Vacanze inquinate per coloro che scelgono come destinazione il mare o i laghi italiani: secondo i risultati della campagna 2024 di Legambiente con la Goletta Verde e la Goletta dei Laghi, nei mari italiani un punto su tre è inquinato: su 394 punti campionati in 19 regioni, il 36% è risultato oltre il limite. Le aree più critiche sono le foci dei fiumi. Il 44% di quelle analizzate ha avuto un giudizio di fortemente inquinato, il 16% inquinato e solo il 40% entro il limite.
Nel dettaglio delle vacanze inquinate, per i mari su 265 campioni di acqua raccolti tra giugno, luglio e inizio agosto in 15 regioni costiere, il 37% è oltre i limiti di legge. Una percentuale in crescita rispetto al 36% del 2023 e al 31% del 2022 e che equivale a un punto inquinato ogni 76 km di costa.
Per quanto riguarda i bacini lacustri, sono stati monitorati 39 laghi in 11 regioni. Su 129 campionamenti eseguiti, il 33% è risultato oltre i limiti di legge, con un incremento percentuale dei punti critici del 10% rispetto al 23% dell’anno scorso.
A minacciare laghi e mari della penisola sono soprattutto la cattiva depurazione, gli scarichi abusivi, l’emergenza siccità, l’inquinamento, la tropicalizzazione del Mar Mediterraneo, l’invasione delle specie aliene come il granchio blu, ma anche l’accelerazione della crisi climatica che, in particolare, con le piogge intense mette sotto pressione i sistemi di depurazione sovraccaricati da una rete fognaria mista che non prevede la separazione tra acque nere da scarichi residenziali e acque bianche da scoli stradali e da impluvi.
Per questo Legambiente ha proposto un piano nazionale per la tutela di mare e laghi che prevede l’ammodernamento e il completamento del sistema di depurazione, cosa che potrebbe comportare il recupero alla balneabilità di ampi tratti di costa oggi vietata, anche a vantaggio della disfida persa in partenza da parte del governo Meloni sulla vicenda del rinnovo delle concessioni ai balneari, sorvolando sul fatto che in ampi tratti di costa, specie in Emilia Romagna e in Toscana, l’eccessivo sfruttamento commerciale del demanio costiero ha dimenticato la necessità di assicurare alla popolazione sufficienti tratti di arenili a libera frequentazione, dotati dei servizi minimi di sicurezza i cui costi dovrebbero essere coperti dal gettito dell’imposta di soggiorno.
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