Finanziaria 2025 tra soldi che mancano e soldi sprecati in sponsorizzazioni

Il governo Meloni è alla cerca di almeno 10 miliardi “freschi” per chiudere una manovra da 25-28 mld, di cui 16,7 mld per confermare provvedimenti in scadenza.

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Finanziaria 2025

Il cantiere della Finanziaria 2025 è stato aperto dopo la pausa di Ferragosto della politica e il governo Meloni è alla “cerca” di almeno una decina di miliardifreschi” per chiudere una manovra da 25-28 miliardi, di cui 16,7 che servono per confermare anche per il 2025 i provvedimenti di riduzione fiscale e di agevolazioni per il lavoro che scadono a fine 2024.

Il taglio al cuneo fiscale per lavoratori fino a 35.000 euro così come la riduzione degli scaglioni Irpef, due misure che cumulate portano nelle buste paga dei dipendenti fino a 1.298 euro, costano da sole 14 miliardi. Ci sono poi i premi di risultato, i fringe benefit o ancora gli sgravi per le lavoratrici con due figli o ancora il nuovo maxi sconto per l’occupazione, ossia la deduzione maggiorata al 120% o fino al 130% per i lavoratori fragili, riconosciuta alle imprese che assumono manodopera. Per chiudere con la riduzione della gabella del canone Rai, portato a 70 euro all’anno.

Il governo Meloni per la Finanziaria 2025 può contare su un andamento delle entrate nei primi sei mesi 2024 decisamente migliore delle attese, con una crescita complessiva di oltre 13 miliardi (+4,2% tributarie e +1,7% contributive). Ma mancano pur sempre un’altra decina di miliardi almeno, su cui parte della maggioranza punterebbe a fare nuovo debito pubblico, cozzando contro le linee europee che vorrebbero vietare di farne di nuovo.

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Ma si deve fare i conti con un debito pubblico che corre oltre i 3.000 miliardi, la spesa corrente da oltre 1.000 miliardi all’anno e al pagamenti di interessi sul debito per altri 100 miliardi all’anno, che giocoforza limitano di molto le velleità della manovra 2025, anche se da parte dei partiti di maggioranza, specie su spinta della Lega, si vorrebbe allargare le maglie delle pensioni, attivandoQuota 41”, quando si dovrebbe andare in senso decisamente opposto, favorendo la permanenza al lavoro e, semmai, migliorare il rendimento delle pensioni calcolate con il sistema contributivo che stanno trasformando futuri pensionati in una schiera di poveri nonostante abbiano pagato nella loro vita lavorativa fior di contributi.

Il problema di fondo della Finanziaria 2025 è che la politica non interviene come dovrebbe sul taglio degli sprechi e sulla riqualificazione degli oltre 1.000 miliardi di spesa annua, recuperando quei 50-60 miliardi che secondo più studi sarebbero facilmente aggredibili, a scotto di conseguenze sul consenso clientelare. E tra le spese aggredibili ci sarebbero anche le spese per le sponsorizzazioni, come quelle volute da vari ministeri in occasione del Meeting di Rimini, dove il solo ministero delle Infrastrutture e trasporti guidato da Matteo Salvini ha speso circa 500.000 euro per decantare le gesta costruttrici del ministro.

Tra tanti rivoli di spreco, da registrare positivamente la stroncatura portata direttamente dalla stessa Meloni, stando ad alcune ricostruzioni, dell’iniziativa della compagnia aerea Ita che avrebbe voluto sottoscrivere un contratto di sponsorizzazione triennale con la Juventus del clan Agnelli-Elkann da ben 25 milioni di euro all’anno, quando la stessa compagnia è costata lacrime e miliardi di soldi pubblici bruciati ai lavoratori e ai contribuenti. Un’iniziativa politicamente inopportuna, anche alla luce della melina che Jaky Elkann dalla tolda di comando della Stellantis sta facendo sul sistema produttivo nazionale dell’automobile, con il continuo ricorso alla cassa integrazione e il mancato rilancio promesso del settore, privilegiando i paesi dove i costi operativi sono inferiori a quelli italiani.

 

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