Liste d’attesa in sanità: fino a 498 giorni per un’ecografia

Indagine di Cittadinanzattiva su un paese sempre più a macchia di leopardo.

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Liste d'attesa in sanità

Le liste d’attesa in sanità per l’accesso alle prestazioni pubbliche sono il cruccio di tantissimi italiani che devono aspettare quasi un anno e mezzo per un’ecografia programmabile e chi riesce, invece, a fare la stessa visita in 13 giorni. Per una visita cardiologica programmabile, in alcune aree del Paese si attende un anno, in altre una settimana. Per una mammografia si può ottenere un appuntamento per il giorno seguente o per sei mesi dopo e ciò accade anche nella stessa Regione.

Non esistono dati univoci a dominare il fenomeno delle liste d’attesa in sanità in Italia: ci sono picchi di disservizi ed eccellenze sparse a macchia di leopardo in tutta la Penisola come denuncia l’indagine realizzata da Cittadinanzattiva condotta a metà giugno che si è concentrata sull’analisi dei tempi di attesa per sei prestazioni. Per ciascuna di esse è stato valutato il rispetto dei tempi previsti dal Piano nazionale del governo sulle liste di attesa a seconda delle diverse classi di priorità: “Urgente” (da eseguire nel più breve tempo possibile); “Breve” (entro 10 giorni); “Differibile” (entro 30 o 60); “Programmata” (120 giorni).

In generale, dall’indagine di Cittadinanzattiva emerge che le difficoltà nel rispetto delle tempistiche si riscontrano al Nord così come a Sud. In Friuli Venezia Giulia quasi tutte le prestazioni oggetto di indagine, a maggio, sono state erogate oltre i giorni previsti. Al contrario, in Veneto i tempi vengono rispettati per tutte le prestazioni e tutte le priorità. Bene anche la Calabria, anche se Cittadinanzattiva ritiene che siano necessarie ulteriori indagini su questa regione. Tra i casi limite, quello dell’Azienda Universitaria Friuli Centrale, dove si attendono in media 498 giorni per un’ecografia addome e 394 giorni per una visita ginecologica programmabile; nell’Azienda Sanitaria 3 Ligure, invece, si aspettano in b i giorni per una visita cardiologica programmabile.

Dati negativi anche per la Asl di Bari, che riesce a erogare entro i 10 giorni solo il 9% delle visite pneumologiche con codice B; la Asl Napoli 1 Centro rispetta i tempi in appena il 14% delle visite oncologiche in codice B; la Asl RM4 rispetta i tempi soltanto per il 17,8% delle ecografie all’addome in classe B. C’è poi il Molise, dove si garantisce nei 60 giorni della classe D solo il 34% delle ecografie addome, mentre nelle Marche solo il 41% delle mammografie programmabili.

A fianco di questi esempi, tuttavia, ci sono numerose Asl, dislocate in tutta la Penisola, che rispettano pienamente i tempi per le liste d’attesa per le visite. È critico, invece, l’aspetto dell’omogeneità dei dati: «dal Sud al Nord è una Babele di dati e modalità di aggiornamento delle piattaforme online con cui le regioni dovrebbero fornire un quadro della situazione in tempo pressoché reale – evidenzia Cittadinanzattiva -. Ciò rende difficile il confronto spesso anche all’interno dello stesso territorio».

Problematici anche i tempi di aggiornamento delle piattaforme: il Molise, per esempio, ha dati disponibili fino al 2023. «Questa nostra indagine conferma ancora una volta un quadro di estrema disomogeneità nelle modalità e nelle tempistiche con le quali le Regioni e le singole Asl restituiscono i dati sulle liste di attesa nel loro territorio – afferma la segrbetaria generale di Cittadinanzattiva, Anna Lisa Mandorino -. Una criticità che il decreto in via di approvazione definitiva ci auguriamo possa contribuire a risolvere. È soltanto attraverso una fotografia reale, tempestiva e uniforme dei tempi di attesa che enti locali e Governo centrale possono intervenire, laddove necessario, per ripristinare e garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi sanitari».

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