Invece che acquietarsi, il terremoto al vertice della Camera di commercio di Trento continua a originare forti sussulti tra le categorie economiche e pure tra la politica che tenta di raffreddare gli ardori tra i contendenti scatenati attorno al delitto di lesa maestà al presidentissimo di Confcommercio (e di una pluralità di enti, società e organismi di cui si perde il conto), Gianni Bort, che sembrava avviato al terzo mandato quinquennale alla guida dell’ente camerale.
Autori della lesa maestà gli esponenti di Confindustria, che legittimamente chiedevano un rinnovamento dopo 10 anni di mandato, anche alla luce del fatto oggettivo che in Trentino l’economia non gira proprio a pieno regime, anzi, e ad avere più problemi di altri è proprio il comparto del commercio e dei servizi. Logico che ci fosse un cambio per dare nuova lena alla guida dell’ente economico del Trentino, specie ora che l’economia globale pare avviata ad una fase calante. Anche in considerazione del fatto che l’economia del Trentino negli ultimi anni ha corso con il freno tirato rispetto a quella cugina di Bolzano, complice anche una politica trentina non all’altezza delle scelte e delle strategie di fondo.
Con il risultato che il bilancio dell’Autonomia speciale del Trentino, alimentato dal 90% delle entrate fiscali riscosse in loco, ha avuto un calo di gettito, tanto che rispetto a Bolzano, Trento è ormai staccata di circa 3 miliardi di euro all’anno in termini di minori disponibilità per alimentare il costo dei servizi e degli investimenti a favore della comunità e delle imprese.
Nonostante la sua aria bonacciona e amichevole, quando gli salta la mosca al naso Bort sa fare valere tutto il suo peso – anche fisicamente – tessendo alchimie e strategie che lo portano a dribblare vittoriosamente gli sgambetti. Quando poi diventa bersaglio di lesa maestà, non ce n’è per nessuno e il presidente uscente di Confindustria, Fausto Manzana, lo ha sperimentato sulla propria pelle, rimanendo a mani vuote su tutta la linea, perdendo oltre al suo posto all’interno della giunta esecutiva della Camera, pure l’esclusione totale del mondo dell’industria dalla guida dell’ente, fatta eccezione per la costola dei costruttori edili, sezione autonoma di Confindustria Trento, che un posticino in giunta l’hanno conquistato.
E mentre il tintinnio dei coltelli è momentaneamente cessato forse per lasciare spazio ad altre armi bianche, Confesercenti, altra realtà rimasta esclusa dai vertici della Camera di commercio di Trento, per bocca del suo presidente, Mauro Paissan, tenta una difficile ricucitura stando attento a non pestare calli: «quanto accaduto rappresenta una ferita profonda nei rapporti tra le principali associazioni di categoria del Trentino. Auspichiamo si trovi nuovamente la via del dialogo e si ritorni ad un clima collaborativo nell’interesse dell’intera comunità».
Tra un ringraziamento al neo presidente della Cciaa, l’artigiano Andrea De Zordo, e una lisciata di pelo – sempre utile, meglio abbondare – al burattinaio Bort, «non posso però sottrarmi dal sottolineare come, a livello politico le modalità con cui si è arrivati a questo esito ed il risultato stesso nella composizione della nuova Giunta camerale rappresentino una ferita profonda nei rapporti tra le principali associazioni di categoria del Trentino – prosegue Paissan -. Quanto accaduto e sta accadendo, esce totalmente da un perimetro di buon senso ed equilibrio e mi lascia perplesso e fortemente preoccupato».
Riconoscendo la correttezza formale di quanto accaduto in termini di numeri e di esito elettorale, Paissan rileva come «la composizione della nuova Giunta non rappresenta in modo equo e trasversale le associazioni di categoria del nostro territorio. Non è a mio avviso accettabile che vengano esclusi dall’esecutivo camerale Confesercenti del Trentino così come Confindustria Trento».
A ring ancora grondante di sangue, una cosa è evidente: in Trentino: chi dà le carte nei vari giochi di potere e di assetto dell’economia trentina sta all’ultimo piano del palazzone di vetro di Confcommercio, forte anche della sua fittissima rete di rapporti visibili e non grazie ad una ragnatela intessuta nel decennio di presidenza della Camera di Commercio di Trento in parallelo a quella di tante categorie locali e nazionali oltre che di società, tanto che anche la politica locale deve fare buon viso ai desiderata dell’organizzazione del terziario e dei servizi, visto che lo stesso assessore del Trentino allo Sviluppo economico, Achille Spinelli, sottobanco era un sostenitore del rinnovamento e di una presidenza della Camera da parte del presidente uscente di Confindustria Trento, Fausto Manzana.
Dalla vicenda dell’elezione del nuovo vertice della Camera pure Spinelli non esce bene, specie in considerazione del fatto che probabilmente lui è il candidato più quotato a prendere il testimone della guida del centro destra trentino quando l’attuale presidente dell’Autonomia non potrà candidarsi per un terzo mandato.
Mentre gli arrembanti del rinnovamento tentano una ricucitura anche per non essere lasciati fuori per tutto il mandato dalle decisioni che contano, Bort si gode il successo di un rinnovamento di facciata con un presidente che non è più lui, ma le leve del vero potere e i numeri all’interno della nuova giunta camerale passano attraverso le sue mani. Insomma, il dopo Bort è ancora un Bort, anche se un po’ più slanciato.
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