Sistema moda italiano in crisi per la crescita della piaga della contraffazione

Nel solo Veneto, secondo Confartigianato regionale, tra il 2008 e il 2022 effettuati 8.691 sequestri per un controvalore di 265 milioni di euro.

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Sistema moda italiano

Il tema della contraffazione si ripresenta con prepotenza soprattutto nel periodo estivo e riguarda principalmente articoli come borse, scarpe, occhiali, orologi, magari navigando sul web sotto l’ombrellone alla ricerca del prezzo migliore, contribuendo così ad alimentare la crisi del sistema moda italiano, magari pure incappando in truffe o raggiri.

L’acquisto di merce falsa è un fenomeno di massa che coinvolge circa un quarto delle famiglie italiane, ma secondo una ricerca del Censis del 2023, il 62,9% è convinto di comprare un prodotto originale e dichiara di essere stato ingannato.

Secondo quanto riportato nell’ultimo Rapporto Iperico (relativo ai sequestri per contraffazione di Guardia di Finanza e Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli di Stato), tra il 2008 e il 2022, su tutto il territorio nazionale, sono stati effettuati 223.000 sequestri, con circa 631 milioni di pezzi dal valore economico stimato di oltre 5,9 miliardi di euro.

Nel solo Veneto, nel medesimo arco temporale, sono stati effettuati 8.691 sequestri, per un totale di 28,6 milioni di pezzi del valore stimato di quasi 265 milioni di euro. In particolare, nel 2022 in Veneto sono stati effettuati 383 sequestri di circa 363.000 pezzi per un valore stimato di 1,6 milioni di euro.

E mentre a livello nazionale, nel 2022, a fronte di un leggero incremento del numero di sequestri (+7,8%) si rileva una contrazione dei pezzi sequestrati (-56,5%) con un valore economico stimato di 57,6 milioni, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (1,9%), in Veneto la dinamica è diversa. I sequestri sono aumentati del 22,8% con un netto calo di numero di pezzi (da oltre 3 milioni agli attuali 363.000) ma con un valore stimato raddoppiato (da 822.000 euro a 1.618.000 euro).

I recenti studi internazionali da parte OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ed EUIPO (Ufficio Unione Europea per la Proprietà Intellettuale) evidenziano come sia cambiata la strategia da parte delle organizzazioni dedite al business illegale della contraffazione. In sostanza, si sono organizzati con una parcellizzazione delle spedizioni in piccoli quantitativi in grado di superare più agevolmente i controlli, piuttosto che un’organizzazione del flusso distributivo per mezzo di spedizioni di grandi carichi di materiale contraffatto. A questo, negli ultimi anni si è aggiunto il commercio online di beni contraffatti effettuato attraverso la digital economy e le piccole spedizioni, diventando ormai uno dei più insidiosi ostacoli da fronteggiare.

Il sistema moda italiano (abbigliamento, accessori e calzature) rappresenta, in Veneto, il comparto maggiormente colpito dalle contraffazioni. Seguono orologi e gioielli, apparecchiature elettriche, giocattoli, minuteria e bigiotteria.

«La reputazione delle nostre imprese è pesantemente incrinata dalla contraffazione – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto -. Negli ultimi 15 anni (2008-2022) il comparto moda, che esporta nel mondo il “Made in Italy”, è stato interessato da un numero elevato di sequestri, pari al 69,3% del totale confermando quindi il forte impatto della contraffazione sulle nostre imprese che rappresentano un’eccellenza a livello internazionale. Senza contare un’altra piccola fetta (6,5%) rappresentata da sequestri di occhiali, altra produzione di eccellenza del Veneto. La contraffazione dunque reca un grave danno ad un settore, come quello della moda in particolare, che sta vivendo un periodo di crisi e sofferenza».

Sono oltre 100.000 le aziende artigiane venete operanti nei settori maggiormente esposti a concorrenza sleale e contraffazione, circa l’83% del totale nell’artigianato. Per Boschetto «è necessario combattere la piaga dei laboratori clandestini, attraverso strumenti repressivi ed un progetto di riforma dei reati in materia di lavoro nero e contraffazione nel sistema moda italiano e potenziare i controlli anche sulle piattaforme e-commerce».

Per Katia Pizzocaro, presidente della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto, «oltre ad intensificare le ispezioni da parte delle forze dell’ordine, bisognerebbe controllare la quantità dei prodotti realizzati rispetto al numero dei lavoratori per fare emergere il “nero”».

 

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