Gli amministratori pubblici del Trentino Alto Adige devono avere un problema psicologico nei confronti di lupi e orsi, verso cui ripongono attenzioni esclusivamente venatorie, forse a compensazione di altrettanti problemi andrologici. Ma sia il presidente della provincia di Bolzano (e della regione Trentino Alto Adige), Arno Kompatscher (Svp) nei confronti dei lupi che quello della provincia di Trento, Maurizio Fugatti (Lega Salvini) nei confronti degli orsi paiono non accorgersi che si tratta in entrambi i casi di fauna particolarmente protetta, patrimonio indisponibile dello Stato, animali su cui è intervenuta anche recentemente la Corte di giustizia europea ribadendo il loro status di protezione assoluta che non può essere scalfito da un’ordinanza di un amministratore locale, anche se specialissimo.
Certo, la presenza di orsi e lupi può dare sicuramente qualche problema di convivenza con la popolazione, specie quella di montagna abituata da decenni in cui queste due tipologie di animali erano scomparsi, ma i casi di predazione con i danni agli allevatori o di problemi di aggressività nei confronti dell’uomo si contano sulle dita di una mano, oltre che di limitato importo economico, quasi sempre coperto da assicurazione.
Ma tant’è: l’autorizzazione alla soppressione di orsi e di lupi in Trentino Alto Adige, in palese contrasto con i pareri di veterinari e di zoologi, pare essere diventato l’unico obiettivo di Fugatti & Kompatscher, suscitando legittimamente le proteste delle associazioni protezionistiche, tanto più nella Giornata internazionale del lupo che ricorre il 13 agosto.
La decisione di sopprimere due lupi a caso in alta Val Venosta “macchiatesi” della colpa grave di fare i lupi predando qualche animale di allevamento – una trentina in 9 diversi eventi secondo il decreto di morte firmato da Kompatscher – secondo la Lav, Lega antivivisezione configurerebbe una plateale violazione della direttiva Habitat dell’Unione europea che garantisce la tutela dei lupi a livello unionale. In particolare, in riferimento alla legge della provincia di Bolzano che lo scorso anno aveva istituito le cosiddette “zone pascolive protette” – ben il 98% delle malghe presenti sul territorio – dove diventa legittima l’uccisione dei lupi senza neppure provare a utilizzare le misure di prevenzione, quali recinzioni elettrificate e cani da guardiania. Legge che scimmiottava analoga norma varata nel confinante Tirolo austriaco, cassata dalla Corte di giustizia Ue.
Per il responsabile animali selvatici LAV, Massimo Vitturi, «Kompatscher, a un anno di distanza, continua ad accanirsi sui lupi sostenendo gli allevatori che non vogliono utilizzare i sistemi di prevenzione, favorendo così la possibile violazione della Direttiva Habitat, le cui conseguenze ricadrebbero su tutti i cittadini italiani. La tutela dei lupi è prioritaria rispetto a quella degli allevatori bolzanini, già sufficientemente “coccolati” dalla politica provinciale a suon di investimenti pubblici a fondo perduto, anche proprio per l’acquisto degli strumenti di prevenzione».
«Noi di LAV non restiamo a guardare. Con il nostro Ufficio Legale ci siamo già attivati, presentando un ricorso al Tar per bloccare questo ennesimo e pretestuoso provvedimento della Provincia di Bolzano – conclude Vitturi – Basta prendersela con i lupi, colpevoli solo di essersi cibati di animali che gli allevatori gli hanno lasciato a disposizione».
Ricorso al Tar di Bolzano anche da parte delle associazioni Leal, Leidaa, Oipa e Zampe che danno una mano con un’istanza cautelare “ante causam” per chiedere la sospensione dell’autorizzazione all’abbattimento di due lupi in val Venosta, firmata da Kompatscher.
Nell’istanza si sottolinea, tra l’altro, la mancata applicazione del principio di proporzionalità e gradualità, più volte richiamato su questa materia dal Consiglio di Stato, visto che manca o è insufficiente la prova che siano state adottate tutte le misure preventive prima di richiedere una deroga al divieto di abbattere animali di specie particolarmente protetta.
Inoltre, è dato per scontato che il prelievo di due lupi “a caso” metta fine alle predazioni, mentre sono del tutto ignoti gli effetti di uccisioni indiscriminate sui branchi di lupi. Inoltre, secondo i pareri di scienziati europei raccolti dalla startup italiana “Green Impact”, sullo stato di conservazione della specie, anche nell’ambiente alpino, incidono i segni di ibridazione con cani e le ridotte dimensioni di alcune popolazioni locali. La mancanza di un piano di gestione aggiornato e complessivo per il lupo in Italia dovrebbe indurre alla prudenza.
«Sappiamo – sottolineano le quattro associazioni – quale sia la linea delle province autonome riguardo la gestione dei grandi carnivori: una linea che predilige l’abbattimento come soluzione finale comoda e istantanea. Linea che viola le normative comunitarie, che ben potrebbe esporre l’Italia all’apertura di una (ulteriore) procedura d’infrazione in tema di gestione della fauna selvatica, ed è in contrasto con l’articolo 9 della Costituzione che “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Inoltre, uccidere i due lupi sarebbe un atto violento e crudele che non inciderebbe sulla sicurezza di talune categorie produttive che lamentano danni». Danni peraltro indennizzati dalla Provincia e dalle assicurazioni.
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