Forniture di gas metano a rischio per l’Europa

I precetti del “Green Deal” che impongono la riduzione del consumo dell’80% entro il 2040 e l’azzeramento entro il 2050 impediscono i piani di potenziamento delle forniture per sostituire il gas russo (che rientra dalla finestra delle sanzioni).

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Forniture di gas metano

Dopo il blocco delle importazioni di gas dalla Russia a seguito delle sanzioni imposte dall’Unione europea a causa dell’invasione Ucraina, il problema era trovare forniture di gas metano alternative che garantissero il soddisfacimento del fabbisogno energetico europeo, a partire dal riscaldamento. Detto, fatto: il presidente Ursula von der Leyen aveva tessuto accordi con paesi fornitori alternativi alla Russia, a partire dall’Azerbaijan, con la visita, a luglio 2022, a Baku per stilare un accordo che doveva potenziare le forniture in essere a partire dal 2027.

Peccato solo che i fornitori azeri – così come altri paesi – necessitino legittimamente di avere garanzie temporali sulle forniture, perché il potenziamento necessita di investimenti affatto secondari che vertono sia sui pozzi che sulle infrastrutture di trasporto. Qui la miopia ideologica europea ha dato il suo meglio, perché il “Green Dealprevede la riduzione dei consumi di gas metano dell’80% nel 2040 fino ad arrivare al suo completo azzeramento nel 2050. Ovvio che si tratti di un lasso temporale insufficiente ad ammortizzare gli investimenti, ragion per cui tutto si è fermato.

Da una parte c’è la necessità di coprire il fabbisogno energetico del sistema manifatturiero ed energetico europeo con le forniture di gas metano – una delle fonti fossili con il minor impatto ambientale -, dall’altro c’è l’ideologia ambientalista che impone tappe forzate per arrivare al completo blocco dell’impiego del gas metano. Due aspetti che collidono frontalmente e che rischiano di arrecare al sistema Europa il colpo ferale in fatto di competitività internazionale.

Il perché è presto detto: se si vogliono spuntare le condizioni economiche migliori sui mercati internazionali dell’energia, è necessario ricorrere ai contratti a lungo termine, variabili dai 20 al 30 anni di durata. Se non li sottoscrive, così come impone l’ideologia del “Green Deal”, l’unica alternativa è ricorrere alle forniture di gas metanospot”, quelle con la quotazione del giorno, mediamente decisamente più alte, anche di tre-cinque volte rispetto alle quotazioni delle forniture a lungo termine.

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Già oggi la competitività del sistema economico europeo è compromessa da un costo dell’energia decisamente più alto rispetto ai principali concorrenti, dalla Cina agli Stati Uniti. Si può solo immaginare le conseguenze di dovere dipendere da forniture energetiche acquistate sui mercatispot” a prezzi multipli di quelli dei concorrenti: la competitività residua del sistema Europa andrebbe a picco, aprendo il continente alla colonizzazione di prodotti esteri a prezzo decisamente più conveniente.

Non solo: le sanzioni economiche avrebbero dovuto, nelle intenzioni di Ursula & C., strozzare economicamente la Russia. Peccato che ciò non sia avvenuto, anzi, perché il Pil russo è addirittura cresciuto grazie alla sua capacità di avere trovato mercati di sbocco alternativi ai suoi prodotti energetici e ad altre materie prime. Con grande soddisfazione di Cina e India che hanno fatto incetta di petrolio e gas a tariffe scontate rispetto alle quotazioni internazionali.

C’è poi il fenomeno delle triangolazioni, dove paesi che avevano una scarsa produzione di materie prime minerali o energetiche di punto in bianco hanno accelerato grandemente sul loro export, tanto da innescare più di un dubbio che si sono trasformati in certezze. Tutto quello che prima delle sanzioni la Russia esportava direttamente in Europa, ora entrano in Europa dalla finestra o dalla porta di servizio grazie al sistema della triangolazione con un paese terzo compiacente che incassa una quota per il suo servizio.

Lo stesso sta accadendo con le forniture di gas metano liquefatto, il Gnl, dove quasi tutta la flotta gasiera battente bandiera russa si è letteralmente squagliata per approdare sotto le mentite spoglie di altri paesi, come quelli degli Emirati Arabi Uniti. Il giochetto dribbla il divieto di approdo ai porti europei delle navi gasiere battenti bandiera russa, che sotto le mentite spoglie di qualche paese compiacente possono fottere bellamente gli strali europei. Con la piccola differenza che ad essere fottuti sono sempre i consumatori europei che pagano una politica energetica semplicemente fallimentare, oltre che cervellotica. E gli europei pagano il voto di scambio di Ursula con i Verdi, sempre che Popolari e Liberali europei non tirino fuori gli attributi, così come hanno promesso in campagna elettorale e pure in sede di votazione dell’Ursula Bis.

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