Ex scalo Filzi a Trento: l’areale dello sbocco nord della galleria ferroviaria è inquinato

Le indagini condotte dall’Agenzia provinciale per la protezione ambientale evidenzia la presenza di livelli anche oltre 10 volte il limite di elementi cancerogeni. La protesta dell’associazione Rete dei cittadini di Trento.

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Ex scalo Filzi

Era nell’aria – anche a giudicare dalla perdurante puzza derivante dal cantiere della bonifica delle rogge nella zona – e le associazioni dei cittadini così come del presidente della Circoscrizione del Centro storico e Piedicastello di Trento, Claudio Geat, lo avevano sempre segnalato, salvo incappare in una scrollata di spalle da parte delle imprese attive nel cantiere e, quel che è peggio, da parte dell’amministrazione cittadina – ora arriva la certezza dei risultati dell’indagine sulla falda freatica dell’ex scalo Filzi di Trento interessato ad ospitare lo sbocco nord della variante ferroviaria di Trento dell’alta capacità.

Secondo i risultati delle indagini condotte dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa), gran parte della falda sottostante l’areale dell’ex scalo merci Filzi a Trento risulta inquinato più o meno pesantemente, con superi fino a 10 volte dei limiti, di sostanze cancerogene, alcune delle quali altamente pericolose per inalazione o per polvere, tanto che anche le operazioni nel cantiere per la realizzazione della galleria gli addetti lavorano con speciali protezioni personali, esponendo ad un rischio indiretto anche la popolazione residente nelle vicinanze o coloro che frequentano i numerosi servizi commerciali presenti in zona.

Peccato che i risultati accertati ora non giungano inattesi, tutt’altro: sono mesi se non anni che i vari comitati spontanei dei cittadini e i rappresentanti della circoscrizione chiedevano una riflessione sull’attivazione del cantiere che avrebbe attraversato una area Sin pesantemente inquinata dai residui della Sloi e della Carbochimica che, nei decenni di attività nella lavorazione di piombo tetraetile, carbone e catrami vari, fino alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, scaricavano i residui di processo nel terreno e nelle rogge circostanti, inquinandoli pesantemente, tanto che la falda oggi registra preoccupanti livelli di sostanze cancerogene.

L’Associazione Rete dei Cittadini di Trento, una delle realtà più attive sulla vicenda, critica pesantemente l’operato dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pd, ex segretario della Cgil Trentino, Franco Ianeselli che, da massimo responsabile della pubblica sicurezza, non ha fatto valere i suoi poteri nei confronti di un progetto di variante ferroviaria nato male e in via di realizzazione peggiore.

«Da oggi è certificato che il terreno dell’area dell’ex scalo Filzi è inquinato, in quanto sono stati finalmente resi pubblici, dopo oltre cinque mesi di attesa, i risultati dei sei pozzi piezometrici situati nell’ex scalo che rilevano la presenza in falda di inquinanti organici e inorganici. Il terreno, che RFI aveva dichiarato completamente pulito a cinque metri di profondità, è invece inquinato già a soli due metri di profondità, con una falda acquifera alta che continua a trasportare gli agenti cancerogeni provenienti dalle aree industriali abbandonate e mai bonificate».

L’evidenza delle indagini dell’Appa impone ora l’effettuazione di una lunga, costosa e problematica bonifica dei terreni prima di potere affondare le benne degli escavatori fino a 20 metri di profondità per realizzare la rampa di uscita della variante ferroviaria ad alta capacità. Cosa che dovrà portare ad una riconsiderazione dello sbocco nord della ferrovia per evitare di attraversare un areale che rischia di essere estremamente problematico.

Ma l’uscita della variante ferroviaria dai fondi del Pnrr per via dell’impossibilità di terminare l’opera entro giugno 2026 apre anche la questione dei finanziamenti dell’opera, i cui costi sono già lievitati dai 900 milioni a 1,3 miliardi, con Rfi che non ha ancora ufficializzato lo stanziamento nonostante le assicurazioni ministeriali.

Per l’Associazione Rete dei Cittadini «la decisione di iniziare i lavori nel sito dell’ex scalo Filzi prima di aver verificato il livello di contaminazione dei terreni rappresenta un grave atto di negligenza e un’irresponsabilità politica inaccettabile. Era nota a tutti la probabile presenza di idrocarburi tossici e altri inquinanti cancerogeni, con la forte probabilità di superare largamente i limiti di sicurezza. Ignorare questi avvertimenti e voler procedere con i lavori senza una bonifica adeguata, dimostra una mancanza di attenzione e rispetto per la salute pubblica e per l’ambiente».

«Questo comportamento mette in luce una serie di gravi questioni politiche e istituzionali. Prima di tutto, sembra emergere un evidente disprezzo per le norme ambientali e sanitarie che mirano a proteggere i cittadini – prosegue l’Associazione -. La presenza di sostanze come il benzopirene, il benzo(a)antracene e altri composti nocivi non solo pone un possibile rischio immediato per i lavoratori coinvolti nei cantieri, ma anche per la popolazione residente nelle vicinanze».

Critiche dell’Associazione anche all’operato dell’amministrazione comunale di Trento e del sindaco Ianeselli in particolare: «questa vicenda solleva dubbi sulla trasparenza e sull’efficacia della governance locale. La mancata informazione e la cattiva gestione del progetto, l’avallo della politica ad un immediato inizio dei lavori all’ex scalo Filzi pur senza conoscere l’esito delle analisi sulle acque di falda, sembrano suggerire un tentativo di nascondere la gravità della situazione o di accelerare i lavori per motivi economici o politici, a scapito della sicurezza pubblica. Questo può minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni alimentando un clima di sfiducia e malcontento».

Per tutti gli amministratori locali e provinciali si si sono sperticati nel presentare l’opera accettando acriticamente il progetto di Rfi e le sue conseguenze sulla città, che ha già subito demolizioni preventive di immobili e lo spostamento forzato dei residenti, senza avere valutato compiutamente tutte le conseguenze delle loro decisioni, secondo l’Associazione Rete dei Cittadini comporta «enormi implicazioni politiche. Coloro che hanno approvato e sostenuto l’inizio dei lavori senza richiedere e imporre adeguate misure di sicurezza dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. È necessaria una forte presa di posizione da parte dei comitati, delle opposizioni e delle organizzazioni ambientaliste per chiedere chiarezza, responsabilità e giustizia. Solo attraverso un’azione decisa e trasparente si potrà evitare che episodi simili si ripetano in futuro, garantendo la protezione dell’ambiente e della salute pubblica».

Dalle indagini dell’Appa emerge il “de profundis” al progetto di sbocco nord della variante ferroviaria di Trento. Per evitare di avere una città bloccata da un cantiere di bonifica per almeno i prossimi 10 anni, è necessario avere il coraggio politico di rivedere il progetto e di prolungare verso nord la tratta in galleria di almeno un chilometro per evitare l’attraversamento delle aree inquinate. Si tratta di una decisione politica, sociale, economica e pure sanitaria ormai imprescindibile per evitare di esporre la cittadinanza ad un inutile rischio sanitario, oltre ad evitare di tenere un quartiere ostaggio di un cantiere infinito. Quanto alle responsabilità politiche evidenti della giunta Ianeselli saranno i cittadini di Trento a trarre le conclusioni nella primavera del 2025.

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