L’orsa KJ1 ammazzata grazie alla sentenza di morte emanata nottetempo dal presidente del Trentino

Fugatti ha agito come un comune ladro di polli evitando il confronto sulle sue discutibili azioni che cozzano contro le decisioni di un giudice e il senso comune. Critiche dal ministro all’Ambiente Pichetto Fratin e dai protezionisti.

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Era prevedibile dalla protervia con cui il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, ha perseguito il suo disegno di dare esecuzione alla legge approvata nelle scorse settimane – e già finita all’attenzione degli organi giurisdizionali per valutarne la congruità con l’ordinamento nazionale – che autorizza all’uccisione fino a 8 orsi all’anno: e a farne le spese è stata l’orsa KJ1 che nei giorni scorsi era stata già catturata e messa a stretto controllo con il radiocollare una volta rilasciata in libertà vigilata.

Il leghista Fugatti non è riuscito a trattenere il suo istinto venatorio, che ha avuto la meglio su un istinto più naturale, quello dell’orsa KJ1, volto a tutelare la sua prole di 3 orsetti di circa 6 mesi di vita dopo essersi imbattuta improvvisamente in un turista escursionista francese intento a correre su un sentiero nell’Alto Garda Trentino, finto aggredito in modo non grave.

Il comportamento del presidente del Trentino è stato simile ad un ladro di polli che agisce con il favore delle tenebre, visto che la terza ordinanza con cui il leghista ha autorizzato i Forestali ad accoppare l’orsa KJ1 di 22 anni è stata emessa in tarda serata per impedire qualsiasi reazione di opposizione da parte delle associazioni protezionistiche, così come era già accaduto in un altro caso di assassinio ursino.

Ma questa volta Fugatti ha superato anche il confine fissato dal giudice del Tar che impediva al presidente leghista di attivare azioni che compromettessero definitivamente un bene dello Stato, quale è la fauna protetta, quando potevano essere prese azioni sostitutive quali le azioni di stretto controllo già messe in atto o la captivazione e il trasferimento. Un comportamento che probabilmente gli procurerà qualche problema di ordine penale, visto che le associazioni protezionistiche stanno valutando il profilo penale di un comportamento disinvolto e contro le disposizioni giudiziarie e un bene protetto statale.

Oltre alle associazioni protezionistiche che stigmatizzano pesantemente il comportamento del leghista, critiche al comportamento di Fugatti è giunto anche dal ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, secondo cui «l’ho già detto al presidente Fugatti: la soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema» e pur comprendendo «lo stato d’animo degli amministratori e della popolazione», parla di un «errore del passato« dovuto a una «incauta scelta di sfruttamento turistico dell’immagine dell’Orso in Trentino, compiuta 25 anni fa». Per questo ha chiesto all’Ispra di consegnare al ministero «un piano di sterilizzazione nel più breve tempo possibile». In generale, per il ministro «è da valutare anche la possibilità di utilizzare gli spray anti orso come arma di difesa» ora limitato al corpo dei Forestali e non ai cittadini comuni.

Comunque sia, oltre a dimostrarsi nuovamente inadeguato al suo ruolo istituzionale, Fugatti ha evidenziato di non riuscire a sostenere il confronto pubblico con il mondo ambientalista rispetto a decisioni che risultano in contrasto con le norme europee e nazionali, andando pure contro la sentenza della Corte di Giustizia UE che nella causa C-346/2022 ha ribadito che per valutare l’incidenza dei prelievi di esemplari protetti sullo stato di conservazione della specie (come vuole l’art. 16 della direttiva Habitat) si deve guardare la consistenza numerica degli esemplari protetti su scala nazionale e non locale, ragion per cui i circa 100 orsi ipotizzati come soggiornanti in Trentino, se valutati a livello dell’arco Alpino italiano, sono ben poca cosa, vista anche la statistica delle “morti naturali” (più o meno incentivate da una politica antiorso fomentata dalla maggioranza di governo locale).

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