Pista da bob di Cortina: la manutenzione non sarà finanziata dal Fondo Comuni di Confine

La protesta dei comuni del Bellunese e la melina della provincia di Trento stronca le vellità di Zaia. Bond: «bisogna rivedere le modalità di funzionamento del Fondo».

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Le velleità del “doge” del Veneto, Luca Zaia, di finanziare la manutenzione ordinaria per i prossimi trent’anni della pista da bob di Cortina, da lui fortissimamente voluta, con l’avallo del ministro alle Infrastrutture e sodale di partito, Matteo Salvini, oltre ad una selva di “prenditori” che hanno strillato contro il presunto scippo degli investimenti per la sua realizzazione, visto che il Cio aveva proposto di utilizzare impianti esistenti di Innsbruck o di St. Moritz per evitare il probabile spreco di 120 milioni di euro, sono state rispedite al mittente, visto che lo scippo ai danni dei comuni del Bellunese di attingere al Fondo Comuni di Confine è stato sventato.

A pesare è stata la forte protesta dei comuni timorosi di perdere una parte ingente dei finanziamenti stanziati dalle province di Trento e di Bolzano per la realizzazione di infrastrutture e servizi per ridurre il divario economico con le realtà dell’Autonomia speciale.

A Zaia era parsa una scorciatoia utile per cercare di quadrare i conti sempre più difficili del suo capriccio, perché i costi di manutenzione della pista da bob di Cortina ha costi ingenti, oltre quelli del bilancio della regione Veneto, che per il 2025 deve scontare la decisione unilaterale della Lega Salvini di mettere le mani nelle tasche degli imprenditori rialzando l’Ires per quadrare i costi derivanti dall’accordo capestro sottoscritto con i concessionari per la realizzazione della Superstrada pedemontana veneta.

A dar man forte alla protesta dei comuni del Bellunese anche la melina della provincia di Trento che non ha recepito la delibera adottata dalla giunta regionale veneta, facendola finire su un binario morto.

Intanto, sulla destinazione degli 80 milioni annui che le province di Trento e di Bolzano stanziano per ridurre i divari dei comuni confinanti con l’Autonomia speciale delle regioni Veneto e Lombardia si apre una riflessione, visto che l’attuale sistema ha evidenziato qualche lacuna.

Per il presidente del Fondo, il Bellunese Dario Bond, «bisogna prendere atto delle richieste dei comuni e della decisione della provincia di Trento. Il fondo è giunto alla maturità ed è giunto il momento di fare alcune riflessioni sul suo futuro, a partire dal come utilizzare le risorse disponibili. Credo che la proposta lanciata dal presidente del Trentino, Maurizio Fugatti, di indirizzare il Fondo per realizzare opere di interesse sovraregionale e sovraprovinciale vada nella direzione giusta. Da Bellunese – chiosa Bond – tra le prime iniziative da prendere vedrei bene un’azione complessiva per valorizzare le minoranze presenti sul territorio delle regioni, a partire da quella della Ladinia bellunese, la meno tutelata rispetto a quella altoatesina e trentina».

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