alluvioni in Emilia Romagna e Toscana e la crisi del Mar Rosso, stanno provocando un crollo del traffico merci ferroviario, con una perdita del 3,2% nel 2023 rispetto all’anno precedente e una previsione di ulteriore calo del 6,7% nel 2024. Il danno economico stimato per il 2024 è di circa 90 milioni di euro, con prospettive simili per i successivi due anni».

«Questo contesto – concludono Carta e Pessano – non solo impedisce lo sviluppo del trasporto merci e il riequilibrio modale, ma rischia di compromettere l’integrità e il futuro delle imprese e dei circa 15.000 lavoratori impiegati».

Il ministro Salvini finisce sul banco degli imputati anche per il problema dei valichi alpini che di fatto strozzano l’Italia. Se per la tratta del Gottardo ai primi giorni di settembre sarà completamente ripristinata la canna danneggiata dal deragliamento di un treno merci che ha danneggiato 8 km di linea, per il fronte del Frejus i tempi di riapertura della linea ferroviaria in Francia si allungano a 2025 inoltrato, perché i lavori di bonifica della frana e del consolidamento della parte rocciosa procedono a rilancio.

Le cose non vanno bene per il valico stradale del Monte Bianco, che s’appresta a subire una chiusura ininterrotta per ben 15 settimane a partire dal 2 settembre e fino al 16 dicembre 2024. Tutto per permettere la ristrutturazione della soletta di scorrimento della galleria, risultata ammalorata in più punti, con una previsione di chiusure programmate per 15 settimane alla fine dell’anno per i prossimi 18 anni. Davvero troppo, specie perché la Francia non si decide ad autorizzare il raddoppio della galleria, anche per soddisfare esigenze di sicurezza, che potrebbe essere realizzato in 3-4 anni.

Uno sprazzo di positività potrebbe arrivare dal Brennero dove l’annunciata chiusura di due delle 4 corsie dell’autostrada sui 2 km del viadotto di Lueg per consentirne il consolidamento programmato per i prossimi 2 anni potrebbe essere evitata grazie all’inversione del senso di circolazione dei veicoli, spostando sulla corsia di sorpasso il traffico pesante, mentre quello leggero circolerebbe su quella di marcia ordinaria solitamente occupata dai camion soggetti al divieto di sorpasso.

Infine, a complicare le cose arrivano i consistenti aumenti del costo di trasporto dei container tra Europa ed Asia: le tariffe di una tratta tra Genova e Shangai sono cresciute a 7.645 dollari, con un aumento del 111,5% in soli tre mesi. Mentre su base annua, l’aumento è del 268%. Aumenti che finiscono con il riverberarsi sull’inflazione che in Europa a luglio è risalita al 2,6% nell’Eurozona e al 2,8% nell’Unione a 27. Mentre in Italia è passata dallo 0,9% all’1,6%.

Per risolvere i problemi, in Italia servirebbero più cose, a partire da un ministro alle Infrastrutture e trasporti impegnato e competente, invece di distrarsi solo sulla comunicazione della propria immagine e su dissertazioni culinarie via social. Servirebbero investimenti che stanno arrivando sulla rete ferroviaria grazie ai fondi del Pnrr, ma sulla rete stradale e autostradale deve essere il governo ad intervenire, anche per risolvere i problemi che si sono accumulati dopo lustri di manutenzioni ed investimenti con il contagocce, specie da parte dei concessionari della rete autostradale, comportamento che ha causato tragedie come quella del crollo del ponte di Genova.

 

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